La prevenzione delle malattie epatiche
6 Agosto 2020“Ripartire con gli screening è sicuramente il primo passo da fare in questi mesi successivi al lockdown, ma non è comunque sufficiente per riprendere il cammino verso l’eliminazione dell’epatite C”.
La parola d’ordine è prevenire. È partita ieri, mercoledì 5 agosto, a Roma, un’importante campagna di prevenzione: presso un ambulatorio mobile, collocato a Piazza del Popolo, attraverso 2 test capillari, è possibile effettuare lo screening congiunto per Covid-19 ed Epatite C. L’esame diagnostico gratuito, patrocinato dal Comune di Roma, è iniziato ieri mattina alle 9.30 e proseguirà fino alle 18. Successivamente l’ambulatorio mobile farà tappa in Lombardia ed in Campania. Questo roadshow itinerante, realizzato nell’ambito delle iniziative per la Giornata mondiale contro le epatiti proclamata dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 28 luglio, è stato promosso dall’Associazione italiana per lo studio del fegato – Aisf e dalla Società italiana malattie infettive e tropicali – Simit, con il patrocinio dell’Associazione pazienti EpaC Onlus, ed è stato organizzato dalla società di consulenza manageriale in ambito healthcare MA Provider, con il contributo non condizionato dell’azienda farmaceutica multinazionale Abbvie. Responsabili scientifici dell’iniziativa sono il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit e professore di Malattie infettive della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata, e il professor Salvatore Petta, segretario Aisf e professore di Gastroenterologia all’Università di Palermo.
La proposta di un doppio test affonda le radici nelle attività sviluppate già da diversi anni dalle Società scientifiche Aisf e Simit e dall’Associazione pazienti EpaC onlus, riunite sotto la sigla di Ace – Alleanza contro le epatiti e ha preso vigore nelle ultime settimane. Diversi studi, infatti, hanno rilevato una riduzione di oltre il 90% dei trattamenti durante il lockdown. L’opportunità di un test congiunto è stata esplicitamente indicata anche nel documento conclusivo “dell’Indagine conoscitiva in materia di politiche di prevenzione ed eliminazione dell’epatite C”, approvato all’unanimità in XII Commissione affari sociali della Camera dei deputati, lo scorso 11 giugno: può infatti costituire un primo step per ampliare gli screening per far emergere il “sommerso” secondo l’obiettivo prefissato dall’Oms di eradicare la patologia entro il 2030. Un risultato raggiungibile grazie all’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) per il trattamento dell’Epatite C, che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali.
“La pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto sia importante e occorra investire in prevenzione in ambito infettivologico – evidenzia il professor Massimo Andreoni – in questo caso, ciò significa fare screening, ossia individuare i soggetti affetti dal virus dell’Epatite C ma inconsapevoli della loro condizione. Proprio questa mancanza di consapevolezza implica la necessità di un legame più stretto tra mondo scientifico e popolazione: la Simit ha dunque deciso di andare sul territorio per mettere la scienza al servizio dei cittadini. Per favorire questo processo, possiamo usufruire di una contingenza che coinvolge tutti: visto che anche Covid-19 pone l’esigenza di test per riconoscere la diffusione del virus, possiamo mettere insieme le due cose. Da una parte serve per capire la diffusione del Sars-Cov-2 sul territorio nazionale e il peso degli asintomatici; dall’altra possiamo far emergere il sommerso e avviare al trattamento i soggetti affetti da Epatite C. Tecnicamente non ci sono difficoltà a fare ambedue i test sierologici”.
“Ripartire con gli screening è fondamentale ed è sicuramente il primo passo da fare in questi mesi successivi al lockdown, ma non è comunque sufficiente per riprendere il cammino verso l’eliminazione dell’Epatite C dal nostro Paese – ammonisce il professor Salvatore Petta – oltre all’ampliamento degli screening, che può partire proprio con i test abbinati, è necessario procedere su molteplici fronti. Il processo non si deve fermare agli screening, ma deve proseguire con il linkage to care e la veicolazione dei pazienti al trattamento, per dar vita a una sorta di filiera nelle terapie. Affinché ciò avvenga, è anzitutto necessario un decreto attuativo che dia seguito all’emendamento al Decreto Milleproroghe dello scorso febbraio. Questo provvedimento, infatti, ha stanziato 71,5 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per introdurre lo screening gratuito necessario a individuare i potenziali malati di epatite C per l’eradicazione dell’HCV: adesso bisogna passare all’atto pratico affinché non si perdano queste risorse. Inoltre, è necessario creare un Piano nazionale di eliminazione dell’Epatite C, che includa anche una valutazione sulla possibilità di proroga dello status di innovatività dei farmaci”.
“Lo scorso 11 giugno la XII Commissione affari sociali della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la relazione sull’indagine conoscitiva dell’epatite C in Italia: un passo avanti importante, ma non definitivo – sottolinea Ivan Gardini, presidente EpaC onlus – nello stesso documento è prevista la costituzione di un programma organico di intervento per procedere sui tre pilastri già individuati di prevenzione e screening, presa in carico e linkage to care e terapia. Sulla base dei finanziamenti già disponibili nelle norme vigenti (71,5 milioni per gli screening) e di quelli eventualmente rintracciabili dall’avanzo del Fondo innovativi per il 2020 deve essere valutata la costituzione di un Fondo per il contrasto dell’HCV, ovvero risorse destinate a finanziare le attività previste dal Piano nazionale di eliminazione condiviso. Tra gli obiettivi previsti dall’Indagine, è particolarmente rilevante l’adozione, in tempi rapidi, del Decreto attuativo da parte del Ministero, che consenta il riparto tra le Regioni delle risorse destinate agli screening. Iniziative come quella dei test congiunti sperimentati a Piazza del Popolo a Roma costituiscono un esempio concreto di come si debba operare per mettere in atto quanto previsto dall’Indagine conoscitiva. Il nostro auspicio è che da qui parta un progetto nazionale, parallelamente a una rapida emanazione del Decreto attuativo per l’impiego dei fondi”.
“Grazie allo sforzo congiunto di Società scientifiche, Associazioni dei pazienti e imprese è stato raggiunto un importante risultato: diffusione delle informazioni e prevenzione con test per Epatite C e sierologico per Sars-CoV-2. Come Istituzioni siamo presenti, non solo fisicamente, ma anche sostenendo e amplificando il messaggio di prevenzione che deve essere portato avanti con più forza nei prossimi mesi”, ha affermato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.
“L’attività di screening e, in generale, la prevenzione sono una delle grandi potenziali per il Servizio sanitario nazionale. Quella di ieri a Roma è un’iniziativa egregia: mette al centro la salute e, inoltre, sensibilizza sia la popolazione che il Ministero per fare in modo che lo screening per l’Epatite C diventi realtà nel minor tempo possibile, avendo già investito risorse. Siamo convinti che la prevenzione sia un asset importante a beneficio sia delle condizioni di salute che per una riduzione dei costi nella sanità. Attendiamo il prosieguo di questa iniziativa anche in altre città, a partire da quelle maggiormente colpite dalla pandemia, come Bergamo”, ha dichiarato l’onorevole Elena Carnevali, XII Commissione affari sociali, Camera dei deputati.
“Gli screening sono una delle pratiche più convenienti in medicina e in sanità pubblica, per questo devono essere incentivati il più possibile. In questo caso è tanto più necessario conoscere la situazione sierologica per evitare eventuali nuovi piccoli focolai di Covid e per avviare al trattamento i pazienti affetti da Epatite C. Lo screening per l’Epatite C è una tappa fondamentale nell’approccio a questa patologia. Iniziative come questa sono dunque di estrema rilevanza e sarà importante che giungano in diverse aree d’Italia: la tappa di Napoli sarà un punto di riferimento per tutto il Sud”, ha commentato l’onorevole Paolo Siani, XII Commissione affari sociali, Camera dei deputati.
“Il Covid ha portato in auge numerose problematiche latenti che oggi sono in maggiore evidenza. Questa indagine sierologica è fondamentale perché ci permette di fare screening per limitare i contagi e scovare il sommerso che è assai frequente in queste patologie, Covid-19 ed Epatite C. La prevenzione è dunque fondamentale e in Commissione sanità del Senato stiamo lavorando per aumentare iniziative di questo tipo”, ha evidenziato il senatore Gaspare Marinello, 12a Commissione igiene e sanità, Senato della Repubblica.
“Fare screening significa adottare uno strumento che permette di monitorare meglio la salute dei cittadini e di generare una crescita del Servizio sanitario nazionale e una sostenibilità dello stesso. L’iniziativa è importantissima ed è fondamentale che si estenda ad altri centri, anche oltre a quelli previsti: per questo proporrò al governatore del Piemonte, Alberto Cirio, di realizzarla anche nella nostra regione. A livello nazionale, dobbiamo dar seguito all’emendamento al Decreto Milleproroghe votato a febbraio e faccio appello al ministro Speranza affinché firmi al più presto il decreto attuativo per poter utilizzare i fondi”, ha dichiarato la senatrice Maria Rizzotti, 12a Commissione igiene e sanità del Senato.