I medici rifiutano il posto fisso? La sanità pubblica non è più attrattiva per i giovani
29 Ottobre 2023Che da tempo per un medico lavorare a gettone in ospedale o sul territorio renda di più rispetto al posto fisso di dirigente del Servizio sanitario o della convenzione è notizia vecchia. Chi svolge l’attività in cooperative oggi a Pisa e domani a Ragusa può arrivare a prendere in pronto soccorso tra 500 e 1200 euro a turno e in guardia medica sui 200 euro. Questi ultimi moltiplicati per 15 giorni in genere superano lo stipendio mensile del collega in convenzione per la continuità assistenziale. La percezione – non sempre realistica – è che nel privato puro si guadagni di più e si viva meglio. Lo è anche per i giovani. Nelle scuole, come dimostra la recente ricerca di Associazione Liberi Specializzandi ed Anaao Giovani, sempre meno laureati si specializzano. Si disertano le discipline che hanno a che fare con il Servizio Sanitario e l’ospedale, e che richiedono sacrifici importanti. Poco aiuta la chance di essere assunti prima del conseguimento del diploma. Ma perché scambiare con una chiamata della coop il posto fisso e la possibilità di crescere in una “squadra” offerta dall’ospedale pubblico? E perché ignorare che l’ospedale e l’Asl versano al dipendente i contributi previdenziali, che si assicurano per mitigare le conseguenze di eventuali sinistri da malpractice, o che il contratto negli ospedali privati è fermo da oltre 10 anni? Lo chiediamo a Bruno Zuccarelli, Presidente Omceo Napoli ma anche Coordinatore dell’Osservatorio Giovani Fnomceo.
Zuccarelli innanzi tutto sgombra il campo da un equivoco: «Il “posto fisso” nel SSN non attrae i giovani medici. In passato ad attrarre verso la dipendenza o la convenzione erano il prestigio della nostra professione e la consapevolezza di poter crescere professionalmente in un tessuto sano. Ma da tempo la nostra sanità pubblica non è più attrattiva. Gli stipendi sono miseri. Esempio eclatante: i 2300-2500 euro al mese per un medico di emergenza che ad ogni turno rischia di essere aggredito e picchiato, mentre chi fa dieci turni a gettone per correre lo stesso rischio prende svariate volte tanto». Mettere i rischi dei due medici sullo stesso piano non è del tutto corretto. «Chi è stabilizzato corre rischi tutti i giorni sul luogo di lavoro, e per la responsabilità deve comunque coprirsi la colpa grave con una costosa assicurazione. Né i giovani né i “senior” sono più disposti a transigere sull’aspetto della qualità della vita, ormai ai minimi. Non sono disponibili a regalare ore, ad accettare il dispositivo delle leggi 502/92 e 517/93 che non monetizzano gli straordinari. Forse nel nuovo contratto qualcosa cambierà per la remunerazione delle ore extra –dice Zuccarelli – ma è chiaro che nel privato il medico guadagna rischiando meno. Fa una vita spesso più tranquilla, non deve contingentare le ferie, non ha il problema di trovarsi il sostituto se convenzionato con il SSN, né di essere caricato di turni se opera in un reparto da dove sono andati via suoi colleghi, in pensione o …per lavorare nel privato».
Vanno via anzitempo dal SSN sia i giovani sia i vecchi, sottolinea il Presidente Omceo di Napoli, città dove un solo ospedale, il Cardarelli, è sottorganico di 257 medici. «Molti colleghi over 60 sono in burn-out e non ce la fanno più. Firmo un’enormità di lettere per gli esodi anticipati, molte sono di convenzionati per la medicina generale. Per inciso, ci sono regioni che attraggono medici campani offrendo incentivi nei loro accordi convenzionali, e in questo modo allargano i divari assistenziali lungo la Penisola. Il ricorso ai medici gettonisti, pagati alla voce “beni e servizi” per la quale l’Asl non è vincolata a tetti di spesa, è una risposta alla legge che impone alle Asl di spendere per il personale il budget 2004 diminuito di un 1,4% a fronte di una patologie ed età media degli italiani molto cambiate. In quel modo, per sostenere i suoi servizi, l’ospedale versa fino a 15 mila euro al mese per medici che vanno istruiti da colleghi interni che percepiscono 4-5 volte meno». Colleghi veterani che poi magari fuggono via con loro… «Quanto ai giovani, chiedono del tempo per sé. Giustamente esigono di costruirsi una vita personale e scelgono percorsi a partita Iva. Magari un giorno si accorgeranno di come pesano i contributi per la pensione –tutti a loro carico– sulle entrate. Ma di fronte ad un nuovo contratto del dirigente ospedaliero che porta 200 euro lordi al mese oggi non hanno dubbi sulla scelta da fare. Lo vediamo dai concorsi deserti per l’assegnazione di posti». Qualcuno ancora sceglie il “pubblico”, «ma non lo fa né per il posto fisso né perché sente la “missione”. Lo fa per “passione” e bisogna capire fino a che punto questa parola coincide con la parola “sacrificio”».