La fine dei sogni …”l’autonomia artificiale” governerà il mondo

La fine dei sogni …”l’autonomia artificiale” governerà il mondo

31 Agosto 2024 Off Di Corrado Caso

 Non saremo più intelligenze perché ci sono le intelligenze artificiali e i robot intelligenti. Non saremo immortali ma, in questa aspettativa e in questa storia, abbiamo smarrito identità e buoni propositi per confonderci in un futuro angosciato da “se stesso”, gestito da una oligarchia maledetta.  Arriveremo, in un giorno prossimo, al quadrivio della resa dei conti dove l’intelligenza artificiale rivendicherà il diritto acquisito a una supremazia, a una “autonomia artificiale” e governerà il mondo.
Eppure molti di noi sono astronauti della conoscenza. Sognano, ancora, le costellazioni, le chiamano per nome, cavalcano l’Ippogrifo di Astolfo e non rassegnati sono alla ricerca del senno degli innumerevoli “Orlando”. Quel senno estradato dalla terra e rifugiato sulla luna. Perché l’uomo della Terra ha perduto il senno per ricchezze, onori per dominio e onnipotenza nel nucleare. 
Era caduta senza che me ne accorgessi una sottile cenere bianca. Non so da dove e da quanto tempo ma era lì , posata sui capelli di mia madre. Ero consapevole che quanto osservavo era la carta di identità, espressione incontrovertibile del tempo che passa, dell’età che avanza. Nella vita, siamo personaggi di una stagione. Una considerazione con la quale ho visto allontanarsi la mia gioventù. La cenere ha coperto leggera e discreta anche i miei capelli, i capelli di mia moglie e tutti i capelli delle persone della mia età e a me care. 
Riflettevo su queste cose e   ascoltavo, mentre il crepuscolo scompariva nelle prime ombre della sera, di Antonin Dvoràk (1841 – 1904) la sinfonia n.9 “Dal nuovo mondo”.
Mi chiedevo se tra le note di Dvoràk c’era il segreto, la profezia, l’approssimarsi di un mondo diverso. Non avvertii l’armonia ma uno strappo tra passato e presente. Uno strappo è qualcosa di estremamente traumatico e doloroso. I suoi margini sono un confine impraticabile senza più ricomposizione e ritorno perché Il passato non ritorna, non si ripete il passato…. La memoria strappata è la fine di un’epoca. Un salto nel buio, la perdita d’identità nella centrifuga del cambiamento, nel secolo dei lumi, nello strapotere industriale e tecnologico.
Uscivamo dalla barbarie di una guerra che aveva trasformato l’uomo. Dell’uomo aveva messo a nudo la paranoia, la bestialità assassina ma, anche, l’altruismo e il sacrificio dei beati. Fu la notte dei tempi…  Ma, ancora una volta, sulle macerie tornava a splendere la speranza, tornava la luce del giorno. Don Camillo e Peppone, il maresciallo, il medico, il farmacista creavano intorno alle loro figure la certezza che tutto sarebbe stato spettacolare, vivibile nella ritrovata semplicità e che c’era spazio per una storia di terra, della carezza della madre-terra, principio di tutte le tenerezze.  Un mondo di affetti, ricordi, speranze, piccole promesse tante quanto erano sufficienti a rasserenare un futuro non eccessivo e prevedibile. Di campanili, tra di loro non contrapposti, di piazze come luoghi d’incontro, di tradizione, famiglie società. In questa apparente pochezza c’era la scrittura che nulla sarebbe andato perduto o divenuto inutile o fuori tempo perché si parlava, semplicemente, di umanità.
Ma anche questa è storia passata…
Cade la cenere a ricordarmi che il tempo è una categoria che non ci appartiene. Non ci appartiene il perché e non la sua linearità. Di Ouroboros conosciamo la mitologia, il significato, la rotondità. principio e fine. fine e principio di un tempo che si morderà la coda in eterno. Un cerchio perfetto nel quale Leonardo da Vinci incastona, il sogno della perfezione e della consapevolezza: l’uomo ad circulum. 
E adesso mi piace ricordare  la 833, legge del Dicembre del 1978 che istituì il servizio sanitario nazionale. Una legge motivata da un interesse profondo verso la salute e il raggiungimento del benessere dei cittadini. Il medico di famiglia era una pietra d’angolo in un sistema sanitario che veniva considerato tra i primi al mondo. Oggi, c’è il sospetto-certezza che questa figura possa perdere, attraverso provvedimenti di presunta efficienza, identità e ruolo.