La pandemia sta distorcendo il significato delle parole

La pandemia sta distorcendo il significato delle parole

5 Febbraio 2021 0 Di G. M.

Lessico più utilizzato riguardo la scuola in tempi di pandemia covid:

Verbi: aprire / riaprire / ritornare / rientrare / ricominciare / riprendere

Sostantivi: apertura / riapertura / rientro / ritorno /ripresa

La prof.ssa Aurora Cioffi, docente di inglese presso un prestigioso istituto sorrentino, fa delle riflessioni su come alcuni termini della lingua italiana: APRIRE, RIAPRIRE, RITORNARE, RIENTRARE RICOMINCIARE, APERTURA, RIAPERTURA, RIENTRO, RITORNO ecc.ecc.  Possano essere spesso utilizzati in maniera errata, alterando il significato.

La prof.ssa Cioffi, conoscitrice di diverse lingue, dà molta importanza al significato delle parole nonché alla falsa interpretazione delle stesse, fenomeno che si sta verificando in questo brutto periodo caratterizzato dalla presenza del Covid 19.  L’attenta docente sorrentina lascia ai microfoni di Tutto Sanità le sue riflessioni e perplessità.

Che cosa intende per lessico scolastico fuorviante?

In questi oramai lunghi mesi segnati dalla pandemia, ritengo che la nostra consapevolezza del significato delle parole e del loro uso si stia indebolendo, un numero di vocaboli sono dispersi con estrema leggerezza (che sa spesso di propaganda) su notiziari giornali e social. La mia impressione è che il significato originale delle parole più frequenti oggi sfugga, e lasci il posto a sensi fuorvianti dalla realtà oggettiva.

FALSI NEGATIVI

“Aprire “/” riaprire”: riferiti alla scuola questi verbi fanno pensare ad un luogo rimasto chiuso per un dato periodo, sottintendendo l’idea che ogni attività ad esso connessa sia stata sospesa. Pertanto evocando un luogo vuoto e privo di sostanza.

Restando in tema Covid, ahimè, uso appropriato è questo cioè quando si parla di riapertura dei ristoranti, dei bar, delle palestre, ecc. ecc….

Ma la scuola (ovviamente qui necessitano le tanto care ed utili virgolette) non si è “chiusa” agli studenti ed al suo personale. Ha chiuso i cancelli e gli ingressi degli edifici scolastici, ma il fare scuola è in atto e non è mai stato interrotto.

Similmente “ripartire” / “ripartenza”, sono parole che denotano un arresto, un fermo o sosta. (Il pudore, di risultare ripetitiva, mi spinge a rimandare il lettore alla riflessione precedente).

Sulla base di questa esperienza del tutto senza precedenti, studenti e docenti non si sono mai né chiusi né fermati.

Personalmente mi sento di affermare con assoluta onestà che gli alunni (come lo era e lo sarà per la scuola in presenza) durante tutto l’arco delle mattinate “sono a scuola”, fanno scuola, studiano, sbagliano e imparano, copiano o producono, tacciono o domandano. Idem per i loro docenti, anzi, se volessimo valorizzare ulteriormente l’esperienza in atto…si e’ trattato di apprendere come adattarsi e confrontarsi in un contesto nuovo e difficile, mettendo in atto nuovi mezzi e strategie, come pure nuove dinamiche mentali ed emotive. In questo senso, è stata ed è ancora una forma globale di apprendimento e crescita umana da non sottovalutare, né tantomeno disprezzare. (Ammetto che forse l’apparato scheletrico oppure oculare di alcuni possa avanzare qualche legittimo dubbio !!!!)

PARALLELISMI

Altro lessico ricorrente:

Imperfezioni”, “limitazioni”, “restrizioni”, “riduzioni” “perdita” …

Proviamo a cogliere eventi e comportamenti che a ben riflettere possono essere visti come similari:

  • In presenza: ingressi alla seconda ora, oppure uscite anticipate; uscite dall’aula per recarsi al bagno oppure ai distributori oppure giusto per girellare un po’ nei corridoi; elemento distrattore primario: uso seminascosto di smartphone, secondario: chiacchierate a mezza voce col vicino di banco.
  • Da remoto: caduta della connessione; brevi fasi di interruzione della cam o del microfono; ingressi tardivi o uscite anticipate.
  • In presenza: lim oppure pc non funzionante per connessione lenta o per guasti, devices Edifici scolastici con numero insufficiente di aule; rotazioni forzate oppure compattamenti di orario, mancanza di palestre.
  • Da remoto: connessione lenta, malfunzionamento di dispositivi.

FALSI POSITIVI

Orbene, e la socializzazione? Vogliamo davvero negare che questa sia la maggiore perdita in dad?

Dunque: analizziamo il ritorno / rientro in presenza al 50% come prospettato dal Ministero, ovviamente con inderogabile uso della mascherina per l’intera durata delle lezioni. 

-la dad non viene eliminata, continua per metà dei componenti della classe.

Ergo, con essa tutte le sue imperfezioni: “ragazzi mi sentite?”, “prof, oggi la cam non mi funziona”, “prof la sento a pezzi…”, messaggio di testo: “prof oggi non posso parlare non funziona il microfono! “

In classe banchi singoli, distanziamento obbligatorio di un metro e mezzo l’uno dall’altro, mascherine all time long, niente sorrisi, ingressi ed uscite scaglionate.

Socializzare mi fa ricordare da studentessa e poi da docente ben altro: abbracciarsi, affiancarsi col proprio banco ad altri per lavorare in gruppo, all’intervallo scambiarsi patatine, cioccolato, crackers, accostarsi il più possibile per suggerire la risposta giusta, giocare a calcio o palla a volo nel campetto e stringersi tutti al primo punto segnato…continuo? :))

Prima di lasciare la prof.ssa di inglese vorrei chiedere: cosa vuol dire essere docente oggi?

Beh, ancora una volta parto da una riflessione sul linguaggio: da qualche anno quando ci si riferisce ai nostri discenti si usa il termine “utenza”, la persona che e’ a capo di un istituto scolastico ora ricopre la carica di “dirigente”. Il lavoro di noi insegnanti è poco compreso forse perché non immediatamente misurabile: lavoriamo tanto ma in modo pressoché poco visibile. Non limitandosi ad un’offerta volta ad utenti, il nostro e’ un lavoro di cervello, ma anche di cuore, fondato su professionalità e conoscenze ma anche su qualità umane ed empatia. D’altro canto esso viene eroso un uso della tecnologia improprio da parte delle nuove generazioni e situazioni sociali, familiari sovente molto più complicate che nel passato. Ritengo che la scuola debba essere completamente riformata sopratutto nei programmi che dovrebbero potenziare le capacità critiche e pragmatiche di ogni singolo studente.