Istat, la sanità campana sempre giù
30 Settembre 2019Sono due, in particolare, gli indicatori (aspettativa di vita e migrazione sanitaria) che continuano a far navigare la Campania nei bassifondi della classifica.
Progressi, nella gestione dell’organizzazione del sistema sanitario regionale della Campania, ce ne sono stati (quadro economico, livelli essenziali di assistenza) ma non sono bastati a sfuggire all’ennesimo giudizio negativo dell’Ente di statistica che relega la regione agli ultimi posti della graduatoria.
Fra le prime classificate, come al solito, Veneto e Trentino Alto Adige, fra le ultime la Campania con la sorpresa della nordica Valle d’Aosta. A fotografare lo stato di salute delle regioni italiane è un rapporto dell’Istat, che si basa sui dati di una serie di indicatori, dalla speranza di vita in buona salute all’ospedalizzazione, tra il 2005 e il 2015. “Le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino Alto Adige – si legge – si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d’Aosta e della Campania, caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale”.
In particolare, la Campania si distingue in negativo per 30,4 decessi negli adulti ogni 10mila abitanti imputabili alle “maggiori cause” (tumori maligni, il diabete mellito, le malattie cardiovascolari e le malattie respiratorie croniche), cui si aggiunge la più alta propensione alla mortalità prematura, che supera i 315 anni di vita perduta ogni 10mila nonché gli alti valori della mortalità e delle dimissioni per tumore. Valori molto alti anche per la Valle d’Aosta, scrivono gli esperti, in cui “il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura, misurata in 292 anni di vita perduta (Apvp) ogni 10mila, che lo posiziona al secondo posto in ordine di gravità”. Due le macroaree individuate la prima (Toscana, Umbria e Marche, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna), con condizioni di salute ‘discrete’, e la seconda (Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo e Lazio), con “condizioni di fragilità generale” e valori peggiori rispetto agli altri ad esempio nella mortalità prematura e nella mobilità sanitaria.