Giovedì Santo a Sorrento
3 Aprile 2023Il Triduo Pasquale è un tempo straordinario per la comunità sorrentina. Un tempo in cui, con i suoi riti plurisecolari, la comunità riscopre la propria identità, “si rivela a sé stessa mentre si mostra agli altri”, come scrive l’antropologo Marino Niola. Un tempo che interrompe l’impetuoso fluire dei giorni per rispondere a una domanda di raccoglimento e di pace interiore, per non passare con ciò che passa.
L’Arciconfraternita del Rosario organizza la prima delle tre processioni penitenziali che segnano questi tre giorni cruciali. La sera del Giovedì Santo, nel giorno in cui il calendario liturgico della Chiesa rivive l’Ultima Cena e le ore tremende della passione di Cristo nel Getsemani, testimoni incappucciati col tipico saio domenicano, camminando lungo le strade di Sorrento, esprimono con semplicità e nel silenzio la volontà di restare svegli e di pregare, così come Gesù chiese ai suoi discepoli nell’orto del Getsemani. Il racconto evangelico di quelle ore, infatti, basta a suggerire un significato molto concreto e molto convincente di questa processione-preghiera. Essa costituisce un’espiazione per i troppi momenti della nostra vita nei quali il sonno ci rende assenti all’attesa degli altri, che chiedono di essere aiutati nell’ora della loro angoscia e della loro solitudine.
La prima attestazione dello svolgersi di questo rito risale al 1695, anno cui è datato un documento custodito nell’Archivio diocesano di Sorrento in cui il priore della Confraternita del Rosario chiedeva al Vescovo Didaco Petra di poter «uscire processionalmente a far visita ai Sepolcri come al solito passato». La tradizione è stata interrotta, come si evince dai verbali della congrega, negli anni ’40 del ‘900, in corrispondenza degli sconvolgimenti bellici. Ripresa negli anni ’80 come una semplice visita dei confratelli presso i “sepolcri”, l’antico abito di rito e le antiche forme di rappresentazione simbolica sono state riscoperte e portate in auge in anni recenti.
In un mondo sempre più globalizzato e accelerato, i riti della Settimana Santa provano a valorizzare l’essere rispetto all’avere. Provano a rispondere a quella domanda di senso e di profondità che resta inevasa nel nostro cuore. Provano a farci sentire protagonisti di un tempo diverso da quello quotidiano, finalmente scandito da rapporti più veri. Questa è la ragione profonda del grande successo che le processioni pasquali hanno ancora oggi.