Insegnamenti della pandemia

Insegnamenti della pandemia

10 Maggio 2020 0 Di Alfredo Focà*

L’insegnamento più significativo dell’affezione virale è l’errore fatto a partire dalla riforma sanitaria 502 del 2009, “Bindi”, che emarginò e distrusse la medicina territoriale.

 

Una infezione virale a carattere epidemico-pandemico coglie impreparato “l’Uomo 2020” forte della sua tecnologia, forte della globalizzazione, forte dei suoi centri medici di eccellenza, prepotente contro la natura, presuntuoso sul rapporto con il pianeta terra, altezzoso sulla povertà e la fame.

Debolissimo e impotente nei confronti di una infezione virale, strenuo difensore del suo stile di vita sbagliato e dei suoi comportamenti egoistici; episodi pandemici che si presentano ciclicamente fin dalla tarda antichità da cui “l’Uomo” non coglie gli insegnamenti. “L’Uomo 2020” si dimostra cieco e sordo ai segnali che il virus, la pandemia, inviano.

“L’Uomo 2020” chiede di vivere sano in un mondo malato, dice Papa Francesco. E allora, “l’Uomo 2020” cerca alibi, inventa nuove locuzioni per esorcizzare più che per prevenire la malattia per poi scoprire che le tecniche di difesa dalle infezioni sono già state utilizzate da millenni.

Ecco che alibi e giustificazioni sono trasformati e veicolati da messaggi fuorvianti, o francamente falsi, che si accatastano confusamente. Pertanto, l’azione contro il virus diviene “guerra”, la distanza di sicurezza personale diviene “distanziamento sociale”, le misure igieniche (che da sempre utilizziamo quotidianamente per contrastare la trasmissione delle malattie da infezione) conosciute da secoli, si trasformano in messaggi terroristici e sanzioni amministrative! E quindi: “è colpa dei cinesi”, “il virus è sfuggito da un laboratorio”, “tanto colpisce solo i vecchi”, “l’immunità di gregge”…

Davanti alle telecamere schiere di novelli virologi affermano tutto e il contrario di tutto, la sfida è alla ricerca ella primogenitura (magari su un rimedio utilizzato da secoli) e presentato da “sperimentazione scientifica”; piovono affermazioni del tipo: la “mascherina non serve a niente”, la “patente d’immunità”, il “lock down”, il “distanziamento sociale”, “a mare non indugiare sulla battigia”, “gli affetti stabili”… Il più esilarante è stato il ministro degli esteri con lemma inglesizzante: “vairus” più efficace di virus! Tutto, comunque, contribuisce a deresponsabilizzare le persone.

Nella ricerca della primogenitura (e di finanziamenti) circa presidi terapeutici o profilattici vengono reinventate come scoperte dell’ultima ora antichi rimedi; il risultato “geniale” di sperimentazioni preliminari (eseguiti su un piccolo numero di casi statisticamente poco significativi) sbandierati come risultati scientificamente acquisiti mentre sappiamo che ogni annuncio di scoperte, anche su riviste scientifiche prestigiosissime, necessitano di conferme e di ampliamenti da elementi sperimentali statisticamente validati secondo criteri, controlli e arruolamento dei pazienti rigorosi.

Il trattamento iniziale degli anziani è stato uno degli errori più grossolani, macroscopici, tanto da trasformare in tutta Italia (e non solo) le residenze per anziani in focolai dell’infezione fuori controllo. Ricordiamo che inizialmente, nel momento dell’emergenza, i vecchi non sono stati ammessi nei centri di terapia intensiva: “tanto devono morire…”. Non era un problema di età ma di patologie coesistenti.

L’insegnamento più significativo della pandemia è l’errore fatto a partire dalla riforma sanitaria 502 del 2009, “Bindi”, che emarginò e distrusse la medicina territoriale, la medicina di base, i piccoli ospedali, a favore dei centri eccellenza, medicina territoriale oggi impreparata ad affrontare una pandemia, basti contare i deceduti tra i medici e i paramedici.

Oggi, in fase due, l’attenzione si sposta prevalentemente sul mantenimento delle misure igieniche per impedire il contagio (distanza di sicurezza individuale, mascherina, e guanti…) che si possono realizzare facendo leva sulla responsabilità delle persone e non già su misure coercitive.

La quantità di misure profilattiche o terapeutiche contro il coronavirus (o l’infezione da questo provocata) devono essere scelte e somministrate in tutta “scienza e coscienza” da parte del medico e non per decreto o attraverso i “social”. Esse (anti-infiammatori, anticorpi monoclonali, plasma iperimmune, antivirali, vaccini…) hanno ruolo, significato ed efficacia differente in funzione dell’andamento e dello sviluppo della malattia da infezione e delle patologie concomitanti che soltanto il medico, solo il medico, studiando il paziente, raccogliendo l’anamnesi può fare, pertanto, egli è l’unico che può somministrare il farmaco giusto, nel momento giusto, per quel paziente con le sue problematiche.

*Già professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica, Università degli studi “MagnaGrecia” di Catanzaro