Gianfranco Pascali: “Dico ai ragazzi di non smettere mai di sognare e divertirsi”
10 Agosto 2022“È vero che il mestiere di allenatore è più difficile di quello del calciatore: da giocatore pensi a te stesso, da tecnico devi prenderti cura degli altri.”
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un maestro di calcio: Gianfranco Pascali.
La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?
Purtroppo la pandemia e i vari lockdown sono stati eventi storici che hanno cambiato la vita a tutti noi. Personalmente ho affrontato il tutto con molta tranquillità, rispettando le regole che ci sono state imposte con la speranza che il prima possibile si potesse tornare a vivere la nostra quotidianità.
Insieme alle restrizioni, i tentennamenti della politica hanno causato molti disagi al mondo dello sport, specie quello minore. Cosa è successo alla sua specialità?
Anche il mondo dello sport, come tanti altri settori, ha vissuto dei periodi bui. Durante la fase 1 di questa pandemia, ero ancora l’allenatore e socio dell’ASD Sportivamente Amici, società che si occupa solo di settore giovanile nella bellissima Polignano a mare. Ci siamo ritrovati a dover sospendere l’attività improvvisamente e pur di far sembrare la situazione meno drammatica, io e i miei colleghi/soci ci siamo “inventati” come tanti altri allenatori, gli allenamenti online in modo da tenere occupati i ragazzi in maniera sana, allontanandoli dalle varie console.
Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Diciamo che sin da piccolo sono stato innamorato del calcio, per me è stato sempre tutto, anche se in realtà l’ho praticato per pochi anni. All’età di 17 anni mi sono avvicinato al mondo del futsal. All’epoca, avevo la concezione che fosse un sport simile al calcio, anche se dopo, con gli anni, ho capito che non è proprio così. Da qui è nata la mia passione verso questa disciplina e ad oggi posso ritenermi soddisfatto di quello che mi ha restituito.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che le qualità tecniche siano la base per potersi cimentare in questa disciplina, anche se l’aspetto primario è quello mentale. La testa ha il controllo del nostro corpo. Si possono avere anche dei piedi d’oro ma se non hai la testa sulle spalle, smetti di giocare, al contrario invece non riusciresti ad essere un top della disciplina ma per lo meno riusciresti a continuare a giocare. Quindi ritornando alla domanda, penso che se tutti noi avessimo una forza di volontà infinita, cercando sempre crescere, imparare e di non sentirsi mai arrivati, potremmo avere una buona percentuale di successo.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?
Ho sempre lavorato con i giovani e ho continuato a farlo anche quest’anno, cercando ogni giorno di trasmettere l’insegnamento che solo con sacrificio, determinazione, umiltà e pazienza potrebbe arrivare l’occasione giusta senza mai però smettere di sognare e divertirsi.