I probiotici potrebbero offrire benefici ai pazienti con depressione
28 Giugno 2023Un nuovo studio pubblicato su JAMA Psychiatry mostra che l’integrazione della dieta con una miscela probiotica contenente 14 ceppi di batteri può aiutare i pazienti in trattamento per il disturbo depressivo maggiore con antidepressivi.
«Esistono prove crescenti che il microbiota intestinale abbia un ruolo nella regolazione dell’umore. Abbiamo voluto portare avanti uno studio pilota sul fatto che il miglioramento della salute intestinale attraverso l’uso di probiotici potesse agire come un nuovo percorso per sostenere l’umore e la salute mentale» spiega Viktoriya Nikolova, dell’Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) del King’s College di Londra, Regno Unito, prima autrice dello studio.
I ricercatori hanno randomizzato 49 adulti con diagnosi di disturbo depressivo maggiore e con una risposta incompleta alla prescrizione di antidepressivi a ricevere un integratore probiotico brevettato con una miscela di 14 ceppi ampiamente disponibile o un placebo. Nel corso di otto settimane, entrambi i gruppi hanno dimostrato un miglioramento dei sintomi, ma dalla quarta settimana in poi i miglioramenti sono stati maggiori e significativi nel gruppo trattato col probiotico, soprattutto sulle scale ufficiali di misurazione per depressione e ansia. Questo è uno dei primi studi su una popolazione occidentale a mostrare sia una buona tollerabilità dei probiotici che effetti positivi sulla salute mentale negli adulti con depressione che attualmente assumono antidepressivi. Secondo gli esperti, i risultati forniscono una solida base per valutare ulteriormente i benefici dei probiotici nel sostegno dell’umore e della salute mentale in uno studio più ampio.
«La risposta mancata o parziale agli antidepressivi è un problema enorme, e questo studio è un primo passo importante nell’esplorazione di una potenziale terapia con probiotici per la depressione. Abbiamo scoperto che i probiotici sono un integratore accettabile e tollerabile nelle persone che già assumono farmaci antidepressivi. Questo apre la strada ad approfondimenti su popolazioni più ampie di pazienti» concludono gli autori.