La Babilonia delle regole anticovid
26 Agosto 2020Per avere accesso al tampone nella maggior parte delle regioni si consiglia di farsi prescrivere l’esame dal medico curante, il quale si informerà sui contatti sospetti e invierà l’informazione all’Asl.
Se il Governo chiama le Regioni rispondono e, così, a furia di ordinanze le regole, apparentemente semplici – dettate dagli esecutivi nazionali e regionali – finiscono per complicare terribilmente la vita a chi decide di rispettarle. Le regole, infatti, non sempre di facile accesso, vengono aggiornate di continuo a seconda dell’andamento dell’epidemia, le regioni spesso si muovono in ordine sparso e si registrano protocolli diversi addirittura anche tra le singole Asl di una stessa città. I cittadini lamentano una diffusa confusione, difficoltà per seguire le indicazioni e non è raro che nel mese delle ferie in molti abbiano deciso di rinunciare a viaggiare per non rischiare l’isolamento al ritorno. Grande incertezza anche su tampone e test sierologico, fare uno o l’altro o entrambi? Non per tutti infatti è chiaro che il tampone serve per diagnosticare il virus, mentre il test rivela se ci sono anticorpi prodotti dall’organismo ma non chiarisce se l’infezione è in atto. Così se l’esame rivela anticorpi, bisognerà comunque fare il tampone.
I cittadini che hanno soggiornato in Sardegna si devono recare entro 48 ore a fare il tampone. La Regione Lazio ha indicato 20 drive-in nella Capitale, altri al porto di Civitavecchia o direttamente negli aeroporti – Fiumicino e Ciampino – dove sono disponibili i test con risposta in 30 minuti. Test disponibili anche negli aeroporti lombardi di Malpensa e Milano Linate, e da ieri nello scalo bolognese. A Napoli chi rientra si mette in fila all’Ospedale Cotugno, In Liguria, nonostante l’aumento dei contagiati di rientro dalla Sardegna nel porto di Genova, il governatore si è opposto all’obbligo di tampone.
Per avere accesso al tampone nella maggior parte delle regioni si consiglia di farsi prescrivere l’esame dal medico curante, il quale si informerà sui contatti sospetti e invierà l’informazione all’Asl di competenza indicando eventualmente la necessità di contact tracing per monitorare eventuali focolai.
Chi fa il tampone dopo un contatto sospetto sarà posto ufficialmente in quarantena per 14 giorni, quando eseguirà il secondo tampone. Solo nel caso in cui risulti negativo per la seconda volta potrà uscire dall’isolamento.
Un accordo ancora non c’è ma al tavolo del ministero della Salute, regioni e governo si incontreranno a breve per stabilire come gestire i test per chi riparte e per chi arriva in Sardegna.
I cittadini che nei 14 giorni precedenti all’arrivo in Italia abbiano soggiornato in Croazia, Grecia, Malta e Spagna, devono: presentare alle autorità una certificazione attestante che, nelle 72 ore antecedenti all’ingresso nel territorio nazionale, si siano sottoposti a un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone con esito negativo. Oppure sottoporsi ad un test molecolare o antigenico, da effettuare con tampone entro 48 ore dall’arrivo nel territorio nazionale presso l’asl di riferimento. In attesa del test si deve osservare l’isolamento fiduciario presso la propria abitazione.
Chi invece atterra negli aeroporti italiani, dove sono previsti i kit con tampone veloce, può eseguirlo direttamente dopo lo sbarco.
È obbligatoria la quarantena per tutti i cittadini che nei 14 giorni precedenti all’arrivo in Italia abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria.
L’ingresso in Italia da tutti gli Stati che non fanno parte dell’Ue o dell’accordo di Schengen è consentito l’ingresso in Italia solo per
“comprovate esigenze lavorative di assoluta urgenza, motivi di salute, comprovate ragioni di studio, rientro presso il proprio domicilio”.
Sono previste alcune eccezioni: non è richiesta la motivazione per entrare nel territorio nazionale, sono quindi previsti spostamenti anche per turismo, ma resta l’obbligo di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario per i cittadini di Australia, Canada, Georgia, Giappone, Nuova Zelanda, Ruanda, Repubblica di Corea, Tailandia, Tunisia, Uruguay
È vietato l’ingresso in Italia alle persone che, nei 14 giorni antecedenti, abbiano soggiornato o sono transitate per uno dei seguenti Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Colombia, Kosovo, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Oman, Panama, Perù, Repubblica dominicana, Serbia.
Sono esentati dal divieto i cittadini italiani, di uno Stato Ue, di un Paese parte dell’accordo di Schengen, del Regno Unito, di Andorra, del Principato di Monaco, della Repubblica di San Marino o dello Stato della Città del Vaticano e i loro stretti familiari a condizione che siano residenti anagraficamente in Italia da prima del 9 luglio 2020 o anteriore al 16 luglio per coloro che provengono da Kosovo, Montenegro e Serbia.
I servizi di crociera delle navi passeggeri di bandiera italiana sono ripresi dal 15 agosto 2020.