La movida sempre più una guerra di bande
23 Giugno 2023Non dirmi che il sabato notte, alla luce sinistra di una luna malefica, è soltanto “movida”, gioco a morra cinese, un’intensa e vivace espressione “artistico- culturale” fatta di confronto, “poco” alcool, droga, urla, vomito e scazzottate senza guantoni o regole e, infine, per molti di una corsa folle verso la morte che coinvolge, spesso, assassini su vittime innocenti. È il sabato che non vorremmo e che molti giovani non vorrebbero….
È l’incarnato di una diversa pandemia che, come promessa di vita sopra le righe, mondi allucinati, paradossi esistenziali, cattura e prende in ostaggio il fiore degli anni. Il suo fascino crea dipendenza, distrugge i pensieri quelli belli, i sogni, il futuro, la coscienza. I giovani hanno la fragilità dei frutti in fiore, la solitudine dei giorni grigi e senza colore, il bisogno di amori grandi, dello stare insieme. Diventano gruppo, emulazione e, troppe volte, trasgressione. Genitori, sociologi, educatori, istituzioni tentano un’autopsia del fenomeno. Analizzano il bullismo, le stese a mano armata, la violenza, la noia, la famiglia, la gola profonda dell’indifferenza nella quale precipita la speranza degli adolescenti di essere compresi e aiutati nel difficile percorso della vita. Nel salotto dei saggi e delle dotte letture il confronto è fatto, molto spesso, di parole d’ordine, di doveri, di convenienze e opportunismo, di una società disfatta dalla competitività, dalle regole del mercato e del danaro, dalle molteplici ipocrisie del potere: un pattern che genera nei nostri giovani il mal de vivre.
Poi il muro del pianto ci vedrà dondolare in un lamento monotono ma nessuno ascolta perché un relativismo non credente lo ha trasformato in un muro di gomma che trasuderà il dolore delle famiglie. I giornali vivranno il tempo della memoria breve, il mondo della movida, dal ventre gelido nei suoi cunicoli sotterranei, continuerà a vivere di ombre e tutto si ripeterà perché il cliscé del sabato sarà sempre lo stesso. Nel retro bottega dell’ipocrisia qualcuno investe in rave party, in malaffare, discoteche, nei sotto-scala il cui soffitto gocciola, ancora, del sudore della calca e dove la musica ha deviato il pensiero positivo alienandolo nel paradiso che non c’è.
Non parlerò con il linguaggio dei moralisti ma con la preoccupazione dell’uomo comune che verifica e s’interroga su una colpevole indifferenza, una mancanza di una intelligente e reale prevenzione, di una presa in carico dei nostri giovani adottando una protezione adattativa che li tuteli.