La solitudine da Covid
26 Settembre 2020L’indagine, che ha coinvolto 2000 individui di 18-87 anni, ha mostrato che i più vulnerabili al distanziamento sociale sono risultati i giovani.
Il Coronavirus ha creato un’epidemia di solitudine: sensazioni di abbandono, mancanza di compagnia, emarginazione sono state al fianco di oltre una persona su 4 durante il lockdown resosi necessario la scorsa primavera per rallentare l’avanzata del SARS-CoV-2, con inevitabili riflessi sulla salute. È quanto emerso da un’indagine appena resa nota sulla rivista PLOS ONE e condotta da Jenny Groarke della Queen’s University di Belfast. L’indagine, che ha coinvolto praticamente 2000 individui di 18-87 anni, ha mostrato che i più vulnerabili al distanziamento sociale sono risultati i giovani, le persone con disturbi dell’umore come depressione, le persone con un matrimonio fallito alle spalle. L’indagine ha mostrato che la percezione della solitudine è stata elevata (su una scala di misura ad hoc totalizzavano punteggi elevati) per il 26,6% degli intervistati e che dal 49% al 70% del campione hanno riferito di sentirsi isolati, abbandonati o privi di compagnia. Più protetti sono risultati gli individui con un consorte e coloro che convivevano con altri adulti nell’abitazione. Dati gli effetti deleteri che la solitudine può avere sulla salute psicofisica di un individuo, concludono gli autori, andrebbe prestata particolare attenzione alle categorie più fragili, come i divorziati o i pazienti con disturbi depressivi, specie in questa nuova fase di difficoltà nella gestione della pandemia che sta richiedendo giorno dopo giorno misure di contrasto fondate sul distanziamento sociale in diversi paesi.