La libera scelta di papa Ratzinger: “Caritas in veritate”
7 Marzo 2023È di recente pubblicazione il bel libro del vaticanista Orazio La Rocca: «Ratzinger la scelta. “Non sono scappato”» edito dalla casa editrice San Paolo, presentato sabato 4 marzo u.s., nella splendida e accogliente cornice dell’Arciconfraternita del “SS. Sacramento e Natività B. V. Maria” di Sant’Agnello (Napoli). Il primo e più sentito grazie va all’amico Rosario Salerno che tanto si è prodigato affinché il Sodalizio assurgesse alla dignità di “Arciconfraternita”. Ho seguito, perché me ne faceva partecipe, la sua lunga battaglia, non è qui il caso di riportarne i particolari, ma grazie a Dio ha potuto coronare il sogno dei tanti santanellesi, rappresentati al convegno dal caro Priore Michele Guastaferro.
Nel ringraziare il sindaco Pietro Sagristani, che ha salutato il folto pubblico accorso per la presentazione, devo ammettere che sono rimasto sorpreso dalla sua preparazione storica e puntuale ricostruzione della figura di papa Ratzinger. L’ottimo moderatore, facilitato della sua pluriennale esperienza di affermato giornalista, il caro amico Gaetano Milone ha presentato il nostro anfitrione, anch’egli caro amico accomunato da piacevoli ricordi “carottesi”, il parroco della Parrocchia dei “Santi Prisco e Agnello” che ha rivolto sentite parole di ringraziamento dando così l’inizio all’incontro con l’Autore. È da precisare che il libro non è un’ulteriore bibliografia di papa Ratzinger, bensì la risposta alle tante domande che hanno affollato la mente dei cattolici e del mondo intero: “Dopo la rinuncia, come ha vissuto Benedetto XVI da Papa emerito?”, “Che cosa ha fatto in questi dieci anni?”,. Attingendo dalla quarta di copertina si apprende che il testo è pensato come una sorta di viaggio: ripercorre e documenta i momenti più salienti di questi dieci anni, a partire dai primissimi giorni fino alla triste e dolorosa vicenda che ha visto Ratzinger accusato di aver coperto un prete pedofilo quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga. Dalle tantissime testimonianze riportate nel volume, in primis quella del suo storico segretario mons. George Gänswein, appare chiaro come il pontificato di Benedetto XVI, al suo inizio e alla sua conclusione, sia stato una scelta di Dio alla quale egli per due volte ha ubbidito docilmente. Il racconto poi arriva fino alla prima omelia dell’inizio del pontificato, ovvero quando il Papa chiese ai fedeli di pregare per lui “un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Già alla fine di settembre 2012, rivelò a padre George, la sua decisione e alle sue perplessità rispose che non era una quaestio disputanda, ma una decisione già presa che trovò la sua conferma l’11 febbraio 2013, parlando durante un concistoro che doveva fissare la data di proclamazione dei martiri di Otranto. Con una “Dichiarazione” di appena venti righe, Benedetto XVI annunciava la sua decisione di voler rinunciare al pontificato. Il sottotitolo del libro, probabilmente, nasce anche dalla considerazione che il papa confidò al suo amico giornalista Peter Seewald, sottolineandogli che agiva liberamente, perché non si può andare via se si tratta di una fuga. Si può andare via solo se nessuno lo pretende, e nessuno nel suo caso lo ha preteso.
Nella piacevole discussione molti i temi affrontati ma è stato chiarito che papa Ratzinger è stato il primo “papa emerito”, termine coniato da lui stesso, ma non di certo il primo rinunciatario anche se per averne memoria bisogna risalire al 1415 con papa Gregorio XII.
Sembrava burbero ma amava la musica classica e non solo come ascoltatore, tanto da pubblicare nel 2009 un album di musica classica contemporanea dedicato alla Vergine insieme alla Royal Philarmonica Orchestra.
Felice è stata l’assonanza con un altro grande papa: San Paolo VI, perché anche Ratzinger era un uomo di grande cultura, parlava sette lingue. È stato anche il primo Papa dell’era digitale, protagonista di un mutamento rivoluzionario nelle comunicazioni, soprattutto per un uomo come lui, legato alle tradizioni. Era anche un fautore del ritorno a una chiesa povera, in stile francescano, senza orpelli inutili. Sul suo stemma pontificio volle una mitra vescovile anziché l’usuale tiara papale, per dichiarare la sua vicinanza ai Vescovi. A conclusione posso solo ricordare ciò che ho detto durante l’incontro è cioè che la tanta abusata frase: «la Bellezza salverà il mondo» non si riferisce a una bellezza effimera, figlia dell’apparire più che dell’essere, ma alla Bellezza crocifissa che rifulge in chi anche dalla sofferenza ne sa trarre l’aspetto salvifico. Papa Ratzinger è stato anch’egli un uomo, un papa, che ha saputo percorrere con gioia e fedeltà la via pulchritudinis che non solo ci porta a Cristo ma è Cristo stesso!