“I trapianti fra le priorità dei manager”
17 Ottobre 2019Questa la proposta che parte da Antonio Corcione, direttore del Centro regionale trapianti (Crt) per incentivare concretamente il numero delle donazioni.
Da ex calciatore – Antonio Corcione ha giocato fino a pochi mesi fa da terzino destro, libero, stopper – a “runner” per tenersi in forma senza dimenticare una nuova passione, quella per la politica che potrebbe vederlo fra i candidati al futuro consiglio regionale.
Direttore della rianimazione dell’azienda ospedaliera dei Colli (che comprende Monaldi, Cotugno e Cto), da giugno del 2017 il professore Antonio Corcione è, su designazione del governatore De Luca, coordinatore del centro regionale trapianti. E di Antonio Corcione il feeling con il presidente della giunta potrebbe essere la mossa giusta per dare finalmente una svolta al mondo delle donazioni di organo e tessuti rimaste praticamente stazionarie.
Professore Corcione, che c’entra il governatore con i trapianti?
“Credo che un suo intervento potrebbe essere decisivo per attivare le rianimazioni. In quest’anno e mezzo abbiamo sperimentato tutte le iniziative possibili. Ottanta filmati al giorno trasmessi nelle stazioni di metrò, funicolari e nelle stazioni ferroviarie. Depliant consegnati a tutti: Ordine dei medici, degli psicologi, Università, aziende ospedaliere, scuole, infermieri, magistrati. Per non parlare degli incontri avuti con i colleghi delle rianimazioni, con i direttori generali e sanitari delle diverse strutture sanitarie. Nonostante tutto questo l’ago della bilancia non si è mosso o è salito, ma pochissimo”.
Scusi professore, ripeto la domanda: Che c’entra il presidente della giunta regionale?
“Può essere l’autore della svolta. Già gliene ho parlato e mi sembra d’accordo: i quattordici direttori generali nominati a Ferragosto hanno degli obiettivi da raggiungere. Ho chiesto al governatore di inserire i trapianti di organo e tessuti fra le priorità dei manager, sono le persone giuste per chiedere ai colleghi che lavorano in rianimazione di attivarsi maggiormente sulle donazioni. Molti centri non solo non rispondono sul piano delle donazioni, ma sembrano poco attive perché non attivano l’intervento del centro regionale trapianti neanche per un caso di osservazione di morte cerebrale”.
Spot, interviste su quotidiani e tivù, manifesti e depliant hanno prodotto risultati modesti. Che fate, professore Corcione, vi fermate?
“Macchè! La nostra azione continua. Abbiamo capito che le grandi e costose operazioni alla fine rendono poco. Da ora in poi andremo avanti con il porta a porta. I primi mesi del centro regionale trapianti sono stati duri e impegnativi. Abbiamo dovuto rivedere e ricostruire molti percorsi, come quello per il midollo che non esisteva; oggi c’è un medico di guardia operativo nelle 24 ore, i centralinisti del Centro trapianti lavorano dalle 8 alle 20. Ma sul mondo delle donazioni non possiamo nasconderci che un ruolo operativo e determinante è quello dei centri di rianimazione. La Campania paga pegno perché con il commissariamento e il blocco del turn over ovunque c’è carenza di organico. Nelle strutture sanitarie mancano circa 13.500 persone e quando abbiamo riunito i colleghi delle rianimazioni ci sono stati consegnati elenchi di richieste di personale, manco fossimo il ministero del lavoro”.
Avanti con il “porta a porta”, in che modo?
“Spiegando alle singole persone cosa significa la donazione, aiutandoli a capire l’altruismo di un gesto che non significa che un pool di specialisti che – come avvoltoi – sono in attesa di organi da prelevare. Sono interventi all’insegna dell’umanità e della più assoluta trasparenza che consentono ai centri trapianti di dare speranze di vita a chi ha bisogno di un organo per continuare a vivere. In Campania, purtroppo, registriamo una percentuali molto alta di opposizioni. Siamo circa al 40 per cento di noalla donazione mentre al Nord questa percentuale non supera il 22 – 25 per cento. E, se vuole conoscere il mio parere, sono scettico sull’utilità di un intervento legislativo sul silenzio – assenso. Con una norma del genere si rischia di instaurare diffidenza nei cittadini e questo potrebbe improvvisamente far crescere il numero di opposizioni. Con la nuova organizzazione ed il porta a portai risultati arriveranno, anche grazie alla spinta del governatore che dovrebbe inserire le donazioni fra gli obiettivi dei manager sanitari”.