Il buio nella mente

Il buio nella mente

15 Marzo 2019 0 Di Daniela Crivello

A Napoli l’incontro tra Società italiana di psichiatria ed Regioni: salute mentale a rischio per i giovanissimi, colpa anche di alcol, droghe e stress da social network.

Abuso di alcol e droghe, stress da social network, ma anche un uso di internet distorto. Sono questi alcuni dei fattori che si stanno innestando nell’insorgenza di patologie psichiatriche sempre più diffuse tra i giovanissimi e non solo. Di questo e molto altro si è discusso stamane a Palazzo Armieri a quasi due anni dalla presentazione alle Istituzioni nazionali della “Carta della Salute Mentale” messa a punto dalla Società italiana di psichiatria (Sip), in collaborazione con la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo), il Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale e la Fondazione progetto Itaca onlus.

Anche i dati disponibili sono pochi e frammentati, dipingono uno scenario allarmante. Nella sola città di Napoli gli esperti stimano 15mila persone con disturbi psichici in cura ai servizi di salute mentale. Un numero enorme e in costante aumento e ciò che lascia molto perplessi è anche l’altissima percentuale di minori (quasi il 12%. In più c’è il “sommerso”, ragazzi che non arrivano alle cure, e tutti i giovani che ogni anno finiscono in pronto soccorso per disturbi psichici collegati all’abuso di droghe o di alcool. «Stiamo lavorando con varie Istituzioni per aggregare i dati – spiega il
segretario regionale della Sip Andrea Fiorillo -.

Purtroppo i giovani non afferiscono ai Servizi di salute mentale, eppure oggi il problema di nuove sostanze psicoattive è molto concreto. In questo senso la rete, che di per sé è uno strumento potentissimo, diviene un luogo di pericolo. Una realtà molto complessa per i ragazzi, che vengono schiacciati dalla pressione dei social, dei like». Fiorillo mette poi in guardia dai pericoli “virtuali”. «Stando a contatto con i ragazzi si può scoprire che esiste un mondo nel quale, ad esempio, chi soffre di forme gravi di depressione può trovare veri e propri tutorial per il suicidio.

O chi ha una dipendenza può individuare “trucchi” per eludere i controlli e non dare troppo nell’occhio. Alla base di queste situazioni ci sono spesso contesti familiari disgregati, nuclei nei quali manca una comunicazione tra genitori e figli». Fortunatamente la situazione campana ha molti punti di merito. «La Carta della Salute Mentale – conclude Fiorillo – è stata presentata lo scorso anno e la nostra Regione è stata tra le prime a metterla in pratica. Bisogna anche ricordare che la Campania è stata tra le prime a istituire una rete per i disturbi del comportamento alimentare, che è una vera e propria epidemia.  In Campania, tra i vari soggetti coinvolti c’è Itaca onlus, che sta lavorando molto bene».

Molto positivo il bilancio anche per Enrico Zanalda, presidente della Sip. «A gennaio il ministero della Salute ha istituito un tavolo ministeriale dedicato a questa tematica alla quale anche la Sip è stata invitata a far parte. Già nel 2017 avevamo le idee chiare: il nostro obiettivo era sensibilizzare le Istituzioni sull’emergenza rappresentata dalle malattie psichiatriche e lo abbiamo fatto mettendo a punto la Carta della Salute Mentale, che è stata presa in considerazione nel modo corretto». Anche Zanalda mette in luce i problemi legati alla disgregazione dei nuclei famigliari e l’allarme che riguarda i giovanissimi. «I problemi sono molti, abbiamo da un lato nuove sostanze che vengono commercializzate attraverso il web e sono di facile accesso.

D’altro canto abbiamo sostanze che un tempo venivano considerate “droghe leggere” che oggi vengono sintetizzate con di Thc molto più elevate di un tempo. Sono droghe tutt’altro che leggere che possono creare grossi danni». Ma come funzionano oggi i centri di salute mentale? Giulio Corrivetti, segretario regionale consigliere nazionale Sip, spiega che «sono aperti 12 ore, con una condizione di accoglienza che non va a prenotazioni, ma a priorità di intervento per i pazienti che hanno più forti esigenze di cura». Su questi temi, sugli obiettivi raggiunti in ogni regione e sulle criticità da portare all’attenzione del tavolo ministeriale si è tenuto il confronto partenopeo degli esperti, con la partecipazione dei referenti Sip delle regioni Campania, Sardegna, Piemonte, Lazio, Puglia, Sicilia ed Emilia-Romagna.

Uno dei problemi da affrontare è la carenza di psichiatri che mette a rischio le prestazioni rese dal servizio pubblico. Dai dati del sistema informatico salute mentale risultano incarico ai servizi ogni anno oltre 800.000 pazienti in tutta Italia. “Accogliamo con grande favore la decisione del Ministero della Salute – continua Zanalda – di ascoltare diverse esperienze regionali e le molteplici figure professionali coinvoltenell’assistenza di queste patologie – non solo psichiatri, ma anche infermieri, psicologi, epidemiologi, associazioni di famigliari e utenti.

Questo consentirà di migliorare la qualità della presa in carico a livello territoriale. Desideriamo infatti un’assistenza equa ed omogenea su tutto il territorio nazionale. In questa prospettiva, siamo qui oggi riuniti con l’obiettivo di individuare quelle priorità di ciascuna Regione che potranno essere oggetto di discussione in seno al tavolo tecnico».