Il clima e l’uomo (prima parte)
29 Luglio 2023“I cambiamenti climatici sono oggi il primo nemico dell’ambiente”. Nell’8° Congresso Nazionale Legambiente Anatole France, insignito nel 1921 del Nobel per la letteratura scrisse: “Che popolo nobile è il nostro che non fa mai rivolte in inverno. Tutti i grandi eventi rivoluzionari si manifestano a luglio, agosto, settembre… Quando piove la gente va a casa portandosi dietro le bandiere. Forse il popolo morirà per un’idea ma certamente per esse non prenderà mai un raffreddore”.
La riflessione di Anatole France mette in risalto il ruolo delle stagioni e di accadimenti climatici nella storia dell’uomo. Di questa storia il clima traduce “in difetti fatali le debolezze, le ingiustizie e le inefficienze insite in qualsiasi civiltà…”. (Bryan Fagan antropologo). Nel 1200 a.C. un lungo periodo di siccità interessò il Mediterraneo orientale e l’Asia sud-occidentale causando il parziale collasso di antiche civiltà: la Ittita, la Micenea e l’Egizia. Tra il XV e il XIX secolo, a causa di frequenti eruzioni vulcaniche, Europa e Nord-America attraversarono un periodo di piccola glaciazione con notevoli ricadute per la sopravvivenza delle popolazioni. Carestia e siccità determinarono un processo di urbanizzazione dalle campagne generando un fenomeno di sovrappopolazione nelle città. Le precarie condizioni climatiche e igieniche che seguirono favorirono l’insorgenza di focolai epidemici. Fu così che la città nata “…come meccanismo di difesa per nutrire le persone, controllare il loro lavoro e assicurare rifornimento di cibo… (finì per) comportare un prezzo da pagare: una vulnerabilità molto più alta agli eventi climatici a breve e lungo termine” (Bryan Fagan (La Lunga Estate, Ed. Radice).