Il fiume di lacrime di Niobe

Il fiume di lacrime di Niobe

8 Febbraio 2025 Off Di Corrado Caso

Niobe è il mito del pianto. Il mito è un eterno presente scritto con lettere indelebili nella memoria dell’uomo. Abita quel recesso misterioso dove coscienza e inconscio si sovrappongono ma non si sostengono e dove siede Edipo e il suo complesso, Elettra, le Erinni, Lesbo e  la superbia di Niobe e dove è scritto il libro dei misteri e della conoscenza. Sappiamo quello che appare, quello che i nostri sensi vedono, toccano, ascoltano, ma concluso il tempo, saremo il nulla o il tutto. Il mito di Niobe è la narrazione della fertilità che le ha consentito di generare quattordici figli. È Il mito della superbia e di una esagerata ostentazione nei confronti della sterilità di Latona e, nello stesso tempo, la causa della condanna a morte dei figli. Niobe figlia di Tantalo, Re della Lidia, non può sfuggire alla vendetta degli Dei. Non può sopravvivere al suo destino, al dolore inconsolabile. Chiede a Zeus di morire come i suoi figli ed essere trasformata in una roccia. Una metamorfosi  che avverrà. Avrà  le sue sembianze, la sua identità. Una roccia umanizzata capace di piangere e risvegliare la pietà per la sua storia. Da quella pietra sul Monte Sipillo, un massiccio della Lidia, sgorga un fiume di lacrime per colmare una disperazione inconsolabile e il pentimento per il suo peccato di superbia. Ancora oggi salgono sul monte frotte di persone e lasciano nei recessi della pietra messaggi di consolazione. Il lutto non appartiene al singolo, alla specie, alla diversità della sostanza.  Niobe è la pietra d’inciampo che traccia l’epilogo del perdente. Omero nell’Odissea narra di Ulisse, dell’ira di Nettuno che lo punisce per aver accecato Polifemo. L’eroe racconta sé stesso, la perdita degli amici e, in particolare, parla del più fragile di loro. La sua narrazione è la testimonianza di una tenerezza verso un figlio adottivo. Anche per Ulisse perdere un figlio è un dolore irrefrenabile, uno scoppio che apre il petto e mostra la disperazione dell’intimo. Ulisse, nascondendo il volto, asciuga le lacrime con il lembo del mantello. Un gesto che non sfugge all’occhio attento di Alcino, re dei Feaci. Alcino chiede la ragione del pianto, la condivisione del dolore e del lutto. Il lutto è una radiografia senza pudore che rivela la dimensione profonda dei sentimenti di chi consola e di chi è consolato. È il bisogno, la compassione dell’Altro. Di quante storie è la vita dell’uomo… 
 Talete di Mileto fu il primo monista filosofo nella storia della medicina e della filosofia. Racchiude l’universo in un unico principio increato: l’acqua. Tutti i fenomeni anche quelli che appartengono all’anima trovano la naturale spiegazione nell’acqua. Il pianto di Niobe sotto un’apparente immobilità espressiva del sasso accompagna   una sofferenza liquida e penetrante. Ricorda un dolore dirompente. Il suo pianto è la speranza  di richiamare  in  vita i figli con il principio della vita,  l’acqua della lacrima .