Giusto vaccinare gli adolescenti? Intervista al dottor Carlo Alfaro (II parte)
10 Giugno 2021Perché molti esperti sono contrari all’estensione dei vaccini ai minorenni?
In effetti, l’obiezione che si avanza è che i vaccini anti-Covid-19 sono importantissimi negli anziani e nelle categorie a rischio, in cui la malattia può essere grave e letale, mentre nell’infanzia e adolescenza l’incidenza è minore e soprattutto il decorso è spesso asintomatico o con manifestazioni lievi o moderate e un Infection Fatality Rate (IFR, tasso di mortalità) pari praticamente a zero. Nel rapporto costi-benefici di una campagna di vaccinazione va tenuto conto del peso della malattia nella popolazione bersaglio, delle risorse disponibili, degli effetti collaterali del vaccino in rapporto ai rischi dell’infezione, dell’impatto del vaccino nel lungo termine. L’insieme di queste valutazioni rende la vaccinazione contro il Covid-19 non prioritaria in età evolutiva. Il vaccino secondo questa linea di pensiero andrebbe riservato solo agli adolescenti con fragilità, come quelli oncologici o con malattie croniche.
Cosa si teme possa accadere?
Anche se gli effetti collaterali a breve termine dei vaccini anti-Covid sono lievi e transitori, si teme la possibilità del fenomeno ADE (Antibody-Dependent Enhancement), che consiste in una malattia più grave in un soggetto vaccinato esposto all’incontro col virus selvaggio, come accaduto con il vaccino Dengvaxia contro la febbre di Dengue (VAED: vaccine-associated immune-mediated enhanced disease), o per il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale nel 1967 (VAERD: vaccine-associated enhanced respiratory disease). Altri eventi al momento non conosciuti si potrebbero presentare nel corso degli anni.
Ma è vero che se non si vaccinano gli adolescenti e i bambini sarà difficile ottenere l’immunità di gregge?
In realtà, sembra che ottenere l’immunità di gregge con la vaccinazione di massa contro il Sars-CoV-2 sia comunque improbabile, causa la impossibilità di raggiungere e mantenere un livello costante di protezione immunitaria globale.
Qual è la posizione dell’OMS circa i vaccini ai minorenni?
Non c’è una posizione ufficiale, ma il Direttore esecutivo dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha sollevato una questione etica: nei Paesi ricchi si propone ai bambini e agli adolescenti il vaccino, mentre nei Paesi poveri nemmeno gli operatori sanitari ne dispongono. Al momento, solo lo 0,3% delle forniture globali di vaccini è andato ai Paesi a basso reddito. In alcune parti del mondo le persone a rischio potrebbero non essere immunizzate fino al 2024, mentre i Paesi ad alto reddito, data la grande disponibilità di dosi, pensano a vaccinare le fasce a rischio molto basso.
Peraltro, ci sono stati casi di miocardite tra i giovani dopo aver ricevuto il vaccino Pfizer.
C’è uno studio israeliano che ha rilevato alcuni casi di miocardite in giovani uomini tra 16 e 30 anni a seguito del vaccino (per lo più pochi giorni dopo la seconda dose), con una prevalenza di 1 su 3.000-6.000 vaccinati. Il tasso tra i vaccinati risulta 5-25 volte il tasso medio tra i giovani di quell’età, il che fa pensare a una correlazione causa-effetto col vaccino. La maggior parte dei casi (95%) è stata lieve e si è risolta in poche settimane. Casi di miocardite a seguito del vaccino Moderna, che non è in uso in Israele, sono stati segnalati negli Stati Uniti. Non è chiaro il motivo per cui i due vaccini, che si basano entrambi sull’RNA messaggero (mRNA), possano portare la miocardite: si ipotizza che essendo fortemente immunogeni possano favorire, nei soggetti con una risposta immunitaria più vivace, fenomeni auto-immunitari. Si potrebbe pensare a una riduzione della dose o a un aumento della distanza tra le due dosi nei giovani per contrastare questi effetti. In ogni caso i giovani vaccinati devono essere informati di segnalare al medico la comparsa di dolore toracico con febbre, tachicardia o aritmia cardiaca, dispnea, astenia, perdita di coscienza.
E’ vero che i vaccini anti-Covid possono influenzare la fertilità?
No è una fake new, una bufala, che nasce dal fatto che la proteina Spike del Coronavirus che rappresenta il bersaglio dei vaccini sarebbe omologa alla Sincitina, che è essenziale per la formazione della placenta. L’ipotesi che gli anticorpi anti-Spike possano ostacolare la formazione della placenta è priva di fondamento scientifico. La sequenza delle due proteine che è analoga è, infatti, troppo breve perché gli anticorpi anti-Spike attacchino anche la proteina della placenta.