La gestione del dolore acuto nel paziente pediatrico

Il dolore rappresenta un sintomo sfidante per il medico, in particolare quando si verifica in bambini e adolescenti.

Il paracetamolo è un antidolorifico, sia da banco che da prescrizione, tra i più utilizzati e ricopre un ruolo unico tra i farmaci analgesici, grazie alla possibilità di utilizzo in diverse tipologie di dolore e al suo buon profilo di tollerabilità. Proprio grazie al favorevole rapporto rischio-beneficio, il paracetamolo viene considerato il farmaco di riferimento sia ad azione antipiretica che analgesica in età pediatrica. 

In caso di febbre o dolore nel bambino, le Linee Guida della Società Italiana di Pediatria (SIP) 2016 raccomandano la somministrazione di paracetamolo alla dose di 15 mg/kg ogni 6 ore fino a un massimo di 60 mg/kg/die. Nel neonato e nel lattante fino a 3 mesi è appropriato un dosaggio prossimo ai 10 mg/kg/dose, fino a un massimo di 40 mg/kg/die. 

In Italia, l’aderenza all’approccio terapeutico al dolore nel bambino indicato dalle raccomandazioni e delle linee guida internazionali non è ottimale. Non di rado sia operatori sanitari che caregiver somministrano dosaggi non corretti degli analgesici, con il rischio di mettere in pericolo la salute dei bambini. 

Il dolore è spesso valutato e trattato in modo insufficiente e non omogeneo nelle diverse Regioni, con la somministrazione di dosaggi errati e bassa aderenza per quanto riguarda l’uso degli analgesici. 

Una consensus di esperti pediatri pubblicata nel 2021 fornisce un approfondimento sull’uso appropriato di paracetamolo e ibuprofene nel trattamento del dolore acuto medio-moderato nel bambino, analizzando la real life della pratica clinica italiana.

In Italia si osserva una notevole disparità di azione nella gestione del dolore. Gli autori suggeriscono che tale disomogeneità sia da ascriversi alla differenza di background dei singoli medici, oltre che da sistemi regionali. 

La real life sperimentata dai membri della consensus riflette il fatto che l’aspetto sistemico del dolore è spesso sottostimato nelle varie regioni italiane, con un miglior approccio invece alla gestione topica del dolore stesso.

Manca inoltre un sistema standardizzato di valutazione del dolore, dal momento che le scale di misurazione di questo sintomo di fatto non vengono applicate in modo sufficiente o nella maniera corretta. Insistere nel promuovere l’utilizzo di questi strumenti, tuttavia, rappresenta un passo di importanza cruciale nella gestione del dolore, dal momento che i metodi attualmente in uso sono empirici e si basano su valutazioni indirette del disturbo.

Per quanto riguarda la gestione del trattamento antidolorifico, questa risulta spesso inadeguata o completamente mancante dell’aspetto profilattico. Spesso si applica un trattamento in più somministrazioni giornaliere, senza considerare il dosaggio complessivo dell’intera giornata, anche quando ci si trova in situazioni dove dovrebbe essere applicata una terapia programmata, come nel caso di otite e faringite. 

Si tende a prediligere un approccio di somministrazione al bisogno, rispetto a un uso più oculato e programmato degli analgesici. 

In quest’ottica, diventa importante la formazione e il confronto tra professionisti appartenenti a diverse specialità, come pediatri, ortopedici, otorinolaringoiatri. Un approccio di questo tipo permetterebbe non solo di rafforzare e ampliare l’aggiornamento e le conoscenze sul tema, ma fornirebbe anche l’opportunità di programmare azioni integrate per la gestione del dolore nei bambini.

È fondamentale infatti, che la valutazione del dolore non sia solo a carico del pediatra ma anche di altri professionisti, come per esempio l’ortopedico. 

Particolare attenzione dovrebbe poi essere posta quando il paziente è affetto da disabilità che in qualche modo impediscano al bambino di esprimere chiaramente l’entità del proprio dolore o disagio.

Fonte: http://www.doctor33.it/speciale-paracetamolo/articolo-81097.html?xrtd=PPSCVRVSTLCAYARSARCXRX