Giuseppe Perugino, i gravi danni del Covid al mondo dello sport
12 Dicembre 2020La Pandemia da Covid-19 ha cambiato radicalmente le abitudini degli italiani, anche quelli più dinamici e sportivi.
Lo stadio del calcio, del basket, della pallanuoto, della boxe, etc., sono chiusi al pubblico per la paura degli assembramenti.
Eppure lo Sport è Vita “Mens sana in corpore sano”. Possiamo correre da soli, forse giocare a tennis con pochi spettatori, ma gli sport di gruppo sono consentiti, con molte precauzioni, soltanto agli agonisti. E gli amanti dello Sport, gli spettatori? Devono accontentarsi di essere telespettatori, ma non è la stessa cosa!
Parliamo di questa complessa problematica con uno sportivo, agonista di alto valore: Giuseppe Perugino.
Campione italiano due volte, nel 2008-categoria SchoolBoys 56Kg e Cadetti 57 Kg. Campione italiano 2009-categoria Cadetti 63Kg.
Campione italiano Youth 2011-categoria 69Kg. Vincitore trofeo guanto d’oro 2012-2013-2014. Campione italiano assoluto Gallipoli 2014, Pescara 2015. Nato alla Tifata Boxe S. Prisco, società di famiglia, gestita dal nonno Giuseppe Perugino senior, nonché primo allenatore. A 18 anni è transitato nel gruppo Sportivo Fiamme Oro (Polizia di Stato).
Attualmente è tecnico (allenatore) di pugilato della Sezione Giovanile Fiamme Oro di Caserta.
Come ha vissuto e vive Giuseppe Perugino la paura della Pandemia da Covid-19 e le indispensabili restrizioni?
Sono stati e sono molti i disagi per chi come me lo sport è vita.
Penso che tutti siamo destabilizzati perché consapevoli di come le risorse che finora hanno permesso la quotidianità, siano messe a dura prova dall’ espandersi di questa malattia.
Durante il lockdown a Marzo e oggi, io cerco di mantenere alta nei miei atleti la voglia di fare sport, dando motivazioni e spunti ogni giorno. Da atleta so bene che lo sport, e soprattutto parlo di uno sport come il mio, il pugilato, abitua al sacrificio, e in questo momento mi sento di dire che il migliore sacrificio che possiamo fare è quello di rispettare le regole.
Io ho dovuto imparare un nuovo modo di svolgere io mio lavoro, con protocolli nuovi, nuovi metodi, però, nei limiti dati, cerco di svolgere e di portare avanti gli allenamenti, senza mai abbassare la guardia. Anche per me stesso, cerco di mantenermi in allenamento, creando una mia routine a settimana, tra corsa, pesi e qualche pugno al sacco.”
Come vive il Pugilato questa complessa situazione che impedisce le esibizioni in pubblico?
Come ben sappiamo il pugilato rientra nella lista delle discipline da contatto, quelle che più hanno risentito delle restrizioni e delle regole. Oggi il Dpcm ci consente di continuare l’attività solo con gli agonisti di interesse nazionale e internazionale. Dunque una buona fetta di atleti è a casa, continuando ad allenarsi con programmi personalizzati e allenamenti individuali.
Il pugilato soffre questa situazione e non può fare altro che attenersi alle regole di distanziamento, di igienizzazione e della metodologia diversa degli allenamenti, dove sospendendo l’attività di sparring(consentito solo a chi a breve sarà impegnato in gara) vengono favorite altre attività, come attività tecnica al sacco coi tempi svariati, attività di tecnica a corpo libero, potenziamento coi pesi.
Evidenze scientifiche testimoniano, in modo incontrovertibile ed inconfutabile che lo sport promuove, valorizza la salute, nell’Unità Olistica, riducendo il distress e la sovraesposizione digitale e mediatica, imperante in questo momento storico, assicurando la resilienza. Cosa pensa Lei a riguardo?
Lo sport è un valido canale di sfogo delle proprie energie ed è altrettanto importante ricaricarsi e trovare un proprio equilibrio psicofisico attraverso specifiche attivita’. Secondo la mia opinione il corpo e la mente vanno entrambi considerati, ponendosi come obiettivo uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Per questo ribadisco che lo sport è salute e che proprio in un periodo come questo è importante prendersi cura di sé stessi, del proprio corpo e della propria salute psicofisica.
Lo sport rappresenta un grande veicolo per diffondere la cultura del benessere nelle nostre comunità.
Che impatto ha, secondo Lei la Pandemia nel Diritto allo Sport?
Penso che la pandemia in corso ha preso a pugni in modo molto forte il diritto allo sport, avendo un impatto negativo, dal momento in cui si avverte, insieme al sovvertimento del nostro modo di vivere, anche quello del nostro sistema di valori e di libertà.
Per me proprio in questa situazione di emergenza, il Dpcm ha posto limiti in maniera grave sui diritti e sulla libertà delle persone tra i quali la possibilità di svolgere in modalità molto limitata l’attività fisica. Questa scelta rispecchia purtroppo ancora una concezione dell’attività fisica che ancora considera accessoria un’attività che è dall’altro lato fondamentale per il benessere psico-fisico, per tutti coloro che dedicano del tempo alla cura del proprio corpo, e insieme della mente.