Il dolore non è per sempre

Il dolore non è per sempre

8 Dicembre 2021 0 Di Antonio Magliulo

Pasquale De Negri, il primario dell’Anestesia e Rianimazione nell’Aorn Caserta: “La sofferenza fisica può e deve essere vinta”.

 

 

Da pochi mesi alla guida dell’Unità operativa  complessa di “Anestesia e rianimazione” nell’Azienda ospedaliera di Caserta, il dottor Pasquale De Negri, come aveva già fatto nella sua precedente esperienza da primario nel nosocomio di Giugliano, ha preso a “macinare gioco” per rilanciare l’ambulatorio di Terapia del dolore e cure palliative del plesso casertano e, a dirla tutta, non solo quello.

Dottor De Negri, pur considerando la diversa mission delle realtà ospedaliere di Giugliano e di Caserta, cosa ha lasciato e cosa ha trovato nell’ambito della terapia antalgica?

La realtà della Terapia del Dolore di Caserta è completamente differente da quella esistente presso l’Ospedale di Giugliano. La Terapia del Dolore di Giugliano infatti è stata definita per motivi differenti dalla realtà sanitaria come Hub ( ovvero centro di alta specialità) cui dovrebbero afferire pazienti provenienti dalla provincia di Caserta e di Benevento. A parte la scarsa utilità di dotare una provincia ( quella di Napoli) di 2 Hub per il dolore cronico non oncologico ( Azienda dei Colli –Ospedale Monaldi, Asl Na2 Nord – Ospedale di Giugliano) e mettere nel dimenticatoio la provincia di Caserta e di Benevento, allo stato attuale la carenza di figure professionali con esperienza pluriennale in Terapia del Dolore rende difficile la gestione degli  HUB che dovrebbero essere in grado di offrire un ampio ventaglio di trattamenti alla popolazione affetta da dolore cronico. Nell’Aorn di Caserta la Terapia del Dolore si era ridotta ad un ambulatorio che offriva poco e che era completamente sconosciuto ai più. La mia personale battaglia consiste, come già fatto nel passato in altre strutture sanitarie dove ho lavorato, nel fare uscire allo scoperto le potenzialità esistenti nell’Azienda migliorando l’offerta di salute.

Nonostante i progressi, e nonostante da questa dipenda la qualità della vita (e non è poco) di persone affette anche da patologie severe, ancora oggi la terapia del dolore viene un po’ considerata, per così dire, una “scienza negletta”. Come se ne esce?

A distanza di circa 12 anni dall’approvazione della Legge 38 che sancisce il diritto da parte dei pazienti di ricevere un adeguato trattamento del dolore ( e dobbiamo sottolineare che c’è stato bisogno di una legge per sancire un principio fondamentale, rispettato e garantito in tutti i paesi del mondo occidentale), risentiamo ancora oggi dell’ignoranza verso questa branca della medicina. Il paziente con dolore cronico compirà un lungo viaggio attraverso i più diversi specialisti ( ortopedico, fisiatra, neurologo, neurochirurgo, etc) prima di arrivare nelle mani di colui che , adeguatamente preparato, dovrebbe essere in grado di offrire una adeguata risposta terapeutica. E qui si innesta anche la carenza da parte di molte Regioni nell’offrire un percorso adeguato e concreto che conduca il paziente a ricevere un trattamento adeguato, ovverossia la mancata creazione di una Rete di Terapia del Dolore.

Si possono realizzare terapie del dolore efficaci senza ricorrere ai farmaci, come avviene, ad esempio, nel trattamento dell’infiammazione del nervo sciatico. Ce ne vuole parlare?

La Terapia del Dolore non è solo trattamento farmacologico puro ma anche la capacità di offrire una serie di trattamenti strumentali, cosiddetti mininvasivi, con cui si può risolvere il problema dolore senza ricorrere a medicinali. Ricordiamo che in paesi come gli Stati Uniti, la facilità con cui si prescrivevano farmaci oppioidi per il trattamento del dolore è stata causa della cosiddetta Opioid Epidemia che tanti danni ha fatto. Ad esempio la sintomatologia “sciatalgica” può essere trattata mediante un trattamento di somministrazione di anestetico locale in maniera mirata sulla radice nervosa o mediante una stimolazione con Radiofrequenza, quasi un resettaggio della fibra nervosa, senza ricorrere ad interventi chirurgici e senza assunzione, per lunga durata, di farmaci analgesici.

Solo in Campania, come è emerso in un recente simposio, sarebbero oltre centomila le  persone affette da dolore cronico in attesa di un sistema di rete regionale che aiuterebbe non poco la causa ma che ancora non decolla.

La popolazione di pazienti affetti da dolore cronico non è conosciuta realmente in termini numerici, sia perché non esiste una sola patologia dolore, sia perché i pazienti si rivolgono a differenti specialisti medici senza convergere su di una unica figura. L’applicazione da parte della Regione di quanto definito anni fa nei documenti potrebbe da una parte valutare l’efficacia e l’efficienza dei centri, cioè assegnare una pagella relativa all’efficacia terapeutica e tenere conto delle realtà correnti garantendo una offerta capillare e centralizzando l’attività terapeutica in pochi centri ma dotati di tutte le tecnologie necessarie ad affrontare e trattare adeguatamente il problema del dolore cronico, dall’altra parte verificare la reale offerta quotidiana.

Il suo sogno nel cassetto per la sua attività professionale?

Il desiderio più grande sarebbe quello di non incontrare nel mio futuro pazienti affetti da dolore da cancro che vagano in cerca di sollievo dal dolore e non trovano in alcun modo una risposta adeguata una volta fuoriusciti dal circuito degli ospedali per acuti, di non leggere mai più di pazienti affetti da dolori strazianti che mortificano la stessa vita umana.