“In Campania mancano 350 medici di famiglia ma i bandi per le assunzioni sono fermi al 2018”
9 Novembre 2020La Campania è l’unica Regione a non aver pubblicato le procedure di assegnazione obbligatorie per legge e per l’accordo nazionale dei medici di base. L’obbligo è di pubblicarne almeno uno all’anno, per esempio l’Emilia Romagna quest’anno ha pubblicato addirittura tre bandi di gare ACN. In un momento in cui la Campania ha 4mila casi al giorno, e i medici di base sono quindi fondamentali per fare da filtro con i Pronto Soccorso, ci sono 2mila medici in graduatoria, con i titoli e pronti per entrare in servizio, che però sono parcheggiati
Di Veronica Di Benedetto Montaccini
6 Nov. 2020
“Mancano medici e infermieri, prendiamo anche volontari come nel lockdown”, questa è una dichiarazione del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca di ottobre 2020. È vero, secondo la stima delle Asl campane, c’è una carenza di almeno 350 medici. Ma a mancare non sono le risorse umane, bensì il bando della Regione per assumere medici di famiglia.
Nel caos del Covid la Campania non pubblica bandi per medici
L’ultimo bando pubblicato e assegnato risale al 2018 e nel 2020 è stato pubblicato quello del 2019 ma senza mai un’assegnazione: la Campania è l’unica regione a non essere in regola con i bandi obbligatori per legge e per l’accordo nazionale dei medici di base. Di norma, se ne deve pubblicare almeno uno ogni anno ma, per esempio, l’Emilia Romagna quest’anno ha pubblicato addirittura tre bandi di gara ACN.
Il paradosso è che le graduatorie per titoli ci sono, e sono 2mila i professionisti che attendono solo i nuovi concorsi (qui l’ultima graduatoria della quale noi di TPI siamo entrati in possesso). In pratica, c’è un esercito di medici pronti a entrare in servizio, parcheggiati per colpa della Regione Campania, che se da una parte grida alla mancanza di dottori, dall’altra non pubblica il bando che è proprio la conditio sine qua non per farli lavorare nel pubblico.
Così, le assunzioni sono ferme, i medici di famiglia non bastano e fuori dagli studi ci sono file chilometriche. E in un momento in cui la Campania ha 4mila casi di Covid e 15 morti al giorno e i medici di base sarebbero quindi fondamentali per fare da filtro con i Pronto Soccorsi, questa carenza rischia di diventare una vera e propria bomba per la sanità pubblica.
Molte spese, pochi servizi
“La Campania è la terza regione, dopo la provincia autonoma di Bolzano e l’Emilia Romagna, per spesa sulla medicina generale. E che cosa ci fanno con tutti quei soldi?”: il presidente dell’Associazione Medici Senza Carriere Salvatore Caiazza è uno tra le migliaia di medici campani che sono stati costretti a trasferirsi al nord per lavorare. La sua associazione denuncia la situazione delle carenze da tempi non sospetti, molto prima del Covid: ben 3 anni fa. Un altro medico dell’Associazione, Michele Cavallo, ha addirittura presentato una diffida alla Regione insieme ad altri colleghi, per sottolineare l’assurda carenza di medici. Ma ancora non ha ricevulto alcuna risposta.
Alle spese cospicue non corrispondono servizi adeguati. I medici della mutua dovrebbero essere infatti un riferimento per la popolazione, quel medico che diventa un punto saldo di generazione in generazione. Invece in Campania non solo c’è un enorme turnover, ma addirittura molti cittadini vengono riassegnati perché non hanno un medico di base nel loro comune.
“Per la medicina generale – racconta Caiazza – il ministero della Salute dà alla Regione delle risorse che dovrebbero servire per le nuove assunzioni, per le spese vive, per queste cose qua. Con il surplus, cioè i soldi che avanzano dopo aver assegnato i medici, le regioni possono dare delle indennità, degli incentivi per alcuni studi specifici. La Campania è l’unica regione dove l’indennità è stata assegnata senza aver assunto medici. Perché? Sapevano già che non sarebbero comunque state fatte nuove assunzioni?”. La domanda di Caiazza è legittima e le conseguenze della risposta sono devastanti.
Il vero motivo dietro la mancanza di bandi: la complicità dei sindacati
Ma perché la Regione Campania non pubblica i bandi? Bisogna ricordare che il sistema della Ast (je aziende sanitarie territoriali) funziona così: i soldi vengono ripartiti sui territori e meno medici ci sono, più quelli già presenti guadagnano.
