La guerra planetaria ai prodotti Dop
9 Dicembre 2018L’America protezionistica di Trump contro il rampantismo commerciale della Cina. Nazioni più forti che, calpestando ogni più elementare norma di diritto internazionale, non si fanno scrupoli di destabilizzare e di predare paesi la cui unica colpa è quella di essere ricchi di materie prime. In un mondo dove il denaro è tutto, tutto è diventato lecito. E così, sotto i nostri occhi, assopiti e distratti, è in atto una guerra commerciale senza precedenti. La combattono gli Stati, oramai non più sovrani, ma eterodiretti da gruppi di poteri finanziari e dalle multinazionali che non lasciano nulla all’improvvisazione ma tutto legano alla logica, rigorosa, del profitto.
A questa logica nulla si sottrae. Neanche le organizzazioni sovranazionali che, almeno sulla carta, dovrebbero dirigere “il traffico” della civile convivenza o, come nel caso dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms) provvedere, tra l’altro, a dettare linee di indirizzo a tutela della salute pubblica.
Succede, invece, che persino quelle “oasi di pace” che dovrebbero tirarsi fuori dalla guerra commerciale imperante, finiscono per parteciparvi attivamente e con ruolo non secondario. Ed infatti ecco che l’Oms, già da alcuni mesi, discute di un provvedimento che, con tutta probabilità, finirà con l’essere approvato: la messa all’indice (oltretutto, tassandoli pesantemente) di una serie di alimenti che potrebbero incidere, negativamente, sullo stato di salute dei consumatori.
Le soprese non mancano. Sulla lista nera sono finiti formaggi, vini, prosciutti, pasta e, incredibile ma vero, persino l’olio di oliva. Insomma, la base della buona, sana, dieta mediterranea, spazzata via in un colpo solo. La dieta che produce centenari, invidiata e copiata in tutto il mondo – oramai frodi alimentari e contraffazioni dei prodotti tipici italiani (Parmigiano prosciutti, vini, pasta etc) non si contano più – trasformata, repentinamente, in un “attentato alla salute”.
Ad altri, con maggiori titoli, il compito di smentire – e, per fortuna, qualcuno lo ha già fatto – ribattendo che i contenuti in sale e grassi del più celebre formaggio italiano, se non consumati in eccesso, sono un toccasana persino per cuore ed arterie.
E, relativamente alle quantità di alimenti consumati quotidianamente, lo stesso ragionamento vale per tutti gli altri prodotti. C’è da chiedersi, però, se con altrettanta intensità e slancio, l’Organizzazione mondiale della sanità abbia intrapreso analoghe campagne, anche sul fronte mediatico, per quanto attiene all’inscatolamento di pesce al mercurio, ai prodotti del mare alla plastica, ai cereali coltivati grazie all’impiego massiccio di diserbanti, a frutta e verdura avvelenate dai pesticidi, alle carni rosse ai nitrati, a quelle bianche all’antibiotico e, volendo, si potrebbe continuare ad allungare la lista ancora per molto.
Un capitolo a parte meritano i prodotti geneticamente modificati e gli alimenti, sapientemente e chimicamente “insaporiti”, immessi sul mercato dalle multinazionali sui quali si può solo stendere un velo pietoso. Ma anche di fronte a questi casi non mi sembra di avere assistito a particolari levate di scudi.
I danni prodotti dal silenzio complice non sono per nulla inferiori a quelli generati dalle mezze verità che celano l’esca delle bugie. Chi svilisce e svende il proprio ruolo insinuando dubbi, a comando e tutela di precisi interessi di parte, non commette solo un reato per “concorrenza sleale”.
Il male peggiore è che questa strana nebbia – messa su ad arte, per avvantaggiare alcuni a danno di altri – offusca intelligenze e coscienze, generando la cultura del sospetto che, soprattutto se suffragata da qualche elemento di prova, si sta trasformando in cultura della diffidenza.
La diffidenza produce mancanza di credibilità in riferimenti istituzionali importanti, imprescindibili per la sopravvivenza di un consorzio civile. Quando questo avviene, ed in parte è già avvenuto, ci si avvia inesorabilmente verso Babele, laddove furono confuse le lingue per cui gli uomini, dividendosi, andarono ognuno per strade diverse.