Il Covid “blocca” le feste patronali
8 Dicembre 2020
Il Covid-19 ci sta mettendo a dura prova, sacrificate anche le feste patronali. Quest’anno chi vorrà omaggiare Sant’Agnello, partecipando alla Eucarestia nei giorni 13 e 14 dicembre, dovrà prenotarsi andando direttamente in chiesa a ritirare il biglietto di ingresso dalle 9,00 alle 11,30 e dalle 17,00 alle 20,00 oppure telefonando dalle 9,30 alle 11,30 e dalle 15,30 alle 20,00, al seguente numero:
081.19184011.
Di seguito si riportano gli orari delle Celebrazioni del 14 dicembre.
Orari messe: 5,00, 6,30,8,00, 9,30, 11,00, 12,30, 14,30, 16,00, 17,30, 20,30.
Orario Rosario 18,30.
Orario Vespri 19,00.
Domenica 13 dicembre, dopo la celebrazione vespertina, Venerazione delle Reliquie e Benedizione delle Partorienti.
Quest’anno, a differenza degli anni scorsi, sarà possibile venerare Sant’Agnello fino alla fine di gennaio sia nei giorni feriali che festivi.
Il culto di Sant’Agnello… per saperne di più
Il 14 dicembre si festeggia Sant’Agnello, o Aniello Abate, monaco basiliano e successivamente agostiniano. Questo Santo nasce e muore a Napoli ed è venerato in un’ampia zona della Campania. Proprio nel capoluogo partenopeo prende forma una leggenda intorno al Santo che dà origine alla sua venerazione. Il culto di Sant’Agnello è scomparso a Napoli ma persiste in diversi luoghi campani come per esempio a Sant’Agnello, paese della penisola sorrentina. La figura del Santo è legata alle gestanti, il patronato delle partorienti, ancora oggi riconosciutogli, fu sincretisticamente trasmesso al Santo dalla Vergine, venerata con il nome di “Santa Maria Intercede” a Caponapoli. Nel sesto secolo, la madre di Agnello, Giovanna, impossibilitata ad avere un figlio, proprio alla Vergine Maria si affidò. Se Giovanna, chiese proprio a “Santa Maria Intercede” la grazia, poi ottenuta, ciò avvenne perché questa Vergine aveva il Patronato delle donne desiderose di procreare e delle donne in procinto di partorire. Il culto di “Santa Maria Intercede” ha origini precristiane, la conferma si ha proprio perché, sulla collina di “Caponapoli” o negli immediati paraggi, sorgeva un tempio dedicato ad Artemide, dea capace di concedere un parto felice alle donne che l’avessero invocata. Roberto De Simone, napoletano e testimone indiscusso della cultura popolare, sostiene tale sincretismo, infatti afferma che “la religiosità del popolo campano ed in genere di tutta l’aria meridionale poggia su di un sincretismo religioso derivato da elementi rituali del mondo pagano fusi con un Cattolicesimo, spesso imposto”. Le spoglie e le memorie di Sant’Agnello furono conservate nella chiesetta di “Santa Maria Intercede” o dei “Sette Cieli” e proprio lì le caratteristiche e le prerogative delle due divinità ebbero tutto il tempo di confondersi e di incentrarsi sulla divinità maschile. Ben presto Sant’Agnello ebbe la meglio su “Maria”, data l’impronta decisamente patriarcale e maschilista del modello culturale partenopeo. Questo lungo processo si ebbe a partire dal 596, anno della morte del Santo. I caratteri del culto di Sant’Agnello sono decisamente remoti e le loro origini vanno ricercate in altre divinità che precedono la vita del Santo. I sincretismi religiosi avvenuti nel corso dei secoli determinano il culto di Sant’Agnello. Ancora una volta si intersecano religione e superstizione che danno vita a riti, a culti e a processi di acculturazione, le cui basi ci riportano alla cultura pagana.