Nursing Up: la dura realtà degli infermieri in Campania
27 Novembre 2020Antonio De Palma: “Scabrose testimonianze degli studenti di infermieristica in Campania. Da mesi senza possibilità di un tirocinio negli ospedali”.
“Sognare di diventare infermieri in Italia ai tempi del Covid. Ci vogliono coraggio, consapevolezza della mission che si andrà a intraprendere, passione sconfinata per una professione difficile, complessa, nel contempo straordinaria. Al servizio della salute del paziente, qualunque cosa succeda, sempre e comunque, anche a rischio della propria vita. Eppure per molti studenti di infermieristica, il sogno, che prevede un tortuoso percorso di conoscenza e di studio, uno spirito di abnegazione che richiederà non solo conoscenze da acquisire passo passo sui libri, ma una indispensabile esperienza da maturare sul campo, oltre che indiscutibili doti umane, in questo particolare frangente, sta riservando dei risvolti negativi che il nostro sindacato ha deciso di raccontare, dopo una lunga indagine”. Così Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, nel descrivere la storia di Laura (nome fittizio, per tutelare l’anonimato di chi ci sta offrendo la sua coraggiosa testimonianza), studentessa irpina al Vanvitelli di Grottaminarda. Pochi mesi alla laurea, una passione infinita e il desiderio di combattere sul campo per la salute della collettività, non senza però avere acquisito quell’esperienza che oggi Laura è consapevole, seppur amaramente, di non possedere ancora del tutto.
“La testimonianza chiave di Laura apre uno squarcio terrificante nel mondo dei futuri infermieri – denuncia il presidente del Nursing Up – da mesi, precisamente da gennaio, questi ragazzi non effettuano alcun tirocinio sul campo ma solo formazione on line. Ci raccontano che da inizio anno non hanno realizzato ancora nessuna di quelle ore di pratica che il corso di Laurea in infermieristica prevede per legge. 1800 ore e di 60 crediti formativi universitari. I futuri infermieri devono svolgere, in media, 400 ore di tirocinio nel corso del primo anno di corso, 600 nel secondo e 800 per quanto riguarda l’ultimo anno. Medesime testimonianze ci arrivano in queste ore anche da studenti della Federico II di Napoli, che dovrebbero da mesi fare tirocinio al Cardarelli. E ciò pare che non stia accadendo”.
“Laura frequenta l’ultimo e decisivo anno e ci racconta anche di amici e amiche del secondo anno che non hanno mai e dico mai, visto una stanza d’ospedale.
Cosa sta succedendo nel mondo sanitario italiano? Ci sono Regioni come l’Emilia Romagna che nei giorni scorsi hanno accelerato le lauree di numerosi studenti per ottenere, volutamente, potenziale forza lavoro da impiegare sul campo nell’emergenza. Ma qualcosa non quadra. È davvero questo quello che vogliamo, in questo momento, per tutelare la salute dei cittadini?
La storia che stiamo raccontando è assurda. Perché possiamo accettare che ai tempi del Covid, per ragioni di sicurezza, si rallentino o si interrompano addirittura le fasi di pratica clinica degli studenti futuri infermieri negli ospedali. Ma allora perché non rallentare il loro percorso alla laurea? Sono certo che molti, moltissimi di loro, sarebbero d’accordo. Nessun futuro infermiere sogna di entrare in un ospedale senza la necessaria e sufficiente preparazione pratica” – conclude De Palma.