La cura della casa comune
15 Marzo 2019Scuola d’Impegno Socio-Politico, lettura della realtà, conversione ecologica e scelte da fare per impegnarsi a conservare alle future generazioni il pianeta che ci accoglie.
La questione ambientale è stato e sarà il terzo ed ultimo tema sociale specifico del secondo ciclo di incontri promossi dalla Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti. Terzo ed ultimo tema sociale specifico per la Scuola Diocesana d’Impegno Socio-Politico, coordinata da don Matteo Prodi. Dopo il lavoro e l’accoglienza è, infatti, la volta dell’ambiente. La terra “una sorella con la quale condividiamo l’esistenza”, “una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”, noi stessi che “siamo terra” sta gridando perché maltrattata e saccheggiata e il suo pianto si unisce a quello di tutti gli abbandonati del mondo.
Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno – singoli, famiglie,
collettività locali, nazioni e comunità internazionale – a una «conversione ecologica»,
secondo l’espressione di San Giovanni Paolo II, cioè a «cambiare rotta», assumendo la bellezza e la responsabilità di un impegno per la «cura della casa comune». Ancora di più, è necessario interrogarsi su cosa abbiamo fatto alla nostra madre terra, su quale conversione dobbiamo vivere e quali scelte possiamo fare. La Scuola d’Impegno Socio- Politico ha proposto due appuntamenti: uno si è svolto giovedì 14 marzo nell’Episcopio di Sant’Agata de’ Goti, mentre l’altro è fissato per sabato 23 marzo alle 18:30 nella parrocchia “Santa Maria Assunta” di Casalduni.
Papa Francesco riconosce che «Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta» (LS 19), legittimando uno sguardo di speranza che punteggia l’intera Enciclica e manda a tutti un messaggio chiaro e pieno di speranza: «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune» (LS13); «l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente» (58); «non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi» (LS 205). Occorre, dunque, un’ecologia integrale che comprenda la dimensione umana e la dimensione sociale.