Giuseppe Alibrandi: “Il karate non è pericoloso, ti insegna rispetto e disciplina”
26 Giugno 2022“Lo scopo ultimo del Karate non risiede nella vittoria o nella sconfitta, ma nella perfezione del carattere dei suoi praticanti”. (Gichin Funakoshi)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un maestro di questa disciplina: Giuseppe Alibrandi.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Durante il periodo pandemico è stato molto difficile per me come tutto lo sport a riprendere i ritmi di allenamento. Poco prima della pandemia ebbi un operazione alla spalla ed il recupero è stato molto complesso soprattutto durante il primo lockdown in cui siamo stati tutti chiusi in casa ed ho dovuto effettuare la riabilitazione da solo in casa con molte difficoltà. Dopo che il periodo Covid è diciamo “rallentato”, ho recuperato e ripreso l attività in modo normale. Durante la preparazione io e tutta la mia famiglia abbiamo preso il Covid a catena e sono stato recluso in casa per 45 giorni ma senza mollare ho effettuato la preparazione in casa prima di poter rientrare nel miglior modo in palestra, anche perché per fortuna non ho avuto grossi problemi durante contagio.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Personalmente nel mio sport c’è stato un anno di stop forzato riguardo, le competizioni, per quanto riguarda gli allenamenti erano concessi solo agli atleti di interesse nazionale, quindi per mia fortuna non sono stato fermo.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? O si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
L’ ingresso nel mondo del karate è stato un caso. I miei genitori all’ età di 6 anni mi portarono in piscina ma non fui accettato per la mia disabilità, quindi vivendo in un piccolo paese e c’era solo questa attività sportiva ho iniziato per gioco anche grazie al mio attuale maestro Marcello Di Mare che non si è mai posto il problema della mia disabilità.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
È fondamentale soprattutto non arrendersi alle prime difficoltà, alle prime sconfitte ma rialzarsi sempre, imparare dai propri errori e centrare gli obbiettivi.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Innanzitutto mi rivolgo ai genitori dei ragazzini che vorrebbero intraprendere il karate come attività sportiva, non è PERICOLOSO, anzi, il karate e disciplina, rispetto delle regole e dell’ avversario. Poi crescendo se riconoscono che è lo sport che fa per loro allora sarà un divertimento ed una passione ma soprattutto tanti sacrifici.