La Asl che immagino
22 Febbraio 2019Ciro Verdoliva, commissario dell’Azienda sanitaria locale Na1 Centro, in un’attenta disamina dell’Asl metropolitana che “divora i direttori”… ma tanto lui è commissario.
La conferenza stampa era programmata da giorni. Ma Ciro Verdoliva non immaginava di ritrovarsi, con altre cinquantacinque persone, sulle prime pagine dei quotidiani per le <chiuse indagini> in un’inchiesta su appalti e favori nel sistema Romeo per le pulizie nell’ospedale Cardarelli.
Puntuale all’appuntamento, alle 10,30 ecco il commissario. Abito grigio, camicia azzurra, cravatta blu e qualche chilo di troppo, non sufficiente a mascherare la tensione del momento. Poggia sull’ampia scrivania un caschetto giallo da cantiere (“mi ha accompagnato durante i nove anni in cui ho seguito i lavori all’ospedale del Mare”) e, calibrando le parole, prova a chiarire la sua posizione sull’inchiesta in corso.
“Il mio legale mi ha telefonato ieri sera avvertendomi che la Procura ha chiuso le indagini: sono tra i 56 indagati per i quali potrebbe essere chiesto il rinvio a giudizio”.
Commissario, si è sentito con De Luca, il presidente della giunta?
“No, non ho sentito il presidente De Luca. Mi sono sentito con la mia coscienza, sono inserito in un contesto che comprende cinquantasei indagati, tra tutti probabilmente il mio cognome è quello che attira più attenzione. Aspettavo da un momento all’altro la conclusione delle indagini, so che potrei essere rinviato a giudizio. Ma la mia coscienza mi dice in maniera chiara e forte che il tempo mi darà ragione”.
La sala si riempie di giornalisti, cineoperatori e fotografi: il neo commissario dell’Asl più grande d’Europa, la Napoli 1 Centro, si giustifica subito con i presenti. “Chiedo scusa a tutti se in questi giorni ho rifiutato incontri e interviste dicendo no a tutti. Ho accettato l’incarico di commissario di questa azienda grande, una struttura enorme, che spero di trasformare presto in <grande azienda>. L’ immagine dell’Asl Napoli 1 Centro è caduta veramente in basso, ha toccato il fondo. Il mio attuale incarico – ricorda Ciro Verdoliva – dura tre mesi, ma ho deciso di candidarmi per ottenere la direzione generale di questa Asl. Che programmi ho? Specifici, misurabili, accessibili, realistici e temporizzabili. So che sarà un lavoro duro nel quale metto tutta la mia passione e solo in questo modo un lavoro delicato si porta avanti senza stress”.
I PRIMI PASSI
Si comincia subito dal San Giovanni Bosco, passato alla storia della sanità italiana come l’ospedale delle formiche, anche se è stato ben accompagnato da strutture come il San Paolo e il Pellegrini.
“Voglio restituire dignità alla Asl, e fiducia ai cittadini>, si augura il commissario. In un paio di settimane ha visitato ospedali, distretti, ambulatori, e ieri anche l’ospedale veterinario. Nei suoi rapidi blitz ha provato ad ascoltare i giudizi dei pazienti e del personale medico e paramedico. Molti lo hanno accolto con un sorriso beneaugurante dicendogli: “Siete venuto a salvarci?”
Nuovi orari, nuovi impegni per tutti.
“Stamattina la prima riunione e cominciata alle 7,30; alle 8,25 ho incontrato altri collaboratori. Qui prima gli orari erano, diciamo così, <comodi> adesso si deve modificare tutto, con altri ritmi. Nell’Asl c’era un imbuto costituito dal Provveditorato dove arrivavano tutte le pratiche. Bene adesso tutti quelli che hanno ruoli di responsabilità devono assumersi i propri incarichi: l’ufficio tecnico, quello per l’acquisto dei biomedicali, quello per i beni e servizi, e così via. In ogni struttura deve esserci una persona che sa cosa fare e quando è necessario farlo”.
Si riparte dal San Giovanni Bosco. Verdoliva ha un piano di interventi.
”Si deve riattivare la Tac che è ferma da otto mesi solo perché è rotto il tubo radiogeno, voglio controllare che è così veramente ma mi sembra incredibile che un’apparecchiatura resti ferma per tutto questo tempo. Sono un tecnico e controllerò anche il guasto del tubo radiogeno. Da lunedì riprenderemo possesso del parcheggio dell’ospedale che sarà presidiato da guardie armate, il quel posto non voglio più la presenza di parcheggiatori abusivi. E ancora, ho disposto che da tutti i nostri ospedali devono andare via le ambulanze private che rimangono in sosta per ore in attesa di clienti. Nel San Giovanni Bosco dobbiamo riprenderci anche la gestione del bar”.
Commissario, parcheggio, bar, ambulanze. Quali priorità seguirà?
“Finora non sono ancora riuscito a metterla a punto. Voglio realizzare una macchina organizzativa che ci permetta il controllo di gestione in tempo reale: mi serve la raccolta dei dati informatici da inserire in un cruscotto da tenere sempre sotto controllo, per intervenire con tempestività dove le cose non vanno. Qui – avverte Ciro Verdoliva – manca il bed manager eppure la nostra azienda ha posti letto per 1.200, 1.400 pazienti. Tutti da sempre sono abituati a lavorare sulla somma urgenza: ho scoperto che l’Asl ha un patrimonio immobiliare fatiscente. È proprietaria di mille appartamenti, ma per sapere dove sono e come sono utilizzati si deve ripartire da zero perché manca qualsiasi supporto catastale. Proprio per questo ho disposto il blocco di tutte le vendite”.
Problemi, problemi, problemi e ancora problemi. Definito <top manager> da alcuni sindacalisti, Ciro Verdoliva continua la sua prima confessione da neo commissario. È solo soletto dietro la grande scrivania del salone di rappresentanza del Frullone, ma si dà coraggio. “Non sono solo, al mio fianco deve lavorare una squadra che deve essermi vicina per aiutarmi a individuare una dietro l’altra tutte le eccellenze presenti in questa Asl”.
Ingegnere Verdoliva, ci sono apparecchiature nuove inutilizzate e servizi di diagnostica per immagini che hanno funzionato male anche all’Ospedale del Mare.
“Ho appurato che esistono due atti deliberativi, la carenza di risonanze magnetiche è grave, anche all’ospedale del Mare mi dicevano <va tutto bene>, facevano invece pochissimi accertamenti, quella era solo una bugia”.
L’hanno preceduta in molti. Oggi si ha l’impressione che quest’azienda sanitaria sia da ricostruire.
“Non mi esprimo su tutto il pregresso, anche perché ogni direttore generale ha lavorato in un particolare periodo e alcuni episodi non sono venuti fuori per caso. Si parla della Napoli 1 Centro come dell’Asl delle formiche e delle blatte. Vediamo come si concluderanno le indagini in corso anche perché potrebbero esserci stati meccanismi che possono aver determinato malumore e proteste”. Io credo – spiega il commissario dell’Asl – che per arrivare a buoni risultati si deve cominciare dalle piccole cose. Nei bagni non c’erano specchi, né carta igienica e asciugamani; molti ospedali o distretti non hanno nemmeno il nome scritto al loro ingresso e non c’è una bandiera per confermare che ognuna di queste è una struttura pubblica, dello Stato. Io mi considero fortunato: oggi si può assumere, si può spendere, si può programmare. Ho tre mesi di lavoro, voglio capire come funzionano le liste d’attesa per abbatterle: così il cittadino capisce che la Sanità e che questa Azienda sanitaria funzionano veramente”.