In guerra con il cibo
13 Settembre 2019Il Sistema sanitario regionale della Campania ha attivato una rete assistenziale per fronteggiare al meglio le problematiche legate ai disturbi della condotta alimentare.
L’aspetto corporeo, da mezzo per vivere, comunicare, presentarsi al mondo, diventa uno scopo, un fine in sé ed è allora che scatta il “comportamento anomalo”.
I disturbi dell’alimentazione rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità giovanile e, purtroppo, il rischio di una non positiva soluzione del problema resta ancora molto elevato. Sul piano epidemiologico, secondo i dati forniti dal Ministero della salute, l’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Per quanto riguarda la bulimia nervosa ogni anno si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra gli uomini. Nell’anoressia nervosa, il tasso di remissione è del 20-30% dopo 2-4 anni dall’esordio, 70-80% dopo 8 o più anni.
Nel 10-20% dei casi si sviluppa una condizione cronica che persiste per l’intera vita.
La prevalenza dei disturbi alimentari si manifesta precocemente ed aumenta tra l’infanzia e la prima adolescenza e tra i 10 e i 13 anni e val la pena di sottolineare che ad una maggiore sintomatologia, che si può manifestare intorno ai 9 anni, corrisponde il più alto rischio di sviluppare una maggiore sintomatologia a 12 anni. Tutto ciò rende evidente la necessità di identificare quali siano le condizioni che favoriscono lo sviluppo di questi disturbi ben prima dell’età adolescenziale.
Il dato campano è sostanzialmente sovrapponibile a quello nazionale.
Nasce da queste premesse e dalla considerazione che questi disturbi sono in costante amento, la precisa scelta di politica sanitaria della Campania che dal 2015 ha avviato la Rete assistenziale per i disturbi del comportamento alimentare, così come previsto dal vigente Piano regionale per la sanità territoriale. I riferimenti in tutte le Aziende sanitarie locali restano i Dipartimenti di salute mentale presso i quali insistono ambulatori dedicati.
“Si tratta di centri rigorosamente pubblici, così come voluto espressamente dal presidente della Giunta e commissario alla sanità, Vincenzo De Luca – spiega la dottoressa Marina Rinaldi, dirigente responsabile del Settore fasce deboli della Regione Campania – agli ambulatori sono stati affiancati anche centri semiresidenziali e due strutture residenziali, previste nei casi in cui la terapia renda necessario l’allontanamento dal contesto familiare, per dare maggiore efficacia ai trattamenti educativi ai quali si ricorre per indurre corretti stili alimentari”.
“Dietro l’anomalia di questi comportamenti si celano spesso disagi legati alla sfera familiare ed al rifiuto relazionale, unitamente ad una percezione corporea distorta – continua Marina Rinaldi – ma se vengono seguite con costanza le indicazioni terapeutiche si possono ottenere buoni risultati e, in ogni caso, sicuramente un netto miglioramento nella qualità della vita”.