Iperparatiroidismo primario, termo-ablazione in alternativa alla chirurgia: pro e contro
4 Febbraio 2022L’iperparatiroidismo primario (pHPT) è una malattia piuttosto comune, caratterizzata da livelli circolanti elevati di paratormone (PTH) e calcio.
«Benché si tratti una patologia quasi sempre benigna, i pazienti spesso sviluppano complicanze, quali perdita di massa ossea, urolitiasi, disturbi neuro-cognitivi e ipercalcemia severa» ricorda Maurilio Deandrea, SC Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo, AO Ordine Mauriziano di Torino.
«La paratiroidectomia è il trattamento di scelta, in quanto porta solitamente a guarigione definitiva, con normalizzazione dei livelli di calcio e PTH. Tuttavia, la chirurgia non è scevra da rischi – soprattutto in soggetti più anziani – e alcuni pazienti rifiutano l’intervento o presentano rischio chirurgico elevato». Negli ultimi anni, le tecniche di ablazione sono state proposte come potenziale alternativa alla chirurgia, anche se la maggior parte delle evidenze origina da studi di piccole dimensioni (Ye J, et al. Int J Hyperthermia 2020).
Del tema si è occupato di recente uno studio retrospettivo multicentrico cinese, segnala Deandrea. Criteri di inclusione: 1) pazienti sintomatici; 2) pazienti asintomatici con una di queste condizioni: a) calcemia > 1 mg/dL rispetto al limite superiore della norma; b) osteoporosi (T-score <-2.5 o storia di fratture da fragilità); c) età < 50 anni; d) urolitiasi renale; e) clearance della creatinina < 60 mL/min; f) rifiuto o controindicazione chirurgica; g) non disponibilità a controlli nel tempo; 3) paratiroidi visualizzabili sia all’ecografia che alla scintigrafia con SestaMIBI. Criteri di esclusione: storia pregressa di pHPT trattato chirurgicamente. Pazienti: 119 derivanti da quattro centri cinesi. «Tutti i pazienti sono stati preliminarmente trattati con infusione di 30-40 cc di soluzione salina intorno all’adenoma (hydro-dissection) allo scopo di isolare la paratiroide da trattare rispetto alle strutture vitali circostanti» riporta Deandrea. «Novantasei sono stati trattati con micro-onde (MW) e 23 con radio-frequenza (RFA). Il follow-up era compreso tra 6 e 4 mesi».
Il successo tecnico (ablazione completa del nodo con segnale assente dopo mezzo di contrasto ecografico), prosegue lo specialista, si è avuto nel 98% dei casi, con riduzione volumetrica nei nodi trattati rispetto a quelli non trattati, risultato atteso in nodi del diametro massimo di 12 mm circa, con risultati lievemente migliori di MW rispetto a RFA negli adenomi più grandi rispetto a quelli più piccoli. Quanto all’efficacia clinica, si è avuta normalizzazione di calcio e PTH a 6 mesi nel 90% dei pazienti, senza differenze tra MW ed RFA; in 9 pazienti non c’è stata risposta e in 3 recidiva. Si sono registrate complicanze in 8/119 pazienti (6.7%), di cui un solo caso di paralisi permanente del ricorrente. «In questo studio multicentrico cinese, il successo tecnico e l’efficacia clinica di MW e RFA si avvicinano alle prestazioni della paratiroidectomia per pHPT ottenute nei centri con elevato numero annuale di interventi» osserva Deandrea. «La tecnica di hydro-dissectionpre-procedura in tutti i casi e il controllo con mezzo di contrasto ecografico alla ricerca di aree ancora vascolarizzate in fase intra-operatoria sono sicuramente una metodologia importante per garantire queste prestazioni così significative. Purtroppo, non esistono dati europei o di altri gruppi nel mondo che possano confermare queste prestazioni di MW e RFA nel trattamento del pHPT da adenomi paratiroidei. La nostra esperienza su pochi casi non pubblicati, analoga a quella di altri operatori italiani, è stata quella di un successo tecnico elevato nell’immediato, seguito da una recidiva di malattia clinica, in genere > 50% a 6-12 mesi.
È consigliabile quindi al momento un atteggiamento di attesa di nuovi studi prima di considerare MW e RFA come valida alternativa alla chirurgia paratiroidea con dosaggio intra-operatorio del PTH» conclude Deandrea.
Fonte:DoctorNews33