La cura per l’HCV e per la tossicodipendenza vanno di pari passo
3 Ottobre 2020“I tossicodipendenti in comunità stanno pagando costi altissimi in termini di salute e vite perdute a causa dell’HCV: ora si può guarire con l’eradicazione completa del virus”.
Lecce è tra le prime città in Italia a riprendere alcune attività in presenza o comunque in modalità mista, su temi scientifico-clinici di alto valore scientifico e sociale e con risvolti economici rilevanti. Da venerdì 2 ottobre, nella Sala Mosaico della Comunità Emmanuel “le Sorgenti” di Lecce, si tiene il congresso “Community C Free”, con presenti in varie modalità oltre 150 operatori sanitari e specialisti, tra educatori professionali, psicologi, medici chirurghi, infettivologi, medici di famiglia e infermieri.
L’appuntamento, realizzato con il contributo non condizionante di AbbVie, ha come responsabile scientifico il dottor Vincenzo Leone, punta a sensibilizzare, informare, motivare e procedere verso percorsi diagnostico-terapeutici dell’epatite HCV, attraverso test rapidi salivari e, quando necessario, cure efficaci, ben tollerate, di breve durata e facilmente gestibili. Altro motivo del congresso è quello di richiamare l’attenzione sulle necessità di costruire, insieme a istituzioni, ospedale, servizi delle dipendenze territoriali, un sistema comune di gestione delle problematiche HCV correlate.
“I tossicodipendenti in comunità stanno pagando costi altissimi in termini di salute e vite perdute a causa dell’HCV: ora si può guarire con l’eradicazione completa del virus – spiega il dottor Vincenzo Leone, medico psicoterapeuta specialista malattie infettive, coordinatore servizio Sanitario Comunità Emmanuel – L’Associazione Comunità Emmanuel ha strutture operative nel Nord Italia (Lombardia, Piemonte) dove tra le persone accolte l’infezione da HCV non supera il 30-35%. La maggior parte delle sedi operative sono distribuite nel Centro-Sud (Lazio, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia) dove rileviamo percentuali di sieroconversione per HCV anche superiori al 50%. L’elemento di criticità preoccupante che caratterizza tutte le sedi è che, nel primo periodo di accoglienza, almeno un quarto della popolazione, non è a conoscenza del proprio status HCV”.
Le epatiti virali croniche da Epatite B ed Epatite C interessano più di 2 milioni di persone nel nostro Paese e molti di questi soggetti non sanno nemmeno di essere infetti, per cui non fanno riferimento ad alcun centro di cura, nonostante esistano da anni farmaci efficacissimi. Queste malattie sono progressivamente ingravescenti, ma restano silenti da un punto di vista clinico e per questo motivo spesso rimangono misconosciute. Ciò ha delle enormi ripercussioni per il paziente, che rischia di ritrovarsi con una patologia epatica severa ed una grave insufficienza d’organo che lo porta al tumore, al trapianto o alla morte. Ma un’infezione non curata ha delle conseguenze più in generale per l’intera società, perché se il virus non viene eradicato continua ad essere trasmesso di persona in persona, magari inconsapevolmente.
In Comunità Emmanuel vengono ospitati circa 300 pazienti, tutti affetti da disturbi da uso di sostanze. Considerando la sostanza d’abuso primaria, il 28% sono in trattamento per la cocaina, il 24% per l’eroina, il 23% per l’alcol, il 19% per poliassunzione, il 6% per altre sostanze o gioco d’azzardo patologico.
“Altri problemi concomitanti più frequentemente riscontrati sono – afferma Danilo Cozzoli, Associazione Comunità Emmanuel onlus – in ambito medico, problematiche a carico all’apparato gastroenterico per gli alcolisti e malattie infettive per i tossicodipendenti (11% HCV). In ambito psicologico si riscontrano ansia (33%), depressione (17%) e disturbi dell’umore (17%). Le principali paure dei pazienti sono di non riuscire a liberarsi dalla dipendenza e di non poter risolvere i problemi derivanti da essa, specie di ordine socio-lavorativo e familiare. Il 62% dei pazienti presentano condizioni di bassa contrattualità, e la speranza è nel reinserimento lavorativo e nella risoluzione dei conflitti familiari”.