La città relazionale che non c’è
3 Dicembre 2018Le automobili hanno ristretto gli spazi. Nate per servire e per accorciare le distanze, sono diventate simbolo, rumoroso ed inquinante, di un ambiente non più a misura umana.
Le città, costruite per le persone, avevano tutte le strade pedonali. Poi, improvvisamente, sono comparse le automobili, trasformando l’ambiente in un luogo pericoloso. L’auto, infatti, per i pedoni, è una minaccia, tanto che ogni anno decine di migliaia di persone muoiono, (600 in Italia nel 2015), investite sulle strade. Di conseguenza l’auto stesso genera disuguaglianze e il livello di pericolosità è ripartito in modo altrettanto disuguale tra le persone in quanto tende a interessare le fasce deboli. La deduzione derivante da tali considerazioni, pertanto, è che l’auto, nella società globalizzata, rappresenta l’inno alla disuguaglianza tra la gente.
Le auto sono tante, rumorose e inquinanti; necessitano di servizi costosi; occupano le strade e abbisognano di costruzione e di manutenzione; sono ingombranti; costringono i mezzi pubblici a rallentare; la loro abnorme presenza favorisce l’invasione dei marciapiedi oramai considerati parcheggio “aggiunto”; finiscono per costringono l’uomo a un effetto relazionale carente. Questa condizione diventa stabile se la città è pensata, progettata, costruita e organizzata per le automobili, non per gli esseri umani, di fatto rendendo ardue le relazioni umane.
Queste problematiche ormai riguardano tutti e, pertanto, ognuno è afflitto dalla congestione, dall’inquinamento atmosferico, da quello acustico, e dai conseguenti limiti relazionali a causa del peggioramento del clima sociale prodotto dal traffico.
A ciò bisogna sommare la disuguaglianza tra gli strati sociali in generale. L’assenza di trasporti pubblici, specie se a basso costo e con alta frequenza, nuoce le fasce deboli, i bambini, i giovani, gli anziani. Tutti cittadini con un reddito minimo e, comunque, non in grado di sostenere i costi dell’acquisto e della manutenzione di un’auto e il costo del carburante che sta generando la rivolta dei gilet gialli in Francia.
In conclusione questa “citta delle automobili” si traduce nella promozione di un ambiente urbano poco accogliente e, soprattutto, fondato sul principio dell’esclusione. Nei Paesi dell’Europa settentrionale, ci sono percorsi paralleli per i quali si può circolare in bicicletta e così una buona percentuale della popolazione si sposta in bicicletta; questo a prescindere dal clima e dalle temperature rigide. Va da sé che utilizzare la bicicletta per gli spostamenti avvantaggia l’ambiente e genera un miglioramento dello stato di salute dei praticanti.
Le piste ciclabili, dunque, rappresentano un elemento qualitativamente elevato della vita. Al contrario, l’utilizzo dell’auto per gli spostamenti cittadini, causa un danno grave in termini di vivibilità. Non si può misconoscere pertanto che lo sviluppo economico senza controllo invece di benessere, produce l’incremento delle auto e genera, conseguentemente, traffico sempre più disordinato: alla fine produce malessere. Quindi la tecnologia, di fatto, condiziona il ritmo produttivo ma anche quello vitale e, per tentare di restituire all’uomo la propria umanità, è necessario promuovere per ognuno del tempo libero da impiegare nella cura di sé e della propria salute.
Un a soluzione immediata potrebbe venire dalla realizzazione delle infrastrutture per agevolare il parcheggio di auto o gli spostamenti con mezzi di trasporto privati.
Si potrebbe prevedere, ad esempio, un vantaggio economico per le città che promuovono la progettazione, l’organizzazione e la gestione della limitazione del traffico dei mezzi non pubblici ma con un adeguato arricchimento dei parcheggi in più punti con pedaggi nulli o quasi nulli per la sosta. Già questa idea è fatta propria nei grandi centri commerciali fuori le città. Il parcheggio non deve essere una nuova tassa sulla cittadinanza.
Naturalmente le autorità pubbliche della città, per far fronte all’esigenze e alle necessità dei cittadini dovrebbero provvedere all’adeguamento dei percorsi e dei collegamenti dei mezzi pubblici anche con le zone periferiche verso le quali sono carenti.
L’obiettivo principale deve essere quello di progettare per l’intera cittadinanza la possibilità di potersi muovere liberamente con i mezzi pubblici a un costo ridotto. Il vantaggio consisterebbe da una parte superare il problema del parcheggio perché circolerebbero i mezzi pubblici; dall’altro ci si concentrerebbe sul ben-essere di ogni cittadino con conseguente risparmio sulla spesa sanitaria e sociale.