La seconda ondata di Covid-19 ci sarà?

La seconda ondata di Covid-19 ci sarà?

27 Luglio 2020 0 Di Carlo Alfaro*

La pandemia è in fase acuta nel resto del mondo, continuando a rappresentare una emergenza prioritaria di salute pubblica globale.

 

In Italia, l’ultimo report settimanale sull’andamento dell’epidemia relativo al periodo 13-19 luglio mostra che in 12 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Provincia autonoma Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) l’aumento dei casi è in crescita, in 4 di queste (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Sardegna) sono state segnalate allerte relative alla trasmissione e in 9 (Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) si evidenzia un rischio “moderato” di impatto sui servizi sanitari monitorati, mentre tutte le altre presentano un rischio “basso”. L’indice di trasmissibilità (Rt) a livello nazionale è poco sotto il valore di 1 (0,95), il che vuol dire che si registra nel Paese una media di un nuovo soggetto contagiato per ogni positivo. Sono in totale 655 i focolai attivi (433 solo in Lombardia) di cui 120 scoppiati nell’ultima settimana, a testimonianza del fatto che in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante. Molti sono causati da persone che provengono da Paesi esteri ad alta incidenza, ma non mancano nuovi casi che non sono associati a catene di contagio note. Tutto ciò stressa ancora una volta il concetto della fluidità della situazione epidemiologica, per cui è necessario non abbassare la guardia e continuare a realizzare ricerca attiva e accertamento diagnostico di potenziali casi, isolamento dei casi confermati, quarantena dei loro contatti stretti, monitoraggio dell’epidemia, e a tenere dei comportamenti prudenti a livello della popolazione per proteggere se stessi, la propria famiglia e la comunità, quali igiene personale e degli ambienti, distanziamento sociale, uso di mascherine nei luoghi pubblici chiusi o all’aperto quando non è possibile mantenere la distanza minima di un metro, evitare gli assembramenti e misure quarantenarie per chi provenga da Paesi ad alta incidenza, ai fini di controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche, conservando elevata la resilienza dei servizi assistenziali. Criticità evidenziate in Italia sono: comportamenti talora poco responsabili della popolazione circa mascherine e assembramenti, tempi a volte troppo lunghi per il riscontro dei tamponi effettuati, difficoltà nel tracciamento dei contagi in quanto l’app Immuni, nonostante sia stata avviata il 15 giugno, ad oggi è stata scaricata da appena 4,3 milioni di cittadini sui 60 milioni di abitanti, e non sappiamo quanti di quelli che l’hanno scaricata la abbiano ancora attiva. Peraltro, la pandemia è in fase acuta nel resto del mondo, continuando a rappresentare una emergenza prioritaria di salute pubblica globale. Nel mondo i casi totali sono oltre 15 milioni con più di 630mila morti. Il Paese più colpito sono gli Usa con circa 8 milioni di casi confermati e oltre 300mila morti, mentre le epidemie divampano violente in Brasile, Perù, Messico, India, Bangladesh, Iran, Sudafrica. Ma negli ultimi giorni si sta registrando una nuova brusca impennata di casi anche in Europa, che conta oltre 3 milioni di casi con quasi 210mila morti. La Spagna ha registrato 9.911 nuovi casi negli ultimi sette giorni, la Romania 6.272, la Francia 5.560, il Regno Unito 4.594 e la Germania 3.340, definendo i contorni della tanto temuta “seconda ondata”. Dati preoccupanti arrivano anche dai Nord Europa: in Belgio tra il 12 e il 18 luglio i nuovi casi sono aumentati dell’89% rispetto alla settimana precedente, e la Svezia continua ad avere in termini di vittime uno dei bilanci più pesanti al mondo rispetto al numero di abitanti. Rispetto a questi dati l’Italia è in controtendenza con solo 1.602 nuovi casi nell’ultima settimana, un numero nel complesso contenuto, soprattutto perché la maggior parte dei nuovi contagiati sono asintomatici. Con la grande circolazione del virus nel mondo, il rischio che anche l’Italia sia coinvolta in una seconda ondata è plausibile, ma la sua entità dipenderà dalla nostra capacità di rispettare le misure individuali e collettive di protezione.

*Specialista pediatra ed adolescentologo