I batteri che contrastano il tumore del colon
10 Febbraio 2020All’interno del microbiota intestinale sono presenti alcuni ceppi batterici, potenzialmente, in grado di frenare lo sviluppo dei tumori che attaccano l’intestino.
Il corpo umano, opportunamente “aiutato”, è in grado di esercitare un’importante azione di difesa, anche rispetto alla proliferazione di cellule neoplatiche. Secondo uno studio coordinato da Humanitas, con il sostegno della Fondazione Airc, “analizzando il microbiota di pazienti in uno stadio precoce di sviluppo del tumore intestinale, il cosiddetto adenoma, si osserva l’assenza di una famiglia di batteri chiamati Erysipelotrichaceae, vista anche nel modello preclinico”. Così, in un comunicato stampa, Maria Rescigno, Principal Investigator del Laboratorio di Immunologia delle mucose e Microbiota di Humanitas e docente di Humanitas University, autrice senior del lavoro pubblicato su Nature Microbiology.
“Isolando questi batteri, abbiamo riscontrato delle proprietà antitumorali capaci di bloccare il proliferare incontrollato delle cellule – completa Rescigno – cosa che invece accade nel caso di una loro mancanza”.
I ricercatori hanno dimostrato che i cambiamenti nella composizione del microbiota e del muco avvengono in concomitanza con la cancerogenesi. Hanno quindi identificato due ceppi anticancerogenici del microbiota, ovvero Faecalibaculum rodentium e il suo omologo umano, Holdemanella biformis, che sono fortemente sottorappresentati durante la cancerogenesi. Viene ormai considerato un dato di fatto che il microbiota intestinale abbia un ruolo attivo nello sviluppo del tumore del colon-retto, ma nessuno aveva finora dimostrato un effettivo ruolo protettivo di alcuni batteri.
In questo caso gli esperti sono riusciti nell’intento, aprendo la via a possibili impieghi nella diagnosi precoce in pazienti a rischio dello sviluppo del cancro. “Il fatto che il microbiota rilevato nelle feci non presenti questa famiglia di batteri è estremamente importante ai fini della diagnosi precoce della malattia nei pazienti con adenoma avanzato – conclude Rescigno – inoltre, proprio per questi pazienti si potrebbe pensare di ridurre il rischio restituendo il batterio sotto forma di probiotico.