Il problema è che proprio chi dovrebbere difendere i diritti dei lavoratori, cioè il maggiore sindacato dei medici, non rema dalla parte giusta. Un giovane specializzando in medicina generale all’Università di Napoli (che preferisce restare anonimo) ci ha raccontato di una riunione sindacale in cui Federico Iannicelli, segretario regionale della Fimg (Federazione Italiana Medici di Famiglia), ha detto davanti ad un folto pubblico di medici in attesa di bando di concorso: “Adà ‘spettà, siete guaglioncielli. Che fretta c’è?!”. Peccato che le persone che aveva di fronte non erano proprio “guaglioncielli”, ma avevano anche 40, 45 e 50 anni. E peccato che non c’è nulla da aspettare, visto che per legge la Regione dovrebbe pubblicare un bando ogni anno.
Ma i sindacati non si fermano a qualche frase goliardica durante le riunioni. Un altro specializzando ha denunciato a TPI di aver subìto pressioni per non partecipare alle manifestazioni contro la mancanza di bandi in Regione. “Non ti conviene andare, mi dissero – racconta P. – il concorso uscirà prima o poi. Se vuoi continuare a fare le guardie non devi andare a manifestare. Io ovviamente non ascoltai. Ma la pressione c’è eccome”. E quale era il sindacato? “La Fimg”.
A spiegarci le ombre dei sindacati sulla questione è lo stesso coordinatore Fimg per i giovani, Francesco Bara: “Dopo aver partecipato ad una protesta di denuncia per la mancanza di bando territoriale le conseguenze sono state immediate: non sono più stato chiamato alle riunioni regionali del sindacato alle quali dovrei partecipare in quanto coordinatore. Non ero più gradito”.
Piccola postilla. Il segretario nazionale Fimg si chiama Silvestro Scotti, e oltre ad essere presidente dell’ordine dei medici di Napoli e il più stretto consigliere di De Luca sulla sanità. È lui, insieme al responsabile per le carenze territoriali Antonio Postiglione, che dovrebbe riferire al governatore se mancano o meno medici generali.
Le amare conseguenze delle carenze
La mancanza del bando per le assunzioni dei liberi professionisti della mutua ha portato conseguenze enormi nel tessuto sociale campano. Eccone alcune:
- Il sistema clientelare delle sostituzioni. Non essendoci nuove assunzioni, si fa fronte alla carenza dei medici con le sostituzioni. Periodi di tempo brevi in cui i medici vengono pagati a partita Iva. “C’è la ressa per poter svolgere le sostituzioni – racconta Salvatore Caiazza – per accaparrarsi anche solo qualche giorno di lavoro. E così si è creato un sistema clientelare, un giro di chiamate solo ad alcuni. Un potere in mano di pochi”.
- Un’intera generazione di medici emigrati al nord. Con le graduatorie bloccate, tutta la fascia dai 30 ai 50 anni dei medici di base non ha lavoro in Campania. Salvatore Caiazza e Michele Cavallo lavorano a Mantova e sentono forte la mancanza della loro terra. Come loro anche Luigi Marrazzo, che si è dovuto trasferire a Milano e che racconta a TPI: “Siamo sradicati, serviamo i cittadini di un’altra Regione. Eppure avevo tutti i titoli per rientrare nella graduatoria campana. E che succederà quando i 1500 medici prossimi alla pensione finiscono il servizio?”.
- “I medici con il catetere”. L’ultima tornata di assunzioni risale al 2018 e ha rigurdato medici molto anziani, che aspettavano il loro posto alla mutua da anni. Gli specializzandi ironizzano e li chiamano “i medici con il catetere”: “Come possono persone di 65 anni fare un lavoro così duro? E poi andranno in pesnione tra poco e lasceranno i pazienti ancora una volta soli”.
- La certezza del precariato. L’unica sicurezza in Campania sembra essere il precariato. Gli studenti agli ultimi anni di medicina sanno benissimo che usciranno dalla specializzazione e nella loro regione non ci sarà lavoro. Al massimo possono aspirare a qualche sostituzione. Oppure devono rassegnarsi all’emigrazione di massa.
- A rimetterci è la salute di tutti. Il problema non riguarda solo i medici di famiglia. La carenza territoriale pesa sulla salute di tutti i cittadini perché se mancano i medici, manca il raccordo con gli ospedali, mancano quei cuscinetti fondamentali durante la gestione dell’emergenza Coronavirus che galoppa e non sembra arrestarsi in Campania.