Il 118 compie gli anni ma le cose ancora non vanno
30 Novembre 2018Iniziò come Stie (Servizio trasporto infermi in emergenza) e festeggia il raggiungimento della “maggiore età” proprio mentre si profila un nuovo cambiamento con il numero unico per tutte le emergenze.
Ha diciotto anni e qualche mese il 118 che fu inaugurato dall’assessore Teresa Armato nei primi giorni dell’agosto 2000 ma la festa la fa a Caserta con un convegno che serve a mettere a fuoco pregi e difetti del servizio trasporto infermi in Campania.
La nostra Regione è stata fra le ultime in Italia a unificare il servizio di richiesta di soccorso sanitario con il numero unico già utilizzato da anni in quasi tutte le altre regioni. E dopo diciotto anni, con una serie di graduali miglioramenti organizzativi e dopo un lungo e lento rodaggio, il 118 della campano rimane negli ultimi posti della graduatoria nazionale. Rispecchia i problemi di una sanità con molti fari ai quali, purtroppo, si contrappongono infiniti, e solo apparentemente irrisolvibili problemi organizzativi, che la catapultano nei bassifondi della classifica nazionale per la qualità generale dell’assistenza. In diciotto anni la legge regionale 13 del 2016 ha cambiato molte cose.
“L’ex centrale regionale del 118 non esiste più, così come abbiamo lasciato i locali del dipartimento di emergenza del Cardarelli per trasferirci nell’Ospedale del Mare perché quella che dirigo – chiarisce Giuseppe Galano, segretario regionale dell’Aroi (il sindacato degli anestesisti rianimatori) è diventata dallo scorso marzo la centrale operativa dell’Asl Napoli 1 Centro.
Effettuiamo la ricognizione dei posti letto, riproponiamo la precedente organizzazione della centrale regionale con azione vicariante sui mezzi di soccorso speciali, ossia gli elicotteri e le idroambulanze. Gestiamo tutto il trasporto infermi in città, ma anche a Capri che ha un’ambulanza ordinaria e una miniambulanza elettrica per entrare nelle stradine strette dell’isola. Così come dipende dalla centrale cittadina del 118 la postazione della Ferrovia che ha sede nella stazione centrale con l’utilizzo di un’ambulanza”.
In diciotto anni la gestione dei posti letto è ancora alla vecchia maniera. Telefono e fax, anche se ora le telefonate su apposita linea sono tutte registrate. “La Napoli 1 –spiega Giuseppe Galano – utilizza le mail, gli altri il telefono o il fax ma presto tutto dovrebbe cambiare perché dovremo utilizzare per la gestione dei posti letto la mail – pec”.
Dal Duemila al Duemiladiciotto cosa è cambiato?
“E’ molto migliorata la competenza e l’appropriatezza del personale che, in questi anni, ha acquisito una maggiore preparazione anche partecipando a corsi di specializzazione per medici, infermieri e per chi lavora in centrale. Momento formativi utili per superare alcuni punti critici. Oggi già per chi ha problemi cardiaci si effettua un elettrocardiogramma. E ogni territorio ha un proprio bacino di utenza: il Policlinico Federiciano, il Cardarelli, la Napoli 3 Sud ha Nola e Castellammare, la Napoli 2 Nord ha Pozzuoli con centri di emodinamica di riferimento”.
L’organizzazione regionale ha anche oggi una digestione lenta, lentissima che si ripercuote sulla sua organizzazione, come avviene con i piani ospedalieri e con le mille <novità> proclamati e sfornati come pizze dalla Regione.
“Per gli ictus e per la rete traumatologica – ricorda quasi a mezza voce il coordinatore Galano – siamo ancora in fase di organizzazione. Quella che è negativa è la carenza di risorse sia umane che di automezzi che condizionano il funzionamento delle 18 postazioni che abbiamo in città. In dieci aree ci sono automezzi di proprietà dell’Asl, altre 8 postazioni sono assegnate alla Croce Rossa che, con una propria convenzione, utilizza quattro ambulanze della ditta Bourelly>.
La cronaca è piena di notizie di aggressione al persona dei mezzi di soccorso sanitario che spesso raggiungono il paziente con ritardo.
“Abbiamo circa 600mila chiamate l’anno. Di queste circa 150mila sono improprie perché raggiungono il 118 cittadino con richieste di soccorso provenienti da Benevento, Avellino o da centri della provincia. Purtroppo con i tempi siamo fuori dalla media nazionale – ammette con amarezza il coordinatore Galano – che prevede la chiusura dell’intervento in 19 minuti dalla richiesta di soccorso. Il problema dipende anche dalla carenza di personale. Mancano alla centrale cittadina del soccorso infermi 25 medici, circa 25 infermieri e venti autisti. Ci fu concessa la deroga al blocco del turn over e avremmo dovuto avere almeno 62 – 63 persone. La deroga però non si è mai concretizzata: i nuovi assunti sono stati utilizzati nell’Ospedale del Mare”.