Interferone? Rivolgersi “A chi l’ha visto”
13 Maggio 2019Alla segnalazione del caso, eclatante, della gravissima carenza di un farmaco per il Parkinson (il problema è ancora irrisolto) segue quella relativa alla “scomparsa”dell’interferone.
Problemi di produzione. Questa l’arida formuletta alla quale ricorre l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per dire, in perfetto burocratichese, che quel medicinale è di difficile reperimento o, addirittura, pressoché introvabile. La formuletta non rende, e d’altronde neanche lo potrebbe perché “fuori mandato”, il dramma di migliaia di persone, affette da patologie severe che, improvvisamente, al problema derivante dalla gestione della malattia sono costrette ad aggiungere (come pena accessoria) quello legato al reperimento dei medicinali.
E, giusto per farci un’idea, l’interferone è impiegato nel trattamento di patologie che vanno dalle epatiti (sia B che C) a diverse forme tumorali, dalla malattie di Behcet alla sclerosi multipla.
Anche in questo caso, così come era avvenuto per il farmaco utilizzato nella cura dei sintomi del morbo di Parkinson, nessuna auspicabile smentita da parte delle istituzioni preposte. “Il problema esiste su base nazionale – spiega il dottore Ugo Trama, responsabile del Servizio farmaceutico della Regione Campania – per cui, come sempre avviene in questi casi, Aifa ha autorizzato le singole Aziende sanitarie a provvedere all’acquisizione del prodotto direttamente sui mercati internazionali”.
Dal canto nostro – aggiunge Trama – abbiamo sollecitato le farmacie delle Aziende sanitarie a provvedere all’importazione dall’estero del medicinale”.
Risposta chiara, anche se resta la perplessità: se trattasi di “problemi produttivi”, perché dovrebbe risultare più efficace l’azione di una singola azienda rispetto a quella di un intero Paese? La domanda, chiaramente, va girata ad Aifa.
In ogni caso questa è la procedura, per cui le Farmacie periferiche del Sistema sanitario nazionale sono tenute a riempire i moduletti prestampati predisposti dall’Aifa, sulla base delle richieste dei cittadini ed indicando costi e quantità e, quindi, far partire l’ordinativo. Trattandosi di un farmaco importante e, in qualche caso salvavita, non dubitiamo della solerzia degli interventi anche se molto dipende dalle rispettive organizzazioni interne. Ci sarà, inevitabilmente, il paziente “fortunato” perché residente un un territorio gestito da un’Azienda sanitaria ben organizzata, ci sarà anche quello a rischio interruzione del trattamento.
Ai malati, colpiti da malattie così gravi, qualche altra chance? Nessuna. Non hanno possibilità alcuna di attivare meccanismi alternativi per evitare di restare senza medicine.