Il tempismo salva la vita, il Nord più veloce rispetto al Sud
27 Marzo 2024Essere veloci nel primo intervento può significare salvare una vita, soprattutto quando si è colpiti da patologie come infarti e ictus.
Per questo le cosiddette Reti tempo-dipendenti, da quella cardiologica all’Emergenza-urgenza, sono cruciali: su questo fronte l’Italia presenta forti differenze tra le Regioni, con il Nord che si conferma ‘più veloce’, con migliori performances nel mettere in atto risposte nelle prime ore dall’insorgenza dei sintomi, ed il Sud e le aree interne che spesso arrancano, come nel caso della Campania che risulta ultima per le prestazioni dei Pronto soccorso (Ps). Proprio i Ps rappresentano però la spina nel fianco di varie Regioni, con lunghi tempi di attesa che sono tra le cause del fenomeno dell”abbandono’: ci si reca cioè nei punti di emergenza-urgenza per poi andarsene ancor prima di aver effettuato la visita medica.
E’ una fotografia complessa quella che emerge dalla terza ‘Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti’ dell’Agenas, presentata oggi. L’indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. L’istantanea delle quattro principali reti tempo-dipendenti (cardiologica, ictus, trauma, emergenza urgenza) è stata ottenuta sulla base di un questionario compilato dalla Regioni e della valutazione di una serie di indicatori: dalla proporzione di infarti trattati con angioplastica entro 90′ minuti dal ricovero alla mortalità a 30 giorni, dal totale di ricoveri e tempo di permanenza in Ps alla percentuale di abbandono di tali reparti.
In particolare, per quanto riguarda la Rete Cardiologica, l’indagine rileva che la Rete “soffre in quelle zone più interne e meno servite”. Funziona meglio in tre Regioni: Lazio, Liguria e Marche. Performance buone anche in altre 5 Regioni (Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto). Le performance peggiori si registrano invece in Abruzzo e Calabria, seguite da Valle d’Aosta e Molise. La Provincia autonoma di Trento è poi in testa alla classifica per la percentuale di infarti trattati con Angioplastica Coronarica entro 90 minuti dal ricovero, come previsto dagli standard fissati dal decreto ministeriale 70/2015. Nella P.A di Trento, infatti, il tasso di infarti trattati secondo tale standard è del 62,35%. Le percentuali peggiori si registrano in Basilicata (34,48%), Liguria (39,41%) e Sicilia (42,82%). Per la rete ictus, le peggiori sono Sardegna e Abruzzo e le migliori L’Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche ma anche la Campania. La più alta mortalità a 30 giorni per ictus si registra in Basilicata, la minore in Umbria (7,63%). La rete di Emergenza-urgenza (Ps) funziona bene in varie Regioni del Nord: la prima per assistenza e presa in carico è la provincia autonoma di Bolzano; risultati positivi anche in Veneto e Lombardia. Performance peggiori, invece, soprattutto al Sud come in Sardegna e soprattutto Campania, che risulta ultima, ma criticità si hanno anche in Valle d’Aosta. Rispetto poi alla percentuale dei ricoveri da Ps, 13 Regioni superano la media nazionale pari al 12,79% e la Puglia si attesta al 18%. Quanto ai tempi di attesa, la più virtuosa è la Valle d’Aosta con un tempo mediano tra l’arrivo e il ricovero dei pazienti di 88,5 minuti, la peggiore il Lazio con 305 minuti. Le Regioni con la più alta percentuale di abbandono del Ps sono invece Campania (11,80%), Sardegna (24,31%) e Sicilia (12,71%), rispetto ad una media nazionale del 6,29%. Quelle con la più bassa percentuale di abbandono sono la Valle d’Aosta con lo 0%, Basilicata (1,30%) e Veneto (1,65%). Varie le ragioni del divario di performance tra le regioni, ma molto pesa anche, ha spiegato Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento Programmazione del ministero della Salute, “la mancanza dal 2006 di un Piano sanitario nazionale; in assenza di un tale piano è difficile programmare in maniera corretta in ambito sanitario anche ai fini dell’implementazione delle Reti tempo-dipendenti”. Questi dati, ha concluso il direttore Dipartimento Area Sanitaria dell’Agenas, Antonio Fortino, “non sono solo numeri, ma dietro ci sono delle persone e dei pazienti. Dietro questo lavoro, che proseguiremo, c’è anche una forte spinta etica”.