La sanità pubblica può dare di più
13 Novembre 2018“L’assistenza in Campania è migliorabile – commenta Fernando Schiraldi, ex direttore medicina d’urgenza al San Paolo e maestro di intere generazioni – siamo finiti agli ultimi posti delle classifiche perché l’intero sistema non è gestito al meglio”.
È in pensione da tempo, ma Fernando Schiraldi ha lasciato un segno importante nella sanità, non solo campana. “Prima di vincere il concorso per direttore della medicina d’urgenza dell’ospedale San Paolo risultai primo a una serie di concorsi in altre città d’Italia. Avrei potuto dirigere la stessa struttura nei Policlinici o negli ospedali di Parma, Trieste, Padova. Ma scelsi di restare nella mia città e riorganizzai il reparto del San Paolo”.
Qualche settimana fa il Fernando Schiraldi era al funerale della sua collega di reparto deceduta nell’ospedale Cotugno: un paziente ricoverato nella medicina d’urgenza del San Paolo le aveva trasmesso la tubercolosi. “In sanità stanno succedendo tante cose spiacevoli. La collega deceduta, i casi di pazienti assaliti dalle formiche, sia nell’ospedale San Paolo che al San Giovanni Bosco. Su questo tema caldo chiarisco subito – spiega Schiraldi – che concordo al cento per cento con quanto ha sostenuto su Repubblica l’ex manager Tonino Pedicini. Casi eccezionali si verificano anche in altre Regioni: pazienti operati senza motivo, casi di morbillo, politici che si battono contro le vaccinazioni che secondo me dovrebbero essere raddoppiate”.
Dottore Schiraldi, torniamo alla Campania.
“Il sistema è migliorabile perché, mi riferisco soprattutto a quello pubblico che non è gestito al meglio. Parliamo con i numeri: circa 6-7 anni fa l’offerta di sanità pubblica era di circa il 60/70 per cento. Oggi si registra il sorpasso della sanità privata. I dati del ministero della Salute ci mettevano all’ultimo posto in Italia per i Lea (livelli essenziali di assistenza) oggi siamo penultimi o terz’ultimi. Siamo ancora lì. Questo dimostra che il decisionismo del governatore Vincenzo De Luca non risolve i problemi della sanità. Occorre una metodologia di approccio ai problemi, una seria selezione dei curricula per assicurare in tutto il settore competenza e capacità”.
Cosa serve, allora?
“Il disinvestimento nel settore pubblico e il commissariamento della sanità campana hanno bloccato le assunzioni, abbiamo ospedali vecchi e fatiscenti. E su problemi come le invasioni di formiche in corsia sono decisivi gli interventi dei direttori generali, direttori sanitari e di quelli amministrativi. Solo dopo vengono i primari, i medici, gli infermieri, le ditte di pulizia che – la cosa non mi sorprenderebbe più di tanto – magari sono state anche ben <segnalate>. Mi spiace che Giuseppe Matarazzo, direttore sanitario del San Giovanni Bosco, si sia trovato coinvolto in questo problema. Lo ebbi come direttore sanitario al San Paolo, era l’unico che ogni mattina prima di mettersi dietro la scrivania girava per i reparti. E a volte mi chiedeva di accompagnarlo”.
Colpa del commissariamento, della politica, delle aziende sanitarie?
“La sanità privata ha scavalcato quella pubblica. Ma nelle grandi valutazioni statistiche l’urgenza, l’emergenza, la terapia intensiva restano patrimonio della sanità pubblica. Perché? Solo perché sono rischiose, costose e complesse. La sanità privata non vuole farle e fra le varie opzioni sceglie quelle più gestibili. Molti nostri ospedali sono vecchi. Ricordo – avverte ancora Fernando Schiraldi – che venne a Napoli il direttore dell’Asl di Trieste. Andammo al Pellegrini e lui mi chiese sbalordito: ma questo è un ospedale?”
Allora è d’accordo con De Luca, servono strutture nuove.
“No, se si ha spirito critico si evita il degrado. L’Ospedale del Mare è stato inaugurato con anni di ritardo, il project financing si è chiuso con la Regione che ha pagato alla Astaldi decine di milioni di euro e il progetto dell’architetto Renzo Piano (che prevedeva la realizzazione di cinque <gemelli> in altre Regioni) ha visto in altre città queste strutture in attività già da anni. Qui il pronto soccorso dell’Ospedale del Mare è stato è aperto a settembre, a mio avviso sbagliando, perché c’era un appalto speciale per pagare i <tutor> provenienti dal Cardarelli. Per medici e infermieri la motivazione professionale non sono i soldi.”
Torniamo alla sua collega deceduta per tubercolosi e ai pazienti con i letti pieni di formiche.
“Nel giorno in cui arrivò il paziente affetto da tubercolosi avvenne in reparto un grande, grandissimo scandalo: c’erano in reparto sei persone in barella. In condizioni del genere saltano tutte le regole, non bastano i medici, il personale non può affrontare un lavoro così intenso. Non si indossano guanti, mascherine perché il lavoro prende purtroppo il sopravvento su tutto. Se non si investe in edilizia sanitaria non ci si può sorprendere se arrivano formiche, mosche, scarafaggi e topi in corsia e in sala operatoria. Ha poco senso parlare di boicottaggi, di glucosio o di prodotti zuccherini se in corsia non c’è personale a sufficienza. Il San Paolo è un ospedale che nel ’74 era di riferimento per 200mila abitanti ed i posti letto erano cento. Oggi rimane la struttura per 200mila persone, ma i posti letto sono 160 e lì, come nelle altre strutture, c’è carenza di medici e infermieri. Continuano gli sprechi in sanità, ma mi riferiscono che la Soresa depennò dalla gara d’appalto un prodotto – l’Antisapril – necessario per garantire la disinfezione di locali come la medicina d’urgenza. Il prodotto fu poi acquistato, ma fuori gara…”