La pandemia uccide economia ed anziani

La pandemia uccide economia ed anziani

14 Novembre 2020 0 Di La Redazione

La realtà purtroppo fondata su dati reali, dimostra come le principali vittime della pandemia siano proprio gli ultra 80enni.

 

Nel 2020 le famiglie italiane hanno dovuto fronteggiare un crollo dell’economia d’intensità mai sperimentata prima. Gli effetti non sono stati gli stessi per tutti. Tra dicembre e giugno, il numero degli occupati è calato di 559 mila unità e il numero di ore lavorate in media alla settimana è diminuito da 34,3 a 30,6, dopo essere sceso sotto le 23 ore durante il lockdown. L’occupazione si è ridotta del 7,1% tra i giovani, del 2,5% tra i lavoratori di età compresa tra i 35 e i 49 anni, è leggermente aumentata tra quelli con 50 e più anni. Durante il lockdown, i redditi da lavoro sono diminuiti di più tra le famiglie con redditi bassi, tra le quali sono più frequenti gli occupati nei settori oggetto dei provvedimenti di limitazione dell’attività produttiva o in mansioni non effettuabili a distanza. Il reddito familiare si è ridotto per metà delle persone, anche tenendo conto del sostegno economico pubblico eventualmente ricevuto; per un terzo la riduzione è stata superiore al 25%. Questi e gli altri cambiamenti innescati dalla pandemia avranno conseguenze di rilievo sulla struttura sociale e produttiva, modificando il quadro delle disuguaglianze rispetto a quelle preesistenti e a quelle emerse nei mesi passati nella fase acuta della crisi. Quali sono le conseguenze per la popolazione anziana? “Fin dalle prime notizie mediche e mediatiche relative alla nuova emergenza, una delle poche certezze condivise da tutti in merito a questo virus – sul quale ancora oggi si sentono anche da parte degli esperti le posizioni e le previsioni più varie – ha sempre portato in evidenza proprio l’elevato rischio a carico della categoria generazionale più debole – dichiara il segretario generale Fnp Cisl IrpiniaSannio Raffaele Tangredi.

La realtà purtroppo fondata su dati reali, dimostra come le principali vittime della pandemia siano proprio gli ultra 80enni, sia che vivessero nelle case di riposo, strutture che si sono dimostrate a maggior rischio di micro-focolai endemici, sia che vivessero a casa. Ha imposto un isolamento sociale! Ha reso impossibile il ricorso a cure mediche e ospedaliere o ne ha ritardato l’accesso. Ha probabilmente accelerato per molti il momento della dipendenza da altri per la gestione delle consuete attività quotidiane. La fotografia restituita presenta importanti criticità, a partire dalla forte carenza di medici di base, considerando che circa il 60% dei medici di assistenza primaria attualmente in servizio in Irpinia e nel Sannio tra qualche anno avrà maturato i requisiti pensionistici minimi. La Regione dovrebbe integrare un numero di unità compatibile con il fabbisogno annuale di medici di medicina generale. Tuttavia, bisogna puntare anche su qualità e opportunità formative. La figura del medico di medicina generale sta evolvendo e si sta caricando di nuove responsabilità e di nuove competenze che richiedono una preparazione diversa e mirata. Il futuro che ci attende è un futuro in cui la popolazione anziana è in costante aumento, in cui più della metà degli assistiti over 65 presenta 2 o più patologie croniche, in cui la fragilità del tessuto sociale richiede nuovi settings assistenziali e un’attenzione al malato diversa. In 10 anni, il carico di lavoro del medico di famiglia è quasi raddoppiato. Il problema non è la semplice sostituzione di singole unità mediche, ma si ripercuote sull’intera organizzazione dell’assistenza territoriale. Ad oggi possiamo affermare che l’assistenza sanitaria privata garantisce al cittadino un’assistenza migliore. La Regione Campania ha bisogno di un nuovo modello assistenziale e di riconoscere nel medico di medicina generale un ruolo centrale nella presa in carico globale del paziente cronico. In quest’ottica, la formazione deve sin da subito garantire l’immediato inserimento lavorativo di medici di medicina generale preparati ad affrontare le future sfide assistenziali. Nel nostro territorio, non è solo in discussione il futuro dei giovani medici, ma sono in discussione i valori fondanti della medicina generale: il rapporto fiduciario che lega il cittadino al proprio medico di famiglia e la capillarità della presenza degli stessi medici sul territorio.               

La Fnp attraverso l’erogazione di molteplici servizi all’interno delle diverse sedi presenti su tutto il territorio provinciale irpino e sannita, non ha mai fatto mancare il suo supporto. La rete di collaboratori diffusa in Irpinia e nel Sannio, nonostante le difficoltà legate al momento, rispetto soprattutto agli spostamenti delle persone anziane e in difficoltà, ha intercettato in maniera rapida il bisogno di questa categoria a rischio mettendo a disposizione le sue professionalità ed i suoi servizi. La FNP si è spesa soprattutto in sede di contrattazione sociale perché presente a tutti i tavoli di confronto degli ambiti territoriali del territorio irpino-sannita. Il Governo prima e la Regione Campania poi, attraverso i vari decreti hanno stanziato ben poco! Misure insufficienti per colmare questo gap socio-assistenziale che caratterizza il Sud e in particolar modo la nostra Regione Campania. Noi continueremo a vigilare sul corretto funzionamento dei servizi sociali e soprattutto per i casi che necessitano di maggiore attenzione del servizio di cure domiciliari. La nostra categoria ha più volte richiesto e partecipato ad incontri con lo stesso comune di Avellino per la programmazione di attività e la ripartizione dei fondi stanziati a favore dei non autosufficienti.

La Fnp Cisl IrpiniaSannio si dice disponibile a qualsiasi tipo di incontro-confronto con la Politica e le Istituzioni che dovrebbero essere presenti in questa fase delicata che il nostro Paese sta attraversando.

È solo con la condivisione delle problematiche, il confronto e la programmazione condivisa fra le parti finalizzata al miglioramento dei servizi socio-assistenziali in termini quantitativi e qualitativi che possiamo dare risposte a coloro che stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi e di questa pandemia, non solo economicamente, ma nella peggiore delle ipotesi, con la loro vita – conclude Raffaele Tangredi”.