La crisi della sanità pubblica: nuove regole introdotte dal Governo per tentare di salvarla
5 Aprile 2023La cronica mancanza di medici e di personale infermieristico ha dato origine in quest’ultimo periodo che, sfortunatamente si protrae ormai da alcuni anni, alla chiusura di interi reparti o, in molti casi, alla loro cessione in appalto a cooperative private. Questo fenomeno si è verificato soprattutto nei Pronto Soccorso, ma non solo. Tutto parte dalla c.d. “spending review” che, quando non ha generato la chiusura di presidi sanitari periferici, per decenni ha impedito le assunzioni e la formazione di un numero adeguato di specialisti, mantenendo gli stipendi bassi. In tal senso, basti pensare che l’Italia è lo stato che ha i sanitari tra i peggio pagati in tutta Europa ed è per questo motivo che molti professionisti abbandonano il pubblico, riversandosi nelle cliniche private o nelle cooperative che, poi, a loro volta, prendono in appalto la gestione di interi reparti. Per tentare di far fronte a tali gravi problematiche è intervenuto il Governo che ha dedicato un intero capitolo del “Decreto Bollette” alla sanità pubblica, stanziando oltre tre miliardi di euro e provando a porre un freno alla cessione ai privati di servizi medici ed infermieristici.
Nel testo di detto Decreto si stabilisce che l’ingresso delle cooperative di medici ed infermieri negli ospedali potrà essere affidato esclusivamente nei reparti di emergenza urgenza (c.d. area critica) per un periodo non superiore ai dodici mesi. Per quanto concerne, poi, i compensi da dare ai sanitari provenienti dalle cooperative, il Governo ha deciso di elaborare delle linee guida sui prezzi di riferimento e gli standard di qualità. Inoltre, per scoraggiare l’abbandono dei sanitari dal pubblico al privato il testo prevede che chi interrompe volontariamente il rapporto di lavoro con il SSN per prestare la propria attività presso una struttura privata che fornisce servizi in regime di esternalizzazione, non potrà più far rientro nel pubblico ovvero una volta lasciato il pubblico non si potrà tornare indietro. Ed, ancora, un’attenzione particolare viene data ai medici della medicina di urgenza ed emergenza con l’anticipo a quest’anno dell’indennità che era stata prevista per il 2024 e, quindi, si è previsto di limitare l’uso dei medici gettonisti ponendo un tetto alla retribuzione degli stessi ed aumentando lo straordinario per i medici strutturati pubblici. In tal senso, i tecnici del ministero stanno valutando l’aumento della retribuzione degli straordinari da 60 a 100 euro lordi l’ora e sono previsti anche interventi, in tal senso, per gli infermieri. E’ stato dato anche il via libera agli specializzandi in corsia; questi medici, in via sperimentale e fino al 31 dicembre del 2025, potranno lavorare nelle strutture pubbliche per un massimo di 8 ore settimanali e fuori dall’orario di formazione con una retribuzione oraria di 40 euro lorde l’ora attraverso incarichi libero professionali anche di collaborazione coordinata e continuativa presso i servizi di emergenza urgenza ospedalieri del Servizio Sanitario Nazionale e l’attività svolta sarà valutabile nell’ambito del curriculum professionale nei concorsi per dirigente medico del Servizio Sanitario Nazionale. Infine, sono state previste anche alcune deroghe alle vigenti leggi, tra le quali quella che riguarda coloro che tra il 1° gennaio 2013 ed il 30 giugno 2023 abbiano maturato, presso i servizi di emergenza urgenza del SSN, almeno tre anni di servizio, i quali potranno essere ammessi a partecipare ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del SSN nella disciplina di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza, anche se non in possesso di alcun diploma di specializzazione. L’altra deroga importante riguarda i medici con laurea e specializzazione conseguiti all’estero che potranno esercitare in Italia, senza corsi integrativi abilitanti, fino a tutto il 31 dicembre 2025. Chiaramente questo è un primo grande passo in avanti importante, cui dovranno seguire, per il futuro, ulteriori interventi al fine di migliorare l’attuale grave situazione in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale.