Il lockdown del regista Daniele Falleri
13 Luglio 2020Daniele Falleri, regista e sceneggiatore di successo, attivo sia in televisione che in teatro, esordisce nella regia cinematografica con il cortometraggio “L’armadio” in selezione al Festival di Venezia del 1996. Cura la regia di numerosi spettacoli teatrali: “Oddio mamma!”con Franca Valeri e Urbano Barberini, “Harry, ti presento Sally” con Giampiero Ingrassia e Marina Missironi, “Il marito di mio figlio” con Andrea Roncato e Monica Scattini. Collabora a serie televisive di prima serata come “Carabinieri”, “Questa è la mia terra”, “Al di là del lago”, “Il commissario Manara”, “Le tre rose di Eva”, “Solo per amore”. Nel 2019 vince il Festival Tulipani di Seta Nera con il cortometraggio “La goccia e il mare”. Ad ottobre 2020 uscirà nelle sale cinematografiche la sua opera prima “Dietro la notte”, un thriller interpretato da Stefania Rocca e Fortunato Cerlino, prodotto da Fenix Entertainment e Rai Cinema.
In che modo Daniele Falleri ha vissuto il lungo periodo di forzata clausura?
Direi che ho vissuto il lockdown calibrando il respiro.
Mi sono mosso come un maratoneta che inizia a correre senza sapere quanto sia lontano il traguardo ed evita di agitarsi inutilmente per non sprecare energie. Alcune priorità sono balzate al vertice della mia quotidianità, per esempio sostenere a distanza mio padre che abita da solo in Toscana a trecento chilometri da Roma dove vivo io. Ho istituito due appuntamenti giornalieri, entrambi in videochat. Il primo alle 13.45 per un caffè da bersi guardandosi negli occhi. Il secondo il ‘cruciverbone’ del dopocena, con lui che leggeva le definizioni dall’enigmistica (sempre a 300 km) che poi risolvevamo insieme fra risate e bicchieri di vino. Con il senno del poi posso dire che la strategia ha funzionato. Il percorso è stato curiosamente piacevole e ricco di scoperte reciproche.
Lavorativamente parlando, le mie giornate sono state scandite dallo smart-working con gli studenti dell’accademia (insegno sceneggiatura e recitazione alla Action Academy) e da un diario online (“Diario antivirus semiserio”) che ho tenuto quotidianamente sui social. Per il resto, ho avuto tutto il tempo per fare ciò che farei 24 ore al giorno: scrivere, scrivere, scrivere. Ho scritto due soggetti con altrettanti trattamenti per un film ed una serie tv.
Il lungo lockdown ha inciso su tutte le attività economiche. Quali ripercussioni ha avuto sulle attività teatrali, cinematografiche e dello spettacolo?
Teatri chiusi. Sale cinematografiche e set chiusi. L’impatto è stato devastante. Chi era in scena ha visto interrompere bruscamente la tournèe, chi era sul set è stato rispedito a casa lasciando progetti delicatissimi a metà. Per molti non è stato facile. Permettersi il lusso di aspettare ad oltranza non è certo possibile e alla normalità auspicata a gran voce non credo che ci torneremo né presto né mai. I parametri di valutazione e di strategia sono cambiati e andrà avanti chi si ingegnerà per trovare nuovi percorsi. Che non è detto non siano più stimolanti e creativi di quelli di prima. Il lockdown ci sta obbligando ad utilizzare un’opportunità: rinnovarci abbandonando il superfluo. Personalmente all’avvento della pandemia mi trovavo in piena post-produzione del mio film ‘Dietro la notte’. La fortuna è stata aver già ultimato le riprese, così appena il settore si è rimesso in moto le lavorazioni in studio sono state riattivate. In definitiva il film, che sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche a maggio ha subito ‘solo’ un posticipo ed uscirà ad ottobre.
In questi giorni finalmente anche i set stanno timidamente riprendendo. Sono state apportate modifiche alle sceneggiature per evitare il più possibile interazioni ravvicinate fra gli attori, mentre per il resto della troupe vengono seguite scrupolose disposizioni di sicurezza. Stessa cosa sta succedendo con le tante rappresentazioni teatrali che stanno nuovamente affacciandosi sui palcoscenici. Non è facile, ma la vitalità del mondo dello spettacolo, creativo per definizione, sta trovando forti energie e fantasiose soluzioni per riprendere a splendere come e più di prima.
Siamo certi, conoscendo la tua speciale sensibilità emotiva ed introspettiva che l’esperienza Covid19 ha lasciato un segno indelebile nella tua anima. Hai intenzione di darne una tua lettura teatrale o cinematografica?
Nessuno sta uscendo indenne da questa esperienza collettiva. Dato che per scrivere attingo da ciò che percepisco fuori e dentro di me, è inevitabile che ci saranno tracce di covid19 sintomatiche o asintomatiche in tutto ciò che costruirò da qui in avanti. Le prime evidenze si trovano già in uno dei due soggetti a cui accennavo, alla storia principale fa da sfondo una class-action che una delle due protagoniste intenta contro una multinazionale colpevole di aver immesso sul mercato dispositivi sanitari difettosi. Immagini e situazioni che non avrei mai elaborato se non avessi vissuto tutto ciò che è successo negli ultimi mesi.
Quale lezione ci lascia in eredità, per il futuro, l’esperienza della pandemia del Covid19?
L’umanità, come sempre, procederà diramandosi in innumerevoli rivoli, ognuno generato dall’esperienza privata ed intima del singolo. Ma potremo raggruppare gli animi in due grandi macroaree: chi ne uscirà piegato ed incattivito e sprecherà tempo ed energie maledicendo tutto ciò è successo. E chi si chiederà se anche questo non possa essere uno stimolo per riflettere su ciò che stavamo sbagliando. E di conseguenza si ingegnerà a modificare e migliorare ciò che ci circonda. Io, nel mio piccolo, cerco, un po’ per indole, un po’ per scelta, di far parte del secondo gruppo. Cercare in ogni evento l’opportunità per migliorare se stessi credo sia l’unica soluzione (e anche la più gratificante) per vivere appieno la vita. Ciò non significa forzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma riflettere se l’altra metà del bicchiere, quella vuota, possa essere colmata con qualcosa di succoso e possibilmente dal sapore gradevole.