Integrazione di vitamina D per la prevenzione di malattie

Integrazione di vitamina D per la prevenzione di malattie

12 Luglio 2024 Off Di La Redazione

Numerosi studi dimostrano associazioni tra le concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D (25 [OH]D) e una varietà di disturbi comuni, tra cui malattie muscoloscheletriche, metaboliche, cardiovascolari, maligne, autoimmuni e infettive. Queste associazioni hanno portato a un’ampia integrazione con la vitamina D e a un aumento dei test di laboratorio per 25 (OH)D nella popolazione generale. Tuttavia, il rapporto beneficio-rischio di questo aumento nell’uso della vitamina D non è chiaro, e l’assunzione ottimale di vitamina D e il ruolo dei test per 25 (OH)D per la prevenzione delle malattie rimangono incerti.
L’obiettivo delle nuove linee guida cliniche dell’Endocrine Society è sviluppare indicazioni per l’uso della vitamina D (colecalciferolo [vitamina D3] o ergocalciferolo [vitamina D2]) per ridurre il rischio di malattia in individui senza indicazioni stabilite per il trattamento con vitamina D o per i test 25 (OH)D.

Un panel multidisciplinare di esperti clinici, insieme a esperti nella metodologia delle linee guida e nella revisione sistematica della letteratura, ha identificato e prioritizzato 14 domande clinicamente rilevanti relative all’uso della vitamina D e ai test 25 (OH)D per ridurre il rischio di malattia. Il panel ha definito “integrazione empirica” come l’assunzione di vitamina D che: 1) supera i Dietary Reference Intakes (DRI); 2) viene implementata senza testare per 25 (OH)D.
Il panel suggerisce l’integrazione empirica di vitamina D: a) per i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 1 e 18 anni allo scopo di prevenire il rachitismo nutrizionale e per il suo potenziale nel ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio; per quelli di età pari o superiore a 75 anni a causa del suo potenziale per ridurre il rischio di mortalità; b) nelle donne in gravidanza per la possibilità di ridurre il rischio di preeclampsia, mortalità intrauterina, parto pretermine, nascita di piccole dimensioni per l’età gestazionale e mortalità neonatale; c) nei soggetti con prediabete ad alto rischio a causa del potenziale nel ridurre la progressione verso il diabete. A causa della scarsità di fonti alimentari naturali ricche di vitamina D, l’integrazione empirica può essere ottenuta attraverso una combinazione di alimenti fortificati e integratori che contengono vitamina D. Sulla base dell’assenza di prove cliniche di supporto, il gruppo di esperti suggerisce di non eseguire test di routine per il 25(OH)D in assenza di indicazioni stabilite. Queste raccomandazioni non hanno lo scopo di sostituire gli attuali DRI per la vitamina D, né si applicano alle persone con indicazioni stabilite per il trattamento con vitamina D o per il test 25(OH)D.

In conclusione, queste linee guida forniscono indicazioni cliniche per l’uso della vitamina D mirate a ridurre il rischio di malattia in individui senza indicazioni stabilite per il trattamento con vitamina D o per i test 25 (OH)D.

 

 

 

 

 

Fonte: https://www.doctor33.it/articolo/61577/integrazione-di-vitamina-d-per-la-prevenzione-di-malattie-linea-guida-dellendocrine-society