In principio … luce e aria aperta per vincere la depressione

In principio … luce e aria aperta per vincere la depressione

20 Ottobre 2024 Off Di Corrado Caso

Il cielo d’autunno risale con la bruma sul dorso dei sentieri delle montagne. Il vento di Tramontana increspa il mare che diventa una placenta fredda e profonda.  La luce con stanco procedere penetra debolmente l’occhio dei viventi fino a toccare il loro nervo e ridisegnare la cupola degli umori, risvegliando con fatica la penombra del cervello riverso in una sorta di letargia da melatonina. Le diverse stagioni regolano i ritmi biologici e la nostra condizione di salute e benessere.
Il messaggio visivo modifica l’umore. La sua azione sul piano emozionale è difficilmente quantificabile. Difficilmente definiti nella loro completezza  gli elementi correlati alla luce e che fanno parte del clima e della sua variabilità. Altrettanto difficilmente valutabile la risposta individuale, la condizione psico-fisica, le circostanze, le interazioni, l’acclimatazione.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Birmingham ha dimostrato che la mancanza di luce produce in generale una mancanza di flusso sanguigno al cervello. Lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Health nell’estate 2009 ha coinvolto 17.000 persone analizzandole dal punto di vista psico-fisico attraverso appositi questionari. I ricercatori hanno rilevato una forte correlazione tra luce e sviluppo dell’intelligenza e un miglioramento della funzione cognitiva in soggetti depressi con un’esposizione graduale ad essa.
Viene definito “Disturbo affettivo stagionale (D.A.S.)” un insieme di sintomi che prendono forma durante la stagione autunnale. Principale artefice è la poca luce che, come una coltre, rende i ritmi più lenti e in maniera più o meno sensibile condiziona il tono dell’umore. Gli animali cadono in letargo, forse, l’oblio per sopravvivere al crepuscolo. Apatia, difficoltà di concentrazione, anedonia, ritiro sociale, sintomi che caratterizzano la depressione e che sono maggiormente presenti e gravi in chi abita nella depressione. Sintomi che tendono a peggiorare nelle ore serali. Dal punto di vista ormonale diminuisce   l’attività della serotonina, principale mediatore dei fenomeni dello stress e ormone del piacere. Diminuiscono di intensità le endorfine, ormoni morfino-simili prodotti dal cervello che, come una mano provvidenziale, mietono ottimismo e regolano l’intensità e la percezione del dolore. Si verifica, anche, un abbassamento della melatonina, ormone che regola il ritmo sonno/veglia. L’orologio delle stagioni fredde e umide cementifica con una gelatina collosa il dolore e i movimenti   delle articolazioni. Freddo e umidità risvegliano le malattie respiratorie e osteo- articolari. Un quadro complesso dove ansia e depressione possono acuire    i sintomi e il decorso di qualsiasi malattia. 
Era il clima un interlocutore dei nostri antenati che al clima affidavano molte delle loro richieste di salute. Una prossimità e interdipendenza che nell’ alternanza delle stagioni, nella variabilità degli elementi   lo rendeva ai loro occhi un organismo vivente, una causa di malattie stagionali ma anche un’opportunità di salute. Era il tempo della madre terra, dispensatrice di vita seminata come grano maturo in tutte le culture. I suoi anticorpi erano la barriera corallina, le foreste pluviali, boschi e pianure sterminate, profondità e altezze vertiginose. Tutto si sarebbe rigenerato ma, in questo viaggiare insieme, l’uomo e la sua follia è diventata la variabile entropica capace di distruggere il mondo. Viviamo in un microclima che avvelena il clima meteorico sconvolto da fenomeni sempre più estremi. Stagioni snaturate, mari cimiteri di migranti in fuga, nebbia e smog che nascondono il cielo. È la realtà di alcune città dove palazzi e macchine fumanti rendono l’aria avvelenata e l’effetto serra corrode le coste, caria i ghiacciai.  Tutto genera disarmonia tra cielo e terra.
Come contenere le conseguenze del   Disturbo affettivo stagionale? 
Un esercito di integratori entra con i mezzi d’informazione nelle case   modellando le nostre aspettative su presunte certezze. Ha invaso i nostri contenitori di farmaci creando, secondo propaganda, aspettative di salute oltre le riga. 
Diversamente necessaria e fonte di benessere è la vita all’aria aperta, in luoghi ossigenati distanti dalle città o da fonti di inquinamento.
 È, altrettanto, necessaria un’alimentazione ricca di sali minerali, vitamine, soprattutto, di vitamina-D che, in assenza di irradiazione e mancata esposizione ai raggi ultravioletti del Sole, diventa carente nell’organismo favorendo l’insorgenza di dolori ossei e muscolari, astenia e rischio di fratture.                                                                          Gli omega3, contenuti in quantità abbondante tra uno scarpone e mille buste di plastica nel pescato dei nostri mari, migliorano l’umore e apportano benefici nella sindrome bipolare.
Una valida alternativa alla mancanza di luce è la “luce artificiale” ovvero la “lumino-terapia” (Light  therapy). Una pratica ormai di uso comune. Il paziente viene immerso, preferibilmente in ore mattutine, in un ambiente saturo di luce generato da lampade tubo fluorescenti. La durata dell’esposizione è di circa 40 minuti al giorno per 7-14 giorni. L’efficacia del trattamento sembra legato non tanto all’irradiazione della pelle ma allo stimolo che la luce esercita sulla retina dell’occhio. Anche nell’uso della luce artificiale è stato rilevato un innalzamento dei valori della serotonina e delle endorfine e un abbassamento della melatonina. È importante adottare particolari precauzioni nei pazienti affetti da diabete a causa di un possibile danno alla retina (locus minoris resistentiae). Nel caso di affetti da epilessia la lumino terapia deve essere meno intensa per evitare effetti collaterali dovuti ad una abnorme   stimolazione cerebrale.
Vorrei concludere questo breve excursus ricordando di Jacques Prevért l’attesa della luce come un’aspettativa di vita.

LE FOGLIE MORTE

Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici quando eravamo amici.
La vita era più bella.
Il Sole più bruciante.
Le foglie morte cadono a mucchi…
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell’oblio…