Il “Territorio” arranca, occorre cambiare
20 Giugno 2019Medici e pediatri di famiglia non lavorano nei fine settimana, i “Distretti” affollati dal lunedì al venerdì, con uffici che garantiscono poche ore di lavoro. Ma nel week end sono chiusi.
Giuseppe Tortora, medico di famiglia e da decenni sindacalista condivide in parte le considerazioni di Lorenzo Medici della Cisl sull’assistenza garantita ai cittadini. “Si parlava del rapporto di lavoro dei medici e dei pediatri di famiglia che, per legge, hanno uno stipendio mensile garantito dalle singole Regioni e dalle Asl. Il nostro ricorda Tortora è un contratto di lavoro “in convenzione” che ci impone una serie di obblighi, ma nessuno di noi ha un rapporto di dipendenza con le Asl, siamo una sorta di collaboratori esterni”.
Giuseppe Tortora con Saverio Annunziata fu uno degli allievi dell’indimenticato Giuseppe Del Barone, per anni presidente dell’Ordine dei medici di Napoli e provincia e fondatore di un sindacato dei medici di famiglia, l’Unamef. Sigla modificata negli anni in Smi, sindacato che dopo la frammentazione dei propri iscritti ha aderito in parte al Sumai, sigla sindacale che rappresenta gli specialisti ambulatoriali.
“Gabriele Peperoni, da anni leader del Sumai ci propose, proprio perché anche noi lavoriamo in rapporto di convenzione, di entrare nel Sumai come rappresentanti della componente dei medici di famiglia. Lo Smi esiste ancora – ricorda Giuseppe Tortora – in Campania ha degli iscritti soprattutto in provincia, lavora da Roma in su. Io e molti colleghi abbiamo alla richiesta dell’amico Peperoni, nel Sumai sono vice presidente nazionale per i medici di famiglia”.
Dottore, il Territorio funziona male. La sua categoria viene criticata perché nei fine settimana medici e pediatri di famiglia non lavorano.
“Rispettiamo quello che prevede l’attuale convenzione e non credo che da un giorno all’altro sia possibile modificare il nostro rapporto di lavoro trasformandoci in dipendenti di Asl e Regione. L’organizzazione attuale è prevista da una legge”.
I vostri compensi sono più alti di quelli di un primario ospedaliero.
“Ripeto il nostro rapporto di lavoro è previsto dalla legge. Un cambiamento giuridico significherebbe doverci pagare le ferie e la tredicesima che al momento non ci sono riconosciute. Siamo dei “para subordinati” con qualche obbligo che i colleghi ospedalieri non hanno: se siamo malati o andiamo in vacanza siamo tenuti a nominare e pagare un sostituto disposto ad assistere i nostri pazienti”.
Duri, durissimi. Contrari a ogni cambiamento….
“No siamo aperti al dialogo e dal punto di vista organizzativo qualcosa cambierà presto. Il Sumai e la Fimmg cittadina con la guida di Sparano sta creando delle aggregazioni di medici e pediatri di famiglia proprio per cercare di garantire un’assistenza migliore il sabato e la domenica, giorni in cui i pronto soccorso sono assaliti dai cittadini. Siamo pronti a lavorare anche il sabato e la domenica, come prevede la legge Balduzzi che in questi sette anni non è stata attuata. Abbiamo delle proposte che non sono state prese in considerazione dalla Regione”.
Cosa chiedono i medici del Sumai?
“La creazione di ospedali intermedi. Lavoro da oltre quarant’anni, so che anche il sabato e la domenica un cittadino può avere un infarto, un ictus o un semplice mal di testa. E mi rendo conto che al primo dolore si è costretti ad andare in ospedale. La politica non ha proprio preso in considerazione la necessità di programmare la realizzazione di <ospedali intermedi> dove un medico o un pediatra di famiglia può visitare un paziente che accusa i sintomi di un infarto. Il medico lo visita, gli fa un elettrocardiogramma, gli controlla gli enzimi e se – il paziente è sotto infarto – lo trasferisce in ospedale. Se ha invece un’altra patologia gli prescrive la cura necessaria e lo rimanda a casa. Ma a Napoli e in Campania i politici non hanno mai fatto cenno alla utilità di un ospedale intermedio”.
Dottore Tortora, il suo sembra il libro dei sogni. Quali locali proporreste per una soluzione del genere?
“La Regione pensa di chiudere il San Paolo e di realizzare un nuovo ospedale nella zona flegrea. Gli ospedali intermedi potrebbero essere realizzati agli Incurabili, negli edifici del Frullone, in quelli del Leonardo Bianchi, a Capo Posillipo nell’ex Colonia Geremicca. Sarebbe una risposta concreta ai cittadini napoletani che criticano l’attuale organizzazione dell’assistenza sul Territorio”.