Il nosocomio della discordia
12 Giugno 2020Ospedale unico della Penisola sorrentina e costiera amalfitana, storia di uno scempio urbanistico annunciato.
Con il comunicato numero 12 del 15 gennaio 2020 la Regione Campania ha annunciato la pubblicazione del bando per la progettazione esecutiva dell’Ospedale Unico della Penisola sorrentina e Costiera amalfitana gestita da Soresa Spa, in qualità di Centrale di Committenza,
Si tratta di un complesso ospedaliero suddiviso in quattro padiglioni dal costo di cento milioni, dei quali già stanziati 65 milioni di euro. Tale struttura è destinata a fornire i servizi sanitari per un’utenza di 120 mila abitanti residenti sulle due costiere, con l’aggiunta degli oltre quattro milioni di turisti che affollano la zona nei mesi estivi. La struttura dovrebbe sostituire (e chiudere) i due ospedali esistenti a Vico Equense e Sorrento. In realtà si tratta di un progetto velleitario coltivato almeno da quindici anni da alcuni politici locali, in vario modo interessati, i cui tentativi, per l’assurdità della proposta, sono andati costantemente a vuoto. Ora, dal presidente della Regione Vincenzo De Luca, è giunta la notizia del corposo finanziamento che, come era da aspettarsi, ha ridato impulso all’operazione evidentemente non estranea alla prossima campagna elettorale.
Fra le indicazioni più scandalose che si registrano in tutta questa vicenda è certamente la localizzazione del sito in cui questo complesso dovrebbe sorgere. Infatti esso dovrebbe incastrarsi nel centro abitato del piccolo comune di Sant’Agnello, (9.000 abitanti) l’area più congestionata e pericolosa che si potesse immaginare dove si registra una densità abitativa superiore ai 5,000 ab/Km2. E pensare che tale situazione è nota agli stessi proponenti amministratori locali i quali ne sono a perfetta conoscenza dal momento che nel richiedere alla Regione Campania la nuova struttura comprensoriale descrivono la zona con queste parole: “Tutto il sistema urbano poggia su un unico asse di supporto che è il perno principale di sviluppo sia sociale che economico della nostra terra ma che al tempo stesso è particolarmente vulnerabile, soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Infatti l’unica strada che collega la Penisola Sorrentina al resto della Regione Campania (accanto a cui si prevede il nuovo ospedale – NdA) , specie nei periodi estivi è difficilmente percorribile a causa del traffico caotico e della cospicua presenza di bus turistici che ingombrano la carreggiata. Infatti proprio nelle prossimità del centro abitato di Sant’Agnello si registrano sui due sensi le due maggiori strozzature della “S.S. 145 sorrentina” dove si concentra caos e inquinamento.
Ebbene, malgrado tali notissime e già pesanti criticità, il sito della nuova sproporzionata struttura viene individuato proprio li a due passi, nell’agrumeto del vecchio Ospedale Lauro costruito a metà dell’800 su un banco di tufo perforato da una serie di gallerie e grotte sotterranee. Non solo, ma tale pericolosità si accresce anche perché l’area dell’ingresso poggia sul riempimento di una voragine naturale (i caratteristici valloni sorrentini) su cui negli anni Settanta del Novecento furono costruite sia la piazza che la strada d’accesso al progettato ospedale. Tutti sanno, perché la stampa lo ha puntualmente comunicato, che il Viale dei Pini è colpito da continui sprofondamenti lungo l’intero suo tracciato (l’ultimo nel 2018). Non a caso nella carta del rischio idraulico l’intera superficie è indicata con “R4 rischio molto elevato” Una situazione di grave preoccupazione poiché intorno ad essa gravitanoin un affollamento spesso ingestibile, oltre al centro urbano di Sant’Agnello coi suoi 5.000 abitanti, gli uffici pubblici, tre alberghi e due centri sportivi.
Orbene, durante il 2015, a cura dell’ ALS Napoli 3 Sud, è stato redatto uno studio di fattibilità, peraltro lacunoso e omissivo che, in data 21 aprile 2015 è stato esaminato dalla Conferenza dei servizi convocata dal Comune di Sant’Agnello presso la Giunta Regionale la quale, astenendosi da qualsiasi rilievo di natura urbanistico-ambientale (ambientale nel senso della vivibilità) lo ha approvato frettolosamente con osservazioni superficiali e futili prescrizioni, Si segnalano solo pochi esempi: intanto tutti dichiarano di concordare con la scelta dell’area malgrado le criticità sopra indicate. Il rappresentante della Soprintendenza BAPSAE raccomanda l’adeguato “uso del fotovoltaico (…) evitando pannelli di uso comuni”; il rappresentante della Città Metropolitana “mette in rilievo anche il raggiungimento dell’obbiettivo di non sacrificare aree a destinazione agricole”; così egli “prescrive” malgrado l’evidenza del progetto dove si vede chiaramente che le strutture copriranno l’intera area agricola circostante il preesistente edificio! Il dirigente dell’Area dei Lavori Pubblici della Regione Campania “ha evidenziato gli aspetti tecnici della fattibilità non rilevando elementi di particolare criticità” (sic) tuttavia chiede di “preferire soluzioni di ridotto impatto ambientale, in particolare nelle sistemazioni esterne e nella regimentazione delle acque” cioè il suo parere si è limitato alle aiuole, i giardinetti e le canalette di scolo! Incredibile.
Nessun approfondimento e/o riferimento da parte di tutti, alla normativa urbanistica ma solo la concorde richiesta di una variante al PUT (legge Reg. 35/87) confermando con ciò che il progetto allo studio è in evidente contrasto con la normativa urbanistica vigente.
Nessun esame e nessuna valutazione dei costi e dei benefici. Sorvolando sul fatto reale che la ricostruzione dell’attuale edificio del Mariano Lauro è stata completata appena quindici anni fa dopo circa un decennio di lavoro e l’esborso di ingenti somme di danaro pubblico. Dunque un grosso edificio di nuova costruzione il cui attuale valore di mercato è almeno pari, se non superiore, a trenta milioni di euro, a cui, se si somma l’enorme impegno economico profuso per la sua ricostruzione capiremo quale spreco di risorse ci si appresta a compiere, dove un grande patrimonio viene destinato alla discarica.
Eppure nella periferia del confinante comune di Piano di Sorrento esiste la disponibilità di un suolo alternativo assai più funzionale e meno oneroso dal punto di vista economico e sociale. Di qui lo sconcerto e l’indignazione di quei pochi cittadini che ne sono venuti a conoscenza giacché il tutto viene condotto nel silenzio, sotto traccia, fra gli uffici di qualche sindaco interessato e le stanze di Santa Lucia. Una riservatezza che la dice lunga sulla consapevolezza dagli amministratori locali circa l’assurdità di questa operazione destinata, se realizzata, ad infliggere un autentico, ulteriore, sfregio a danno della comunità e del territorio.
*Presidente Centro studi e Ricerche F.M. Crawford di SantAgnello