I camici bianchi contestano la manovra del Governo

I camici bianchi contestano la manovra del Governo

26 Novembre 2022 Off Di La Redazione

Il presidente Fnomceo Anelli: “Pochi fondi. 2 miliardi vadano agli stipendi dei medici. Chiediamo incontro a Schillaci.Troppa frammentazione regionale”.

 

Le organizzazioni sindacali dei medici, veterinari e dirigenti sanitari Anaao Assomed – Cimo-Fesmed (Anpo-Ascoti – Cimo – Cimop – Fesmed) – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm Federazione Veterinari e Medici – Uil Fpl Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria – Cisl Medici esprimono “preoccupazione” per i contenuti della manovra economica presentata dal Governo.

“Alla sanità del 2023 vengono destinate certo più risorse, ma per bollette e vaccini e farmaci anti Covid, non per servizi e personale. Anche la promessa indennità di Pronto Soccorso viene rinviata al 2024. Niente per il Contratto di lavoro 2019-2021, che prevede incrementi pari a un terzo del tasso inflattivo attuale, e nessun finanziamento per quello 2022-2024″, si legge in una nota. “Le condizioni di lavoro dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, divenute insopportabili, anche a causa di una pandemia non ancora superata – denunciano i sindacati – alimentano uno stato di crisi della sanità pubblica che ha ridotto il Ssn a malato terminale. Le fughe di massa dei professionisti, insieme con l’insoddisfazione e lo scontento di chi non fugge, suonano un allarme che, però, non arriva alle orecchie del Ministro della Salute e del Governo che non vedono organici drammaticamente ridotti al lumicino al punto da mettere a rischio l’accesso dei cittadini alla prevenzione e alle cure, insieme con la loro qualità e sicurezza”.

“Servono investimenti per le retribuzioni e per le assunzioni, perchè la carenza di specialisti non può essere colmata dalle cooperative dei medici a gettone, pagati per lo stesso lavoro il triplo dei dipendenti e gratificati di una flat tax che porta a livelli intollerabili anche il differenziale contributivo. Una miscela che agisce da potente calamita. Le premesse erano state migliori. Un Governo nuovo, politico in quanto nato dalla volontà elettorale, un medico ministro, un tecnico. Ma ad oggi di tecnico, e di nuovo, abbiamo visto ben poco. Abbiamo registrato solo una dichiarazione circa l’opportunità di aumentare la retribuzione, non ancora seguita da fatti concreti”.

“Nemmeno una convocazione da parte del Ministro, o un accenno, benché richiesto più volte e in più tempi – prosegue la nota -. Non una sola parola sul rinnovo di un contratto di lavoro che impolvera nelle stanze del Mef candidato ormai a gestire anche la salute. Se questa è la considerazione in cui vengono tenuti migliaia di professionisti che hanno evitato al Paese una caporetto sanitaria, essi reagiranno con un corale “basta”: ai turni eccessivi, al lavoro oltre l’orario dovuto, a fare in tre il lavoro di sei, a rubare tempo alla vita. Per godersi, finalmente, 5 milioni di giornate di ferie arretrate, recuperare 10 milioni di ore di straordinario, stare a casa a Natale e S. Stefano. Senza farsi mancare Capodanno e Befana”. “I dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn, in mancanza di segnali immediati e concreti, porteranno nelle piazze la loro insoddisfazione e la loro rabbia. Se per guadagnare attenzione e rispetto occorre fare come altre categorie hanno fatto, noi siamo pronti. Pronti dallo stato di agitazione a tutte le iniziative necessarie per difendere e tutelare la sanità pubblica e il lavoro del suo capitale umano. Da troppo tempo si sta seminando vento. Nessuno si meravigli se si raccoglie tempesta. La sanità pubblica si fermerà ore, giorni, settimane per non fermarsi per sempre”, conclude l’intersindacale.

Sulla vicenda scende in campo anche il presidente della Fnomceo Filippo Anelli: “Le risorse previste nella manovra per la Sanità sono insufficienti. I due miliardi aggiuntivi, se saranno confermati, chiediamo siano vincolati interamente all’aumento degli stipendi di medici e sanitari, per rendere la professione più attrattiva a fronte degli esodi in atto da parte dei camici bianchi”.  “Chiediamo di essere ricevuti dal ministro della Salute – afferma – per discutere delle questioni. Va anche affronta l’eccessiva frammentazione regionale della sanità, che porta un aumento dei costi: proponiamo un modello più centralizzato”.     “In questo momento – sottolinea il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) – bisogna comprendere con esattezza quali sono le risorse sul tavolo: al Fondo sanitario nazionale dovrebbero essere aggiunte con la manovra risorse pari ad un totale di 4 miliardi di euro, due dei quali già previsti dal precedente governo. Il Fondo arriverebbe così a 128 miliardi”. Sul totale delle risorse previste per la Sanità, spiega Anelli, “circa 1,5 mld dovrebbero essere destinati al ristori dei costi energetici e 200 mln agli incentivi per i medici dell’emergenza-urgenza. I restanti 2 mld chiediamo siano utilizzati interamente per aumentare gli stipendi dei medici e sanitari; chiediamo quindi un impegno da parte del governo a vincolare interamente tali risorse per il personale sanitario”.

La situazione, avverte Anelli, è infatti “d’emergenza: la professione medica, soprattutto per i medici dei Pronto soccorso e per i medici di medicina generale, sta diventando sempre meno attrattiva. Questo sta spingendo tantissimi medici ad abbandonare il Sistema sanitario nazionale.     Quindi, o si interviene con misure straordinarie o vedremo un esodo irrefrenabile”. Insomma, commenta, “al ministro Schillaci come voto darei un 7 per l’impegno, ma se le risorse aggiuntive non saranno destinate ai medici allora questa manovra non va assolutamente bene. Con i 2 mld aggiuntivi si potrebbe infatti garantire un aumento di circa 1000 euro al mese ai medici del Ssn”. A fronte di tale quadro tuttavia, argomenta il presidente Fnomceo, “è ovvio che le Regioni premano per l’autonomia differenziata, con le Regioni del Nord che avrebbero più risorse per aumentare gli stipendi dei medici e quelle meridionali che si troverebbero invece svantaggiate. Questo significherebbe spaccare in due il Paese”. La prospettiva “è purtroppo questa, anche perchè dal 2019 al 2021 dell’incremento di 10 mld del Fondo sanitario non un euro è andato agli stipendi dei medici, ma tutte le risorse sono state destinate a ripianare la situazione nelle varie Regioni”. Resta il fatto, che il Ssn “costa troppo: l’attuale sistema è troppo regionalizzato e frammentato e questo produce costi eccessivi. Per garantire la sostenibilità finora si è sempre pesato sui professionisti sanitari. Non si può andare avanti così a meno che si non si voglia andare verso la privatizzazione della sanità. Proponiamo dunque un modello più centralizzata per la Sanità, con un ruolo primario per il ministero della Salute”. La nostra, conclude Anelli, “non è un’azione corporativistica ma di responsabilità, a difesa di una sanità universalistica a garanzia di tutti i cittadini”.