La bellezza della salute
19 Giugno 2024Tutte le borse a bando in Chirurgia estetica sono state saturate di domande e, sicuramente, se ce ne fossero state di piu’ sarebbero state tutte, altrettanto, assorbite. Ormai non sorprende nessuno. Ben venga, si dice, se i cittadini e le cittadine chiedono di migliorare il proprio aspetto – sebbene, sarebbe necessario aggiungere, a tale proposito, qualche riflessione socio-antropologica -; o di accedere ad interventi riparativi, post-operatori, assolutamente irrinunciabili. Ma il dato ci dice qualcosa di piu’ e di piu’ problematico, ovvero che il sistema sanitario nazionale, attraverso questa abnorme richiesta, legittima non solo l’apertura ad ulteriori spazi “operativi” nel privato, ma, soprattutto, instrada alla fuga da specialità che richiedono un impegno ed un’etica professionale in settori di emergenza sanitaria. Si potrebbe contestare che sono i giovani che scelgono a quale concorso partecipare, la responsabilità o la volontà non si può attribuire al SSN! Di quali settori “alternativi” parliamo? Ovviamente, della chirurgia, dell’oncologia e della radioterapia, in tutte le loro applicazioni. Negli anni, l’impatto della responsabilitàprofessionale utilizzata come dissuasore ha spinto gli aspiranti medici a disertare le domande in questi settori piu’ impegnativi. Problematiche assicurative e, sicuramente, formative hanno contribuito in modo determinante. Ma, l’altro aspetto, fondamentale, sono sia la responsabilità connessa a tali settori, sia il tanto drammatico problema dell’interesse economico che caratterizza e differenzia tali settori, quelli richiesti da quelli esclusi. A fronte di un impegno, una competenza e unaresponsabilità indiscutibili questi settori “impegnativi” vedono riconoscersi un ritorno in termini economici a dir poco irrisorio. Parliamo del pubblico ovviamente, sistema a cui si rivolgono i tanti cittadini che non possono affrontare costi maggiorati nel privato, garantito da un accesso facilitato per chi può. Siamo di fronte ad un sistema “perverso”, che offende i medici, tanti ancora, fortunatamente e sorprendentemente, che dedicano il loro impegno nelle strutture pubbliche. A loro, molto spesso, i cittadini chiedono una “doverosità, che non e’ necessariamente pretesa in ambito “estetico” e/o privato, a cui si rivolgono con atteggiamento ossequioso. Il miglioramento estetico e’ un’aspirazione e l’atteggiamento di chi lo insegue e’ molto spesso di tipo “rispettoso”, nei confronti di chi dovrà operare. Al contrario, riguardo alle specialità emergenziali, l’accesso coincide con una “pretesa” di doverosità. Ogni medico, ovviamente, ha un dovere, come da giuramento, ma poi, nel concreto, sembra che per certi settori si possa essere, in parte, esonerati. Tutto piu’ semplice, dunque, e sicuramente piu’ remunerativo. Se non fosse così, non ci sarebbero le infinite “doppiature” informali di specialità, anche senza passaggio concorsuale, da parte di tanti medici. La bellezza della salute non coincide con la bellezza estetica. L’estetica rischiadi trasformarsi, come percepita, in una patologia distorsiva, che allontana da un atteggiamento corretto nei riguardi proprio della salute, come confermato dalla scarsa attenzione alla prevenzione e ai rischi, a cui sono esposte soprattutto le giovani generazioni. I dati sul ricorso, abnorme, mai rilevato prima, dei giovani alla chirurgia estetica può determinare per il futuro un’emergenza a cui potrebbe essere difficile far fronte. I cosiddetti modificatori di rischio andrebbero comunicati e applicati come prevenzione, dando un senso appropriato e corretto alla cura della salute.