“La Società degli adolescenti”, l’importanza dello sport (II parte)
28 Ottobre 2019L’esercizio fisico è arma fondamentale contro la drammatica epidemia mondiale di obesità e, fra gli altri benefici, stimola l’ormone della crescita.
Un simposio a più temi quelli che si è tenuto nei giorni scorsi a Sorrento, al Teatro Tasso con specialisti che hanno fornito le “istruzioni per l’uso” per vivere al meglio le mille contraddizioni e sfide dell’età della transizione. La sessione è stata curata dalla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (Sima) della quale è presidente la dottoressa Gabriella Pozzobon. Nella sua relazione, è stata proprio la presidente Pozzobon, specialista in Pediatria e Dirigente medico del Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, IRCCS Ospedale San Raffaele/Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, a discutere: “L’ importanza dell’attività sportiva in adolescenza”.La sezione del focus è stata moderata dal Presidente della Società Italiana di pediatria Preventiva e Sociale (Sipp), Giuseppe Di Mauro.
“L’Oms – ha ricordato la dottoressa – raccomanda almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa tutti i giorni per i giovani (5-17 anni), includendo il gioco, lo sport, i trasporti, la ricreazione e l’educazione fisica praticate nel contesto delle attività familiari, di scuola e comunità. L’attività fisica rappresenta la migliore prevenzione e migliore terapia per tutti. In adolescenza, lo sport gioca un ruolo fondamentale sulla salute e per la prevenzione di malattie, aiuta lo sviluppo dell’identità, costituisce uno dei momenti principali di sperimentazione e socializzazione”. Innanzitutto, lo sport ha effetti preziosi sul metabolismo: “Durante l’esercizio e la fase di riposo, alcuni ormoni esercitano azioni differenti, ma tra loro strettamente correlate.
Tali effetti dipendono dall’intensità e dalla durata dell’esercizio fisico. Lo sport induce, a livello metabolico: incremento della spesa energetica quotidiana, del metabolismo basale, del metabolismo post-esercizio, dell’ossidazione dei grassi, dell’ormone leptina che inibisce l’appetito, dell’attività GH/IGF-1 che stimola la crescita, dell’insulino-sensibilità”. Contro la drammatica epidemia mondiale di obesità, l’esercizio fisico è arma fondamentale, continua la Pozzobon: “Nei pazienti obesi, fare attività fisica contribuisce a prevenire ulteriore accumulo di peso, a favorire il calo ponderale, a mantenere il peso perduto. Soggetti obesi con alti livelli di attività fisica hanno minor rischio di problemi metabolici rispetto a obesi sedentari. L’associazione di calo ponderale ed esercizio fisico comporta inoltre un miglioramento dei parametri di funzione fisica rispetto ai singoli interventi. Il guadagno in termini di rischio cardio-metabolico (miglior composizione corporea con riduzione del grasso viscerale e intramuscolare) è indipendente dal calo ponderale, ma correla con una regolare attività fisica moderata-vigorosa. Una spiegazione può essere un miglioramento nella funzione mitocondriale o un cambiamento nello stato infiammatorio, dovuti all’attività fisica”.
La strategia di rieducazione al movimento deve essere step-by-step: “Sostituire parte della vita sedentaria con una leggera attività fisica, aumentando progressivamente l’intensità degli esercizi, fino all’obiettivo finale: attività moderata-vigorosa giornaliera. Fondamentale sottolineare la chiara definizione di esercizio fisico e dei suoi obiettivi. L’esercizio fisico non deve essere associato solo alla perdita di peso, ma deve essere inteso come lo strumento per raggiungere il benessere psico-fisico”. La presidente Sima ha poi sottolineato le influenze dello sport sul sistema nervoso: “Innanzitutto, aumenta il tono dell’umore, attraverso, secondo l’ipotesi endorfinica, il rilascio di oppiodi endogeni nell’encefalo, che riducono il dolore, l’ansia e la depressione, generano un’euforia generale e aumentano l’autostima. Inoltre, ha benefici effetti neurobiologici, aumentando il rilascio di BDNF (fattore neurotrofico cerebrale), che implementa plasticità sinaptica, processi cognitivi, risultati scolastici. Negli studi clinici, i ragazzi che praticano sport hanno mostrato risultati significativamente più alti nei rapporti a scuola e con i genitori, nei risultati scolastici, e minor rischio di ansia, depressione, suicidio, abusi“.
La pediatra non ha però mancato di precisare i limiti da rispettare: “L’esercizio fisico è una ‘buona medicina’, ma necessita, come tutte le prescrizioni, di dosaggio appropriato e valutazione di indicazioni e controindicazioni. Effetti avversi possono essere legati al suo uso-abuso, soprattutto in sport che enfatizzano magrezza e apparenza, esponendo le atlete a rischio di restrizione dietetica, amenorrea, osteoporosi, o in sport ad alto livello di competizione, che possono portare gli sportivi adolescenti ad una scorretta interpretazione ed assimilazione dei valori legati allo sport (es. doping), specie in riferimento a modelli negativi di atleti professionisti proposti dai media. Da rifuggire la ‘sindrome del campione’: atteggiamenti paranoici e recriminatori, perdita del controllo emotivo, narcisismo, comportamento deviante, instabilità dell’umore, egocentrismo”.
La dottoressa ha poi citato lo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), che si svolge ogni 4 anni, in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, su ragazzi di 11, 13 e 15 anni in 44 Paesi del mondo (Europa, USA, Canada, Israele): “Gli ultimi dati disponibili, del 2018, documentano che in Italia la frequenza raccomandata di attività motoria moderata-intensa quotidiana è rispettata dal solo 9,5% dei ragazzi di 11-15 anni, ancor meno del 2014, in cui era 11,3%. Tante le cause del drop out sportivo degli adolescenti: percezione di obbligatorietà, costi, fattori ambientali, stato socio-economico, educazione, motivazione, disagi fisici ed emotivi.
Tutti fattori da indagare e su cui intervenire”. La Pozzobon ha concluso, tra gli applausi degli studenti, proponendo le due “Carte” dell’UNESCO: la “Carta dei Diritti dei Giovani Sportivi” (Diritto di divertirmi, di giocare e di fare dello sport; Diritto di beneficiare di un ambiente sano; Diritto di essere circondato e allenato da persone competenti; Diritto di seguire allenamenti adeguati ai miei ritmi; Diritto di misurarmi con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo; Diritto di partecipare a competizioni adatte alla mia età; Diritto di praticare il mio sport in assoluta sicurezza; Diritto di avere i giusti tempi di recupero e riposo; Diritto di non essere un campione) e la “Carta dei Doveri dei Giovani Sportivi” (Dovere di essere leale e rispettare le regole; Dovere di impegnarsi al meglio delle proprie possibilità; Dovere di non essere aggressivo; Dovere di aiutare i compagni e comprenderne gli errori; Dovere di godere serenamente della vittoria; Dovere di saper accettare la sconfitta; Dovere di rispettare le decisioni arbitrali; Dovere di contribuire al miglior risultato della squadra; Dovere di essere ambasciatore dello sport), e con il bellissimo pensiero di Nelson Mandela: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo.
Ha il potere di ispirare. Esso ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione”.
*Pediatra Ospedali riuniti Stabiesi