Immunoterapia, una nuova arma per combattere il linfoma
21 Gennaio 2019All’Istituto tumori di Milano al via la fase sperimentale che, nel prossimo autunno, dovrebbe aprire al mercato il nuovo farmaco che sembra in grado di dare buoni risultati, nel 40% dei casi.
Per la commercializzazione della terapia bisognerà attendere qualche mese, almeno fino all’autunno, quando la trattativa tra la multinazionale americana Gilead e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sarà conclusa. Entro gennaio, però, nell’Istituto tumori di Milano (Int) saranno somministrati i primi trattamenti basati sull’immunoterapia Car-T a pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B. A rivelarlo al Sole 24 Ore è Valentino Confalone, vice presidente e general manager di Gilead Italia, società biofarmaceutica che da anni investe nella messa a punto del farmaco salvavita.
L’uso compassionevole delle Car-T, terapie che prevedono che le cellule del paziente siano addestrate a riconoscere e a distruggere quelle tumorali, sarà inizialmente riservato ai pazienti in condizioni disperate e privi di alternative terapeutiche. L’avvio è previsto di qui a pochi giorni e il motivo è presto detto: come spiega il presidente della Società italiana di ematologia Paolo Corradini, sui circa 750 pazienti eleggibili alla terapia la percentuale di guarigione è pari al 40 per cento, il che significa che l’attesa prevista per la commercializzazione della cura rischia di decretare la morte di almeno 35-37 pazienti che potrebbero trarne beneficio nell’immediato.
Nel frattempo è destinata a proseguire la trattativa tra Aifa e Gilead. La società ha proposto il “payment by result”, sistema che consente allo Stato di pagare le cure soltanto se funzionano. Restano da definire anche l’organizzazione dei centri, che in Italia dovrebbero essere una ventina e saranno indicati dalle Regioni d’intesa con l’Aifa, il risk management plan e i dettagli circa la necessaria formazione di medici, infermieri, tecnici di laboratorio e farmacisti ospedalieri chiamati a gestire le Cart-T. Si tratta, d’altra parte, di terapie salvavita che costano fino a 250mila euro a infusione e possono essere somministrate esclusivamente in centri accreditati e dotati di strutture e personale altamente specializzati.