Il medico deve provare la corretta igiene nell’ipotesi in cui la ferita si infetta
13 Aprile 2021La suprema Corte di Cassazione con recentissima Sentenza del 2021 recante numero 4864 ha precisato quale prova devono fornire il medico e la struttura sanitaria in seguito ad un’infezione che dovesse risultare essere insorta in ospedale. In tal senso, i Supremi Giudici hanno affermato che i germi di tipo ospedaliero possono causare delle infezioni anche molto gravi nei pazienti e tale questione è spesso oggetto di richieste di risarcimento danni nei confronti sia dei medici che delle strutture sanitarie. Per la Cassazione la prova liberatoria in ordine al corretto adempimento dei sanitari va soddisfatta sotto due profili.
Innanzitutto, sul piano generale, occorre dimostrare di aver adottato tutte le cautele che le vigenti normative e le corrette partiche impongono per scongiurare l’insorgenza di patologie infettive a carattere batterico e che interessano, sostanzialmente, la salvaguardia delle condizioni igieniche dei locali e la profilassi della strumentazione chirurgica eventualmente adoperata. Del resto, la Corte, in Sentenza, ha testualmente ribadito che “…. la prova dell’adozione e dell’adeguato rispetto dei necessari standard di igiene e prevenzione non può, ragionevolmente, incombere sul paziente danneggiato con esclusione della casa di cura che lo ha dimesso.”. Sul piano individuale, invece, occorre dimostrare che il personale medico abbia provveduto al necessario e doveroso trattamento terapeutico. Nello specifico, secondo la Cassazione, deve essere considerato necessario provare di aver praticato una corretta terapia profilattica prima e dopo l’intervento chirurgico